Dove si nasconde il passato.

I videogiochi sono stati un po’ compagni di giornata di tutti, sotto il banco delle lezioni di storia. Di quel racconto lungo e ripetitivo ci si stancava ad un certo punto. Ve lo avranno detto milioni di volte, ma studiare la storia è importante. Per fortuna qualcuno ha pensato che fosse bene combinare le due cose.

Tra flop e capolavori, un franchise fatto di estremi.
Giusto qualche giorno fa si parlava di come Assassin’s Creed abbia un che di diverso da molti videogiochi. Oltre i difetti di una programmazione spesso frettolosa ci sono sempre state storie da raccontare, di personaggi reali e di fantasia. Le rivoluzioni ad esempio sono sempre state per il franchise terreno fertile. La lotta tra Assassini e Templari cadeva così a pennello che sembrava anche quella essere esistita realmente. La collaborazione tra personaggi storici ed i protagonisti, poi, rendeva il tutto ancor più verosimile, specie nel caso di geni come Leonardo da Vinci. Temporalmente, poi, non si è mai parlato solo di passato. Assassin’s Creed come saprete è partito dal presente, con un confuso Desmond che si è poi sacrificato per salvare il mondo da chi l’ha creato. Ha creato un suo storico legando più saldamente passato e presente, ottenendo una lore che racconta di una antica civiltà andata perduta.

Cosa c'è davvero dietro la lore di Assassin's Creed?

Il mondo di Assassin’s Creed è proprio questo: un mondo, il nostro mondo. Ogni ambientazione vive di comparse di ogni cultura e lingua, e girando l’analogico della visuale sembra di camminare per davvero nelle vie di Roma, Parigi, Londra. A ricordarcelo appaiono di continuo vari popup, che ci invitano ad aprirli per imparare di più sulla storia di un luogo, monumento, personaggio, oggetto. Un approfondimento volontario – una lore, come si usa nei videogiochi, ma a tema storico – che è sempre a disposizione, ma mai troppo invasiva. Sempre in tema di lore, il franchise conta anche su pubblicazioni scritte, che raccontano più a fondo la trama dei videogiochi della serie.

Assassin's Creed è solo il portabandiera del genere.

Lo storico franchise, piuttosto giovane rispetto ad altri, decide di raccontare qualcosa di vero inserendovi personaggi originali – la cui personalità spesso risalta più del tema storico dell’ambientazione. Tra i precursori molti strategici, come Rome Total War o i Dynasty Warriors, piazzano il giocatore nel ruolo di un generale al centro delle battaglie più iconiche della storia. A una visione d’insieme, quindi, i videogiochi salvano la storia, l’arte e molto altro in un posto sicuro. Una cripta storica virtuale, che alcuni giochi permettono di visitare come in un giro turistico (vedi “Assassin’s Creed Odyssey Discovery Tour“).

Non sempre ottenere la conoscenza è facile quanto trovare la cripta di Altaïr.

Di storie da conservare ce ne sono molte, e altrettanti sono i modi per nasconderle. Come accadeva in Adventure, quindi, gli sviluppatori decidono di tramandarle come una capsula del tempo, inscatolandoli e nascondendoli dove bisogna impegnarsi a scavare. Gli easter egg possono agire anch’essi da forziere del tesoro, e portare con sé ricordi da altri tempi. In Assassin’s Creed III il Konami Code trasforma un tacchino in un tacchino assassino. In Adventure un semplice punto grigio apre una stanza segreta con il nome dello sviluppatore all’interno. Marvel’s Spiderman, invece, “nasconde” un tributo storico alle Torri Gemelle nel riflesso dei vetri del One World Trade Center.

Nei videogiochi il nostro mondo e la nostra storia possono vivere. Nostalgici dei tempi in cui si portava avanti lo stesso disco per mesi, ora guardiamo solo alla durata. Anche l’occhio vuole la sua parte e la grafica è forse ancora più importante. Ci sfugge, però, che i videogiochi sono un mezzo per veicolare sentimenti e una biblioteca a tema storico-artistico per salvare informazioni.

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