In principio era Caos soltanto. Pirateria estrema, DRM artigianali ma a loro modo brillanti, un mercato di second’ordine su cui fare business non era sicuro come su console. Fino all’avvento di Steam. Store capace negli anni di ridimensionare il fenomeno della pirateria, imporsi come riferimento per qualunque giocatore PC e creare un vero e proprio monopolio. Ed è a questo punto che nasce Epic Games Store. In grado di intercettare da una parte il malcontento attorno a Valve e di investire forte sulle esclusive di piattaforma dall’altra. Epic Games Store contro Steam quindi.

Epic Games Store muove guerra contro Steam: noi siamo vittime nel mezzo o dobbiamo partecipare alla guerriglia?

 
L’Impero contro i Ribelli: Epic, la Minaccia Fantasma
Davide Viarengo a favore della (libera) concorrenza

A partire dal 2004 Steam è diventato il principale punto di riferimento per l’acquisto di videogiochi in digitale. Una piattaforma che ha implementato nuovi servizi anno dopo anno, fino a imporre de facto un preciso standard qualitativo. Con feature oggi ritenute imprescindibili da una rilevante fetta di utenti. Epic Games ha poi gettato il guanto di sfida al Golia targato Valve, arrivato a detenere di fatto un autentico monopolio, ma indiretto. Cioè ottenuto non grazie alla sottoscrizione di accordi specifici (esclusive comprese) con sviluppatori e publisher, bensì per via di una sostanziale assenza di concorrenti all’altezza. Uno che sarebbe bello trovare in Epic Games Store, sull’onda di Fortnite contro Steam.

Ma con quali servizi?

Si è parlato spesso della road map della creatura di Tim Sweeney. A dispetto delle notevoli risorse (economiche e tecnologiche) a disposizione, ha impiegato quasi un anno a implementare una funzione oggi fondamentale: i salvataggi in cloud. Caratteristica presente sulla piattaforma Valve da oltre 10 anni. Un aperto disinteresse da parte di Epic nei confronti dei servizi da offrire agli utenti, in parte conquistati dalla nutrita sequela (ancora in corso) di titoli, anche ottimi, offerti gratuitamente agli utenti.

Un palliativo insufficiente a distogliere l’attenzione dai grossi limiti dell’Epic Games Launcher. A dispetto delle lance spezzate a favore (più all’esistenza da concorrente che non alla discutibile politica intrapresa), lo store continua a dare adito a fenomeni oltremodo singolari, come il recente caso di Borderlands 3, l’ultima esclusiva di Epic in ordine di tempo. Torme di utenti che alla ricerca di soluzioni/indicazioni sono finiti in massa all’interno delle discussioni di Borderlands 2, nei forum interni di Steam.

E’ pur vero che tra Reddit, forum Gearbox ecc le alternative non mancherebbero. Eppure un caso del genere (che non è neanche il primo) rimane ugualmente emblematico. Un simbolo della mancanza da parte dell’Epic Games Launcher di una funzione che risulta essere più importante di quanto non si voglia normalmente riconoscere.

Ciò si aggiunge ad altre mancanze che mettono in luce la dichiarata volontà da parte di Epic di non mettersi al passo coi tempi, asserendo che le cose importanti sono altre. Certamente sul fronte di supporto agli sviluppatori Epic Games risulta più accattivante rispetto al concorrente Valve, anche grazie alle generali, migliori condizioni offerte. Eppure ciò che tutti dovremmo sempre ricordare è che il mercato, checchè Sweeney ne dica, lo fanno gli utenti.

Abituato a pasteggiare con ostriche e champagne, per quale motivo dovrei finire a pane e acqua, per giunta pagando lo stesso prezzo?

Sicuri che il vero monopolio fosse quello di Steam?

La verità...

Il libero mercato nell’accezione più pura contempla gli stessi prodotti in vendita da più parti. I concorrenti si sfidano a offrire ai clienti condizioni migliori, che non si fermino a un semplice prezzo più basso. Le esclusive su PC esistono già da tempo (vedi EA con Origin), ma riguardano esclusivamente videogiochi sviluppati e distribuiti autonomamente.

Per la prima volta nella storia del mercato non-console, Epic Games ha introdotto la piaga delle esclusive di terze parti. Rimandando al più profondo significato di monopolio. Certamente gli accordi offerti da Epic ai team di sviluppo risultano incredibilmente allettanti, come testimonia il recente caso di Control.

La prospettiva di ripagare interamente (se non di guadagnarci) i costi di sviluppo di un gioco ancor prima della sua messa in vendita non può non risultare estremamente allettante. Ma dalla prospettiva degli utenti, cosa potrebbe mai spingere a non attendere la decaduta delle esclusive, prevalentemente temporali? Perchè un giocatore dovrebbe acquistare, e giocare, un prodotto su una piattaforma oggettivamente inferiore, pagandola la stessa identica cifra che avrebbe finito col sborsare da un’altra parte? La concorrenza in un libero mercato dovrebbe generare degli effettivi vantaggi nei confronti di chi compra, ma di fatto non è ciò che sta accadendo.

... Fa sempre male

Gli utenti, privati di ulteriori possibilità, sono costretti a scegliere se piegarsi all’aguzzino Epic, o attendere che quello stesso prodotto venga venduto anche altrove. La competizione tra venditori dovrebbe essere combattuta a suon di prezzi inferiori o servizi superiori. Atti che puntino a convincere gli utenti a comprare lo stesso prodotto da una parte invece che da un’altra. Ma concretamente, la politica di Epic sta smuovendo poco o nulla la corazzata Valve, non esente da colpe o da difetti, dalle sue posizioni. Ne consegue che all’interno della diatriba Steam-Epic Games, uno scontro ideologico combattuto sulla pelle (e sui portafogli) degli utenti, i responsabili vanno ricercati nelle politiche, e non nelle esistenze in sé. Maggiori i giocatori, maggiore il divertimento: purchè si giochi pulito. E non nel mero senso del rispetto delle regole scritte.

Ribelli contro l’Impero: la Morte Nera di Valve
Epic Store e il Creative Director contro Steam e i monopoli

La diversità, nella vita, è uno dei pochi valori che merita di essere difeso a prescindere. I videogiochi non sono altro che uno dei tanti specchi dove si riflette l’immagine intera del genere umano. Va da sé che anche nei videogiochi la diversità sia una ricchezza. E già questo basterebbe a chiudere la questione con un “si, Epic fa bene a fare quello che sta facendo contro Steam“. Ma nel caso non bastasse, le argomentazioni a favore di Epic non finiscono qui.

Iniziamo subito col dire che il discorso relativo ai servizi di Epic Store contro quelli di Steam è fuffa

Le giuste scelte di Epic.

Su Epic Games Store mancano diverse cose che invece sulla piattaforma di Valve ci sono, indubbio. Ma quante di queste sono effettivamente fondamentali? Le recensioni degli utenti, nel tempo, si sono dimostrate uno strumento tremendamente inaffidabile e usato con intenti malevoli, sia da parte dell’utenza che lato sviluppatori. Ed in un mondo dove il grosso della popolazione giocante preferisce affidarsi ai gruppi di Facebook o, a mali estremi, ricorrere a Reddit, ha davvero senso lamentare la mancanza dei forum interni, feticcio di un’epoca di Internet pre-social network ormai passata? Il caso di Borderlands 3 ha messo in chiaro questa cosa: mancando la funzionalità su Epic Store, l’utenza ha sperimentato “l’arte di arrangiarsi”. Ironia della sorte, finendo anche su Steam, ma è poco importante ai fini del dibattito.

Aveva assolutamente senso lanciare un servizio più “indietro” rispetto a Steam e agli altri competitor. Sapeva, infatti, che gran parte delle feature assenti sono roba per smanettoni. Cose che possono tranquillamente arrivare in un secondo momento (come successo con i salvataggi in cloud). Consapevoli che la verità è una sola: al giocatore medio interessa giocare.

Non sarà qualcosa di analogo al programma dei curatori o alle guide create dagli utenti a spostare la massa, ma molto banalmente i giochi. Per cui, dovendo scegliere tra fornire un servizio analogo a Steam e rimpolpare il proprio catalogo, Epic ha preso la direzione giusta. Soprattutto perché (ed è bene rimarcarlo) non si è presentata a casa degli sviluppatori che hanno concesso l’esclusiva con una pistola e minacciandoli. Ma ha invece proposto degli accordi vantaggiosi per entrambe le parti. Una piattaforma che, almeno al momento, è immune da alcuni dei più gravi e patologici problemi congeniti di Steam. Problemi che gli sviluppatori lamentano da tempi non sospetti e che in parte, nei precedenti due anni, hanno contribuito alla fortuna di Nintendo Switch.

Un nobile mecenatismo.

Fun Fact Borderlands 3 è risultato essere il miglior lancio PC della storia di 2K nonostante l’esclusiva temporale su Epic Games Store.

In prima battuta, Epic Store si accontenta del 12% di royalties, contro Steam e il suo 30%. Il vantaggio è palese anche senza tirare in ballo la seconda questione: il problema della discoverability. Ci sono un sacco di testimonianze dirette (anche sulle nostre pagine) di sviluppatori che lamentano l’insostenibilità di Steam. Dal punto di vista delle uscite, Lo store Valve garantisce la presenza in home page del proprio titolo per una media di 10 minuti. Al lancio.

Il tutto esacerbato dal fatto che vengono pubblicati tantissimi titoli mediocri o ai limiti del truffaldino. Produzioni che soffocano le più meritevoli perché Valve, molto semplicemente, non si è mai interessata seriamente al problema. Epic Store, nella bagarre contro Steam, ha risolto il problema andando a cercare porta a porta chi crea videogiochi. Creando un catalogo di giochi messi a disposizione gratuitamente agli iscritti, che viene aggiornato ogni mese. E, insomma, avendo un numero di uscite inferiore sul proprio portale riesce a valorizzarle complessivamente meglio.

Se a questo poi si va ad aggiungere una valutazione qualitativa delle scelte operate per stabilire quali esclusive portare sulla piattaforma, non si può non associare Epic ai mecenati rinascimentali: un prodotto come il Control di Remedy non avrebbe mai fatto breccia tra il grande pubblico, condannato a rimanere un prodotto cult per un selezionato numero di giocatori — ormai è la cifra stilistica dello studio. E infatti non lo ha fatto, ma i soldi ricavati dal deal di esclusiva con la mamma di Fortnite hanno già permesso ai finlandesi di raggiungere il pareggio, e monetizzare ogni copia venduta sin dal day one. Una sicurezza che fino a questo momento potevano vantare, eventualmente, solo gli studi first party dei grandi produttori di console sul mercato.

Per chiudere…
Come nel caso di Hitler che, senza aver studiato il fallimento di Napoleone con la Russia, intraprese l’Operazione Barbarossa, Epic Games si scontra contro Steam su un terreno dove già EA e Ubisoft, con i rispettivi launcher, hanno fallito. E lo sta facendo a botte di esclusive, mettendo sul piatto non solo i titoli costruiti in casa ma andando a cercare accordi di esclusiva con terze parti. Scalzare Steam dalla sua posizione consolidata da ormai 15 anni di attività non è certamente facile. Tuttavia, a parte la sua funzione di manna per gli sviluppatori, non si può ignorare quanto la politica di Epic, fondata nei confronti dei clienti sulle esclusive e non su condizioni migliori di vendita, stia generando malcontenti tra i giocatori. Da una parte i bisogni e i diritti degli sviluppatori, dall’altra quelli degli utenti.  A dirci se le azioni dell’ora colosso di Sweeney saranno sufficienti, quantomeno, a spingere Epic Store contro Steam fino a superare Valve, sarà solamente il tempo. 

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