La Spada della Verità è una di quelle saghe che è capace di andare oltre: non ci si limita ad appassionarsi alla narrazione e ad affezionarsi ai personaggi. La Spada della Verità va oltre, perché si interroga e nel corso dei romanzi il lettore – volente o nolente – farà la stessa cosa.
La Spada della Verità è più di una serie di romanzi fantasy
Undici romanzi, a cui bisogna aggiungere altri due cicli narrativi (uno ancora in corso, nel momento in cui stiamo scrivendo queste righe), due prequel e uno spin-off. Undici romanzi le cui pagine hanno scorso mentre fuori da quelle, nel mondo reale, allo stesso modo scorreva la vita di tutti i giorni con i suoi cambiamenti di anno in anno. Eppure l’esigenza di rimanere aggrappati a quelle pagine, nonostante tutto, è rimasta oltre ogni ragionevolezza: anche se il finale del primo arco narrativo chiudeva perfettamente un ciclo, anche se la seconda parte di questo viaggio non era iniziata in modo brillante e, strada facendo, spesso e volentieri è andata a ripetere tematiche già affrontate. Oltre ogni ragionevolezza, eppure anche adesso che i giochi sono – più o meno – chiusi ci ritufferemmo volentieri tra quelle pagine, se dalla penna di Goodkind sgorgassero fuori altre pagine dedicate a Richard e Kahlan. Solo parole, che però sillaba dopo sillaba hanno comunicato, raccontato e anche insegnato tanto.
Colpiti? Bene, aggiungete un piccolo particolare: Terry Goodkind è affetto da dislessia. E nonostante questo ha comunicato così tanto tramite la scrittura.
Ma cos’è La Spada della Verità? È una storia d’amore. Non in senso tradizionale – non solo, almeno – non una di quelle dove alla fine vissero tutti felici e contenti. È una storia che tratta l’amore in tutte le sue forme, iniziando dalla sua incarnazione più alta e, a dirla tutta, anche quella più banale. Perché Richard e Kahlan nel corso del loro viaggio attraverso le Terre Centrali lentamente si innamorano, anche se sanno tutti e due che non possono e che a una Depositaria non è concesso amare, visto che con un semplice tocco può distruggere completamente un uomo e lasciare dentro di lui solo una forma abnorme, deviata ed assoluta di amore per lei, cancellando tutto il resto e rendendolo suo schiavo.
Leggendo La Spada della Verità di riflette, si assimila, e in ultima analisi si cresce come individui
Ma anche dopo aver trovato la risposta a questo paradosso, la soluzione che permette di amare una Depositaria (che è al contempo una maledizione, perché la pre-conoscenza di una soluzione distruggerebbe la soluzione stessa) non c’è nessun lieto fine, ci sono solo parentesi tra un’insidia e l’altra, tra la minaccia del despota Darken Rahl e quella della causa fanatica e monolitica dell’Ordine Imperiale. L’amore a dispetto di tutto, l’amore che deve bastare ad alimentare sé stesso. Ma anche l’amore per la vita e per sé stessi come singole persone, in opposizione all’egualitarismo folle che predica l’Ordine Imperiale (“la morte dell’individuo”, come viene definito all’interno dei romanzi). Perché è fondamentale pretendere il merito di quello che si fa, perché la vita è qui e adesso, e chi predica la sofferenza in questo mondo per raccoglierne i frutti del prossimo non sta davvero vivendo e si accontenta di sopravvivere. C’è dell’altro, tanto altro in realtà, concetti che una volta letti non possono che entrare nel proprio bagaglio personale e far crescere il lettore – ed ecco che torna l’amore verso sé stessi, campi incolti che bisogna coltivare anche attraverso questo tipo di esperienze così indirette ma allo stesso tempo così pesanti. Basta leggere il primo romanzo per rendersene conto, per capire che alle volte la peggior punizione che si possa infliggere a qualcuno è accontentarlo. O per arrivare alla conclusione che sì, possiamo essere solo quello che siamo, niente di più e niente di meno, a meno di non violentare la propria natura.
Coordinate Ludiche
Difficile dire a cosa assomiglia. Ci va vicino (forse) solo Ueda
Non c’è mai nulla di facile, e trovare una “collocazione ludica” per La Spada della Verità è un’impresa complessa. Perché per quanto chi vi scrive abbia passato ormai ventitré anni pad – o tastiera, occasionalmente – alla mano e abbia giocato tanto (se non troppo), pochissime opere gli hanno comunicato così tanto, in quei mondi fatti di pixel e poligoni. In Richard forse c’è qualcosa di Nathan Drake, con cui condivide la faccia tosta, il gusto per l’avventura e la lingua tagliente quanto la lama di cui diventa custode. Ma è poco per lanciarsi in un parallelo con Uncharted, che dietro lo schermo del televisore vuole fondamentalmente fare dell’altro. Più di qualche passaggio – specie quando si indugia dalle parti del D’Hara – richiama alla saga di Prince of Persia (quella partorita sotto la bandiera di Ubisoft). Non solo perché l’ambientazione è facilmente immaginabile come qualcosa di orientale (deserti, palazzi e legami profondi con la magia, sotto la guida del Lord Rahl che governa il Palazzo del Popolo), ma perché è davvero facile vedere in Darken Rahl il Principe Oscuro e in Richard la sua controparte più umana. Ma di nuovo, non ci siamo, e per quanto le sensazioni che si provano una volta finito I Due Troni siano vagamente riconducibili a quelle di Scontro Finale, sappiamo di non aver ancora davvero catturato l’essenza della saga di Goodkind. Il candidato più adatto, alla fine, forse è Fumito Ueda.
Richard e Kahlan sono Ico e Yorda, ma anche Wander e Mono allo stesso tempo. E Ueda, come Goodkind, entra dentro il ludolettore man mano che le pagine scorrono (o che le immagini si alternano) una sull’altra, parlandogli e scuotendolo – e invitandolo a riflettere man mano che l’opera procede lungo i suoi binari. È davvero giusto ammazzare i Colossi? È davvero necessario diventare Il Portatore di Morte? Domande che calzano bene su entrambe le opere, e per quanto il paragone non colmi la distanza è l’unico trucco a cui possiamo ricorrere. Nella speranza che, come dice Zedd, un trucco ben realizzato sia indistinguibile dalla vera magia.
Coordinate bibliografiche
Alle nostre latitudini la serie è stata pubblicata e distribuita da Fanucci Editore. I primi quattro libri presentano una doppia edizione, con l’originale che separa il testo originale in due diverse pubblicazioni (un po’ come successo anche per Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco) e una seconda release che invece riprende il formato originale. I primi undici volumi (pubblicati dal 1994 al 2007) rappresentano il primo ciclo narrativo della serie, a cui poi segue la Saga di Richard e Kahlan – composta da altri quattro romanzi. Ancora inedite invece qui in Italia Le Cronache di Nicci, riprendono da dove si era interrotto Cuore Guerriero ma lasciano finalmente in pace la coppia protagonista delle precedenti sedici uscite.
Vanno menzionati inoltre due prequel alle vicende raccontate – Debito di Ossa, ambientato ai tempi della prima guerra tra Terre Centrali e D’Hara e La Leggenda di Magda Searus, che precede cronologicamente il tutto e racconta eventi accaduti 3000 anni prima. Chiude il tutto un sequel, ambientato ai giorni nostri – e nel nostro mondo – che miscela fantasy e thriller e contrappone scienza e magia, numerologia e teoria delle stringhe: La Legge dei Nove. Tutte le pubblicazioni sono disponibili sia in edizione cartacea che in digitale, sui principali store dedicati agli e-reader (da questo punto di vista il consiglio è di tenere d’occhio Fanucci, spesso e volentieri pronta a sconti-lampo sui suoi prodotti digitali).
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