Alcune esclusive PS4 diventano disponibili tramite PlayStation Now e si inizia a parlare di morte delle esclusive. A riprova che certa gente forse dovrebbe imparare a star zitta.
Diciamoci la verità:
siamo tutti dei conservatori. Fingiamo di essere aperti alle novità, di non vedere l’ora dell’arrivo della Next Big Thing e di essere assolutamente a favore del cambiamento, ma è
una maschera. Siamo dei conservatori e
le novità ci spaventano, soprattutto se riguardano concetti che ormai abbiamo ben radicati nella mente.
E il tempo libero non fa eccezione, per cui qualunque cosa possa minacciare lo status quo e sconvolgere le idee di “piattaforma”, “esclusiva” o più in generale di “videogioco” ci terrorizza. E quando la gente ha paura, diventa
irrazionale.
Quanto irrazionale? Abbastanza da non capire che PlayStation Now è la cosa migliore che potesse accadere alle esclusive dall’uscita del Sega Master System.
Riassumiamo velocemente quello che è successo: il 6 luglio scorso PlayStation Blog
annuncia fieramente che il catalogo PlayStation Now – il controverso servizio di streaming videoludico in abbonamento di Sony – si arricchisce di 51 titoli per PlayStation 4. Tra questi 51 titoli compaiono alcune esclusive dell’ammiraglia della casa nipponica, come
Killzone: Shadow Fall e
Tearaway Unfolded. La reazione?
Sacrifici umani, cani e gatti che vivono insieme, masse isteriche: perché per quanto si tratti di titoli che hanno ormai qualche capello bianco in testa (Shadow Fall era stato uno dei titoli di lancio di PS4), il segnale è chiaro: da oggi anche l’utenza PC, prima o poi, potrà mettere le mani sulle esclusive confezionate da Sony per la sua macchina, quelle che fino ad oggi erano disponibili solo per coloro che avessero effettivamente in casa la macchina.
Fatti da parte, status quo.
PS4 vende, e Sony vuole che continui così
Invece di cadere subito nella trappola dell’allarmismo, proviamo ad analizzare per bene la cosa. In prima battuta, come detto si tratta di titoli di non recentissima uscita –
non è arrivato su PlayStation Now Horizon: Zero Dawn, Sony si è limitata ai titoli di lancio e a qualche rimasterizzazione di esperienze già presenti nel catalogo di PlayStation 3. Chiedetevi perché, e rispondetevi che è un atteggiamento estremamente eloquente da parte della casa giapponese: PlayStation 4 è di gran lunga la piattaforma più venduta sul mercato (nemmeno un mese fa si festeggiavano i
60 milioni di unità vendute), capace di fare bene quanto PS3 e Xbox 360 assieme.
E c’è tutto l’interesse che le cose rimangano così. Sony non sta dondolando la barca, almeno per il momento: la rivoluzione la deve fare chi insegue, non chi è al comando.
A questo punto si potrebbe – giustamente – obiettare che
non è detto che le cose rimangano così, che da un momento all’altro
Horizon: Zero Dawn potrebbe effettivamente comparire all’improvviso nel catalogo di PlayStation Now e non essere più un’esclusiva PlayStation 4.
Benissimo. Quanti di voi sarebbero disposti a buttare la propria PS4, smettere di comprare le esclusive all’uscita e “noleggiarle” in streaming?
In un mondo che “crede” ancora alle copie fisiche, lo streaming è un nenonato
Lasciando perdere il fatto che PlayStation Now
non è ancora disponibile in ogni angolo della Terra – ad esempio l’Italia, quantomeno ufficialmente, non è coperta dal servizio – mentre il mercato retail e PlayStation Store
arrivano ovunque, come dicevamo prima
il mercato è essenzialmente costituito da conservatori. Soprattutto se si parla dell’ambito console infatti sono ancora ben presenti e ben radicati
feticci come quello del “possesso” e del supporto fisico (per quanto anche su PS4 e One il mercato digitale si stia ritagliando tante attenzioni), ma anche il più accanito sostenitore del nuovo perché si sa benissimo che fruire di un titolo in streaming, non possedendolo effettivamente, non è esattamente come averne a disposizione una copia fisica o digitale. Quindi? Quindi per il momento questo nuovo mercato è – e crediamo rimarrà tale per ancora diversi anni – complementare, non in competizione a quello tradizionale. Sony non è improvvisamente diventata Microsoft, che (per diverse ragioni,
e non stiamo usando la parola “ragione” a casaccio) rilascia i suoi titoli anche su Windows 10: Sony vede ancora PlayStation come la sua macchina di riferimento principale. Ma questo non vuol dire che si possa
sputare in faccia a qualche altro potenziale cliente.
Specie se fa bene al tesoro di casa, cioè proprio alle esclusive.
Già, perché l’aspetto chiave di PlayStation Now, quello che lo differenzia da Xbox Play Anywhere, non è il fatto che la fruizione avvenga in streaming.
La questione fondamentale è che PlayStation Now è un servizio in abbonamento.
Il concetto di esclusiva 2.0, importante come lo era negli anni ’80 e ’90
E quindi è necessario da una parte convincere l’utenza a sottoscrivere l’abbonamento, e dall’altra riuscire a fidelizzare gli abbonati affinché il flusso di denaro in entrata sia costante o in crescita. Come ottenere entrambe le cose? Beh, facile:
propinando a quell’utenza esclusive sempre più grosse e allettanti. Ed è per questo che PlayStation Now non uccide il concetto di esclusiva, ma anzi lo rende più forte che mai: ogni titolo “Only on PS4” è un potenziale Cavallo di Troia per entrare nelle case dei giocatori, posseggano PlayStation 4 o meno. I più tradizionalisti continueranno ad andare in negozio, ad aprire PlayStation Store e insomma a procurarsi i titoli di loro interesse come hanno fatto fino ad oggi. Tutti gli altri possono “giocare ma non toccare”, a patto che corrispondano a Sony la somma richiesta per l’abbonamento. È il classico circolo virtuoso che supera il problema di cui fino ad oggi hanno sofferto le esclusive, rivolgersi solo alla metà della popolazione videogiocante – quella che batte bandiera Sony. Insomma, con questa mossa in un colpo solo Sony ha
ri-nobilitato il concetto di esclusiva, potenzialmente accalappiato qualche nuovo cliente (
senza investire poi troppo) e soprattutto mantenuto lo status quo.
PS4 non ne esce indebolita, mentre tutti gli studi interni hanno a disposizione un bacino di acquirenti più grande. Uno scenario win-win.
Quanto a chi invece ha paura che PlayStation Now possa far venir meno il concetto di “piattaforma”, dovrebbe tranquillizzarsi. Il mercato a dirla tutta non è formato da “semplici” conservatori, ma da
conservatori pigri. E allo stesso tempo dare a disposizione degli sviluppatori degli hardware di riferimento mette gli addetti ai lavori in condizione di lavorare più tranquillamente, con la certezza che il loro prodotto gira in un certo modo nella stragrande maggioranza dei casi. Finché continueremo ad essere pigri (oltre che conservatori) e agli sviluppatori farà piacere avere l’equivalente hardware della Stella Polare,
le console continueranno ad esistere.
#LiveTheRebellion