Quello che sembrava un trailer finto montato su Unity dal primo scapestrato senza nulla da fare è diventato “inspiegabilmente” un fenomeno del momento. Uno che in meno di una settimana si era già radunato attorno otto milioni di personee questo solo su Steam, escludendo gli utenti XBox.

Di Palworld si è iniziato a parlare da un po’ nella rete, con un paragone che sinceramente continuo a non sentirmi di fare ma che probabilmente mi ritroverò a usare a scopo ludico nelle prossime tante righe. Io ci ho giocato, e mi piacerebbe davvero che a un certo punto si iniziasse a pensarlo come un monster catcher survival. Che, spoiler, è esattamente ciò che è.

Non lo dico perché voglia difendere a spada tratta una compagnia multimiliardaria – vanagloriosa follia su cui torneremo dopo – né tantomento per prendere le parti di un gioco solo perché è indie. Solo perché ogni tanto vorrei si sono del parere che se il mondo si sta incazzando per questa millantata storia del plagio probabilmente è anche la stampa di settore che ha un po’ peccato nel mettere a confronto due cose diverse.

Di cui una, attenzione, non si era ancora nemmeno vista fino in fondo.

Un monster catcher survival probabilmente mancava

Che cos’è Palworld?

Palworld è un monster catcher con le armi da fuoco, appunto, pensato da una casa di sviluppo indipendente nota come Pocket Pair. Si può descrivere letteralmente con le tre parole che ho usato poco sopra, espandibili in un discorso più argomentato. Il mondo di gioco ad esempio è enorme, e diviso in alcuni pseudo-biomi non eccessivamente diversi l’uno dall’altro. Ognuno di questi è ovviamente popolato da mostri (“Pal”) che si possono catturare usando le cosiddette Sfere Pal, con una percentuale di successo sempre mostrata a schermo.

Copiare Fortnite copia il glide da Zelda o è il contrario? Probabilmente nessuna delle due, e la meccanica è semplicemente piaciuta a entrambi tanto da usarla.

A questa meccanica collezionistica si aggiunge anche la già citata parte survival. Si raccolgono materiali per fabbricare strumenti e armi e per costruirsi una base, e salendo di livello con una combinazione di queste due meccaniche si sbloccano sempre più strutture e oggetti utili.

Se quanto detto finora non vi sembra nuovo è probabilmente perché ormai siamo nel 2024, e molte di queste meccaniche le abbiamo già viste da qualche altra parte. Succede spesso che un gioco si rifaccia ad altri, e che lo si percepisca come “copiato” o meno dipende dal contesto e da quanto bene si nasconde. Palworld non ci riesce bene, volutamente o meno, e considerata l’immagine mediatica che ne è stata diffusa ne viene da sé che non sembri nulla di nuovo. Di fatto non lo è, non nel dettaglio.

La “novità” di Palworld semmai è quella di rendere i mostri protagonisti del gioco una parte molto più integrante dello stesso. I Pal non si collezionano e basta: una volta rinchiusi contro la loro volontà in una sfera, un numero crescente in base al livello del giocatore può essere lasciato a piede libero nella base a lavorare. Una casa va mantenuta come si deve, e servono sempre un sacco di risorse per sopravvivere (beh, è un survival…). Per questo ogni creatura ha abilità che la rendono capace di portare a termine una varietà di task – tagliare legna, raccogliere oggetti, seminare e così via – per aiutare chi gioca a non restare mai indietro.

Se i primi momenti dell’esplorazione sono anche abbastanza lenti, basta salire di qualche livello e incontrare i Pal giusti per iniziare a salire i proverbiali gradini. Alcuni infatti possono essere cavalcati, e il gioco offre già da quasi subito una cavalcatura velocissima che permette di coprire grandi distanze in poco tempo. In questo modo ci si rende conto di quanto sia grande il mondo in cui ci muoviamo, dentro cui ci si può spostare tramite alcuni punti di viaggio rapido sparsi qua e là.

Tutto sommato forse è proprio l’esplorazione quasi sempre ben ricompensata che tiene insieme il mondo di Palworld. La mappa è disseminata di Sfere Pal da raccogliere gratis, e di punti di interesse come le statue di Lifmunk per potenziarsi oppure di pagine di diario per comprendere meglio il contesto entro cui ci si sta muovendo. La trama per ora è abbastanza semplice, e prevede di sfidare alcuni personaggi e i loro Pal posizionati in vari punti della mappa.

È tutto qui, davvero. È un accesso anticipato in tutto e per tutto, che si fa giocare per un sacco di tempo più che altro se in compagnia di altre persone. Il fenomeno del momento per me è un gioco abbastanza mid, con tante meccaniche già viste (ci ritorniamo) ma reimmaginate in una salsa un po’ diversa dal solito e forse inaspettata. Se dovessi giocarci da solo probabilmente farebbe la fine di No Man’s Sky (che adoro): una reliquia su uno scaffale, ma digitale.

Venendo a voi. Se vi piacciono i survival, Palworld merita un’occasione. Se vi piacciono i monster catcher, Palworld merita un’occasione. Se i primi o i secondi vi annoiano, o anche entrambi, probabilmente vi farà schifo e non devo dirvi io che va bene così. In entrambi i casi, Pocket Pair ha già condiviso un piano per il futuro che copre almeno il prossimo anno, quindi varrà la pena tener d’occhio come si evolve il titolo.

Palworld e Pokémon.

Il merito di Palworld è aver portato insieme dei generi che più di tanto non potevano starci – o che forse non ci aspettavamo potessero. Guardacaso, la decisione stilistica infila le mani in un vaso di Pandora il cui contenuto avevamo concepito solo goliardicamente.

Mi ero ripromesso di non fare il paragone tra Palworld e “l’altro monster catcher”, ma per il bene della lesson learned forse devo tornare sui miei passi per un attimo. Facciamo finta per un attimo che sia impossibile giudicare No Man’s Sky in un compartimento stagno separato da Minecraft, e che solo perché ha molte meccaniche simili sia proprio impossibile non vedere il primo come una copia carbone del secondo. Palworld con Pokémon ha poco a che vedere. È innegabile che alcuni modelli siano quasi identici, ma accusare di plagio prendendo come prova due pecore generiche è come dire che le stufe del signor Giuseppe Besana hanno copiato un silo, facendole più piccole così non si vede che sono copiate.

Se io volessi disegnare due pecore generiche probabilmente mi verrebbero esattamente identiche, al netto di qualche curva della lana stilizzata e di un muso che assomiglia una volta a Lamball e una a Wooloo, ma più spesso a nessuno dei due.

Io non sono un avvocato, quindi oso solo citare l’intervista a un avvocato riportata da varie testate estere (Gamepressure, per dirne una) il cui verdetto è che il gioco è diverso abbastanza da superare la definizione legale di “plagio”. Da aggiungere anche che essendo entrambe le software house di stanza in Giappone non si applicano nemmeno quelle leggi internazionali per cui un’accusa di plagio può essere attenutata dalla scusa della parodia artistica.

Che poi se fosse una parodia artistica che ci sarebbe di male?

C’è una cosa che la fanbase ha sempre criticato all’unisono di Pokémon, ed è l’eccessiva ingenuità di cui pecca nella volontà di raggiungere un pubblico anche di bambini (come i rivali che dopo 30 ore di gioco ancora si complimentano con te per aver usato una mossa superefficace). Palworld di ingenuo non ha nulla, e anzi si spinge a scoperchiare un vaso di Pandora che avevamo tutti di fronte e che nessuno aveva interesse a scoperchiare.

Possibile che la convivenza con i Pokémon sia sempre così pacifica? Possibile che i crimini non coinvolgano i Pokémon? Ma la carne queste persone da dove la prendono?

Palworld di Pokémon ha forse il lato oscuro, e ne fa praticamente una ragione di vita quando ti obbliga a giustiziare i Pal per liberare il box. E per procurarti il cibo, chiaramente. Se i Pokémon combattono in maniera figa ma child safe (un po’ come anche i Pal), nel gioco di Pocket Pair il controllo è in mano a te che giochi e che puoi massacrare di mazzate una pecora. Sì che puoi anche farli combattere tra loro, ma sei parte attiva di una lotta che nella maggior parte dei monster catcher ti vede in una posizione sicura fuori dalle balle.

Immaginate la parodia artistica di un genere così. Immaginate dire a chi gioca che sì, può collezionare le tenere creaturine che ha attorno e anche fargli le carezze, ma a un certo punto deve rinchiuderle dentro quattro mura e di fronte a un nastro trasportatore, o con un piccone in mano a minare le pietre. Che quella volpe e quel pinguino carinissimi possono sparare con una mitragliatrice o essere sparati da un cannone restando in fin di vita.

Pensate tirare fuori ingenuamente dal vaso di Pandora un lato delle creature tascabili che nessuno nel genere ha mai voluto toccare. Questi cosetti lavorano per te, e anche se la convivenza è pacifica ‘sta cosa del lavoro gli deve pur pesare un po’. E infatti i Pal hanno fame, si stancano e si feriscono sul lavoro. Peggio ancora: cadono in depressione fino a morire.

Ti piace grindare e ottenere i Pal con le abilità giuste? Bene: non solo puoi farlo, ma più insisti più punti esperienza ottieni. Solo che a un certo punto il box si riempie, e se ci fai caso “Libera” e “Trasferisci al professore” non ci sono tra le scelte di menu. Se vuoi far spazio devi tirar fuori il Pal dal box e venderlo ai trafficanti perché lo usino come meglio li aggrada – e se questa per te non è un’opzione, l’alternativa è abbatterli con le tue stesse mani.

Appurato che è verosimile manchino gli estremi per il plagio, anche se tutto questo fosse una voluta parodia fatta apposta per attirare l’attenzione che ci sarebbe di male? A giudicare dall’ultima settimana è anche riuscita nello scopo. Il tornado che Palworld si è scatenato attorno ha fatto un sacco di rumore – più di quanti danni abbia fatto. Alla fine chi lo voleva lo ha comprato, chi lo odiava l’ha lasciato lì correndo a commentare sui social. E nonostante tutto il gioco che sta dando tanto fastidio potrebbe anche morire dopodomani.

Palworld e il mondo

L’angolo delle vane speranze

A monte di tutte le polemiche la vittima multimiliardaria si tiene i suoi soldi, e consapevole che ne riguadagnerà altrettanti in futuro può dormire circa tra due comodi guanciali. Arriviamo al dunque, a quel che tutti – probabilmente invano – speriamo nel profondo: che questa esplosione improvvisa abbia un po’ svegliato il colosso nipponico.

Che poi il concetto è applicabile a qualsiasi altro colosso. Tra le voci degli ultimi giorni ce n’è un’altra da verificare, per cui il modus operandi di Pocket Pair sia un semplice “vediamo cosa fa trending e buttiamocelo dentro”. Populismo, letteralmente, ma uno che mette anche in pratica le parole con cui si fa grosso. Un populismo che ha preso cose da Pokémon, Zelda, Ark mischiandole tutte in un unico videogioco in accesso anticipato – che quindi è ancora zoppo, ma che mostra qualcosa completamente fuori dalle aspettative che si ripongono in un gruppetto di scappati di casa senza fondi.

Nel frattempo i tripla A hanno pronto il ventunesimo trailer del prossimo titolo costato miliardi e anni di sforzi, e assistono sbigottiti a una guerra idiota su un giochetto che per alcuni versi è riuscito meglio dei loro con molto meno sangue umano versato. E costa pure meno dei loro.

Pocket Pair tra l’altro ce l’ha da sempre questa tendenza di “copiare”, perché tutto ciò che ha già prodotto e che ha in cantiere ha caratteristiche “fortemente simili” ad altro. Se non se ne parla è perché le altre ispirazioni non danno a un sito tante interazioni quante ne dà Pokémon. Ma a me le news autoconclusive non piacciono, quindi il minimo che posso fare è lasciarvi il breve elenco delle produzioni Pocket Pair perché possiate guardare e ragionarci su. Se poi viene fuori che qualcosa di profondamente sbagliato sotto sotto c’era davvero, contattatemi che andiamo a far casino insieme.
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Lesson learned…?

Ci sono alcune lezioni da imparare che secondo me sono abbastanza cruciali: che non si paragonano due cose diverse sulla base di alcune somiglianze, specie se non hai abbastanza informazioni per farlo; e che prima di poggiare la mano sulla tastiera bisogna leggere fino in fondo un articolo e fare un giro di comprensione del testo mentale.

L’approccio sbagliato Sulle nostre pagine Stefano Greppi parlava dell’approccio ormai datato delle recensioni
“Palworld, il Pokémon con le pistole” titolano le riviste anni prima che di Palworld si abbiano informazioni precise. E quindi è difficile che possano far presente che il gioco in realtà è molto diverso in tutto e per tutto.
“Nintendo intraprenderà azioni contro Pocket Pair” titolano poi alla prima occasione. Ma molte omettono volutamente come la dichiarazione significhi solo che si interesseranno alla questione – l’equivalente diplomatico di “ci siamo accorti che un gioco che tutti paragonano a Pokémon ha venduto da matti, non possiamo far nulla ma dobbiamo far vedere che ci siamo interessati”.

E dall’altro lato, noi che leggiamo e che interpretiamo non sempre nel migliore dei modi. Da un paragone superficiale con i Pokémon ci aspettiamo esattamente i Pokémon, e infatti eccoli là dove non dovrebbero mai stare. Per cui dagli addosso. Ci aspettiamo che se ce ne siamo accorti noi se ne sia accorta anche Game Freak, quindi al primo cenno di riconoscimento tutti a eccitarsi per un paio di righe palesemente di contentino. Ma io non ho la palla di vetro e non so cosa accadrà: ho solo il joystick sotto mano.

Ci sono delle cose di Palworld che non vorrei mai vedere in Pokémon, un franchise a cui sono affezionato proprio per il rapporto con le creaturine che ci ha portato in casa e che non vorrei mai uccidere a mani nude. Tutto sommato però vorrei davvero che un impatto lo avesse lasciato anche in quel franchise, se non altro per far capire a Game Freak cosa si sta perdendo a forza di buttare all’aria le buone idee con delle pessime esecuzioni.

Sinceramente io non voglio difendere Game Freak quanto non voglio condannare (o difendere) Pocket Pair, non finché non ci saranno motivi davvero validi per fare una o l’altra cosa. Non finché non ci saranno prove, insomma, che tra l’altro attiverebbero forze ben più impattanti di me rendendo ridondanti le 2300 parole di cui sopra.

Siamo ancora solo all’inizio della questione, e l’unica prova che il colosso giapponese ha dato è quella di non poter fare molto per abbattere questa nuova imponente minaccia. Che magari domani crolla su sé stessa e per ovvie ragioni non lo sappiamo ancora.

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