Giocando a Call of Duty, capisco ad ogni morte un qualcosa in più della guerra in Ucraina.

24 febbraio 2022. Una data che segna una spaccatura nella Storia. Laddove Fukuyama nel suo libro “La fine della storia” sancisce la vittoria degli americani nella Guerra Fredda e del liberismo sul nemico del Novecento, il comunismo, da quella data la Storia ha mosso di nuovo i suoi ingranaggi.

Il 24 febbraio 2022, il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin da il via all’operazione militare speciale per “denazificare” e “smilitarizzare” il regime di Kiev. In poche parole dichiara, non ammettendolo, guerra all’Ucraina. Se la storia per Fukuyama era conclusa è infine tornata a muoversi a ritmi frenetici, aspettando sopita attraverso una pace in Europa durata 30 anni, dal 91 con la caduta dell’URSS fino a questo anno.

In questo lasso di tempo molte cose sono successe, e il medium videoludico si è consolidato nel mondo attuale. Al suo interno molti prodotti hanno trattato le tematiche della guerra, tra questi la serie di Call of Duty. Molti di noi hanno passato ore a giocare alla trilogia di Modern Warfare. Ma come Call of Duty è collegata alla guerra in Ucraina? Più di quanto possiamo immaginare.

Call of Duty Soap nelle Favelas del Brasile

“Chi non sente la mancanza dell’Unione Sovietica non ha cuore. Chi la rivuole non ha cervello” -Vladimir Putin-

Questa è una delle frasi che compaiono alla morte o al fallimento di una missione in Modern Warfare 2. Quasi come un segno premonitore, oggi acquista un senso più ampio e sembra presagire le intenzioni del presidente russo. In un certo senso anche la trama del gioco sembra aver predetto alcune mosse del conflitto, seppur sotto una patina di propaganda americana. Ma andiamo con ordine.

Uno dei motivi dell’operazione speciale è quella di restaurare non tanto i confini della Russia Sovietica, quanto di quella di epoca zarista. Nel suo discorso alla nazione pre invasione Putin aveva bollato la caduta dell’Unione come “la peggiore catastrofe della storia“, e il desiderio di restaurarla sembra essere rimasto sopito. L’immagine della Russia che cerca di restaurare è non solo quella di una super potenza mondiale, ma anche quella della Russia zarista. Di quella potenza che ha saputo tenere l’Ucraina sotto la sua ala.

Per Putin non può esistere una Russia senza Ucraina, tanto è vero che la crisi viene identificata già nel 2014 con il famoso episodio di Euromaidan. Con la fuga del presidente di allora, Viktor Janucovyc, figura legata alla nomenclatura di Mosca.

Allora, il cordone ombelicale tra Russia e Ucraina fu tagliato. Lo sguardo della maggior parte dell’opinione pubblica ucraina si sposta verso Ovest, facendo perdere all’Est una porzione della sua sfera di influenza. Tale episodio crea una vera e propria “crisi d’identità” all’interno della narrazione di super potenza del Cremlino.

“Il nazionalismo è una malattia infantile. E’ il morbillo dell’umanità” -Albert Einstein-

In Modern Warfare 2 e 3 uno degli antagonisti principali è Vladimir Makarov. Il villain fa uso del nazionalismo come leva per muovere guerra all’America e all’Europa. Dopo gli eventi di Modern Warfare, culminati con la morte di Imran Zakhaev, Makarov riesce a far leva sul sentimento nazionalista della popolazione, utilizzando la retorica del nemico occidentale. La stessa retorica che gira dalle parti del Cremlino, scelta non a caso per la trama di Modern Warfare.

Post caduta del muro di Berlino e la salita al potere di Boris Eltsin, la Russia iniziò un primo avvicinamento ala democrazia e al mercato libero. Ma tali scelte portarono ad una profonda crisi nel 1998, una sia governativa che economica. Un anno dopo, nel dicembre 1999 Eltsin fa salire al potere Vladimir Putin, che riesce a salvare il Paese dalla profonda recessione economica che lo attraversa. Compiuto questo vero miracolo, Putin inizia a creare un culto della personalità, di staliniana memoria, e della figura della patria.

Instaura così un vero e proprio sentimento nazionalistico, sancendo l’effettivo ritorno dell’immagine della Grande Madrepatria nella popolazione russa. Tutto questo è finito sotto gli occhi del mondo durante gli ultimi mesi di guerra. È possibile riconoscere nella festa del 18 marzo, quella dell’annessione della Crimea, il volto della Russia nazionalistica di Putin.

Tutto è per la nazione e funzionale alla nazione. Non esiste un capo di stato, esiste colui che incarna il concetto del nazionalismo. Non dimentichiamoci che Putin non ha prodotto la Russia, è la Russia che ha prodotto Putin.

Uno stadio gremito da bandiere e Z per supportare la nazione

“E mi raccomando niente russo” -Vladimir Makarov-

Un altro aspetto interessante da tenere a mente è quello riguardante la missione “Niente Russo” in Modern Warfare 2. In tale missione impersoniamo l’agente della CIA Joseph Allen infiltrato nell’organizzazione nazionalista di Makarov. Scopo della missione è compiere un attentato ad un aeroporto in Russia. Questo tipo di missione in gergo militare viene definita operazione “false flag“.

Si tratta di una tipologia di operazione il cui intento è quello di mascherare il vero mandante, per incolparne un altro. Ed in effetti l'”operazione militare speciale” altri non è che una false flag. Con il riconoscimento delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, si crea un “falso pretesto” per invadere l’Ucraina. Si dichiara che la responsabilità del conflitto non sia tanto di Mosca, quanto della classe politica ucraina, ribaltando il ruolo dell’aggressore e dell’aggredito.

In questo modo si tenta di eliminare qualsiasi responsabilità da parte di Putin, creando un pretesto per poter riportare sotto la propria sfera d’influenza lo stato vicino.

“Difenderemo la nostra isola, qualunque sia il costo, combatteremo sulle spiagge, combatteremo negli approdi, combatteremo nei campi e nelle strade. Non ci arrenderemo mai” -Winston Churchill-

In conclusione, la “fine della storia” profetizzata da Fukuyama non la abbiamo ancora raggiunta, per ora. Il perché di questo speciale è presto detto. I giochi oltre ad offrire svago, possono offrire, a distanza di anni, spunti di riflessione sui cambiamenti dei giorni nostri. La vera domanda che oggi ci dobbiamo porre è, quanto può costare la fine della storia?

Molto, più di quanto possiamo immaginare. Non mi riferisco alla minaccia nucleare che il governo russo paventa quasi ogni giorno, che varie fonti autorevoli riterrebbero un bluff. Il discorso riguarda a quanto dobbiamo spingerci in questa lotta. Al momento è in atto un nuovo scontro. Se nella prima metà del Novecento i nazionalismi si contrapponevano ai vagiti delle prime democrazie, e nella seconda metà lo scontro era tra Capitalismo e Comunismo, oggi ci ritroviamo in uno scontro in cui si contrappongono il pensiero liberista e quello autarchico. Ad oggi gli Ucraini combattono per la loro libertà e per poter essere indipendenti, contro uno stato autarchico che è rimasto ancorato al passato.

Soap che punta la pistola in Call of Duty Modern Warfare 2
Il vero decadimento non è tanto quello dell’Occidente, che si è saputo consolidare dopo la primi crisi grave da post Guerra Fredda. Il problema è forse più dell’Oriente, ancora attaccato a stilemi e modi di pensare del secolo scorso. Bisogna tenere bene a mente questo fatto, e il perché sotto sotto molti ritengono giusto armare l’Ucraina. Perché nessuno stato può decidere la vita o la morte di un altro stato.

E deve essere ben chiaro che nessuno può imporre con forza la propria visione del mondo.

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