Neon Genesis Evangelion, la serie animata di culto del 1995 creata da Hideaki Anno sotto lo studio Gainax, non ha bisogno di presentazioni. Quello che forse non tutti sanno è che Evangelion è stato fin dall’inizio concepito come progetto multimediale.
Ed è per questo che nel dicembre 1994, un anno prima della messa in onda del primo episodio, sulle pagine di
Shonen Ace usciva il primo capitolo del
manga di Evangelion.
La realizzazione dell’opera fu affidata a
Yoshiyuki Sadamoto, grande amico di
Anno e già
curatore del character design della serie animata.
In origine, il manga avrebbe dovuto solamente promuovere l’anime, come peraltro è prassi per questo tipo di progetti. Tuttavia, quello che in origine sarebbe dovuto essere un breve manga promozionale si è nel tempo trasformato in un
progetto ventennale molto importante per il brand.
Andiamo dunque ad analizzare nel dettaglio il manga di Evangelion, cercando di capire cosa lo renda un adattamento così unico.
Una pubblicazione travagliata
Prima di essere un mangaka,
Yoshiyuki Sadamoto è innanzitutto un illustratore e character designer molto abile e richiesto. Durante tutta la pubblicazione del manga Sadamoto ha continuato a lavorare su altri progetti, sia in collaborazione con
Gainax (
FLCL, Diebuster) sia con altre aziende (la serie di videogiochi
.Hack, i film di
Mamoru Hosoda).
Non a caso, troviamo la prima significativa pausa nella pubblicazione del manga attorno al 1998, periodo nel quale l’autore stava lavorando su
The End of Evangelion. Poco dopo, a metà degli anni 2000, c’è stata la fondazione dello studio
Khara e l’inizio del
Rebuild of Evangelion, per il quale
Sadamoto ha ripreso la collaborazione con
Anno.
Il lavoro svolto da
Sadamoto per il
Rebuild rallentò parecchio la pubblicazione del manga, che nel 2009 venne spostato sulla testata seinen
Young Ace.
La pubblicazione terminò nel giugno 2013, dopo che l’autore finì di lavorare su
Evangelion 3.0. L’ultimo volume del manga, il 14, fu pubblicato l’anno successivo in contemporanea mondiale. Nel 2021 è stata pubblicata una
Collector’s Edition in 7 volumi.
Sadamoto ha sempre dichiarato che, nonostante
Gainax e
Khara siano accreditati come co-creatori, nessuno gli ha mai fatto alcun tipo di pressione ed ha continuato a scrivere il manga perché lo voleva.
Ogni differenza con l’anime è frutto di una sua precisa scelta artistica ed interpretazione della storia.
Edizioni italiane
In Italia la pubblicazione del manga è iniziata nel 1997 sotto
Planet Manga. La prima edizione segue il formato conosciuto come
“sottiletta”, dove un volume italiano corrisponde circa a metà tankobon giapponese. La pratica era piuttosto comune in quegli anni ed era già stata utilizzata ad esempio nelle prime edizioni di
Berserk e
Le Bizzarre Avventure di Jojo.
Dal 2001 è iniziata la pubblicazione dei tankobon standard, con il titolo
Evangelion Collection. La stessa edizione è stata poi riproposta dopo la conclusione della serie.
I volumi sono piuttosto in linea con gli standard editoriali italiani, senza sovraccoperta e con una buona qualità della carta. Al momento, non si hanno notizie di un’eventuale Collector’s Edition sulla falsariga di quella giapponese.
Differenze tra manga e anime
Fin dalle prime battute il manga ha presentato delle piccole divergenze narrative rispetto alla serie madre. Viene per esempio in mente l’introduzione di
Asuka, che si incontra con
Shinji in una sala giochi già dopo aver sconfitto il sesto
Angelo. E, parlando di angeli, essi non sono più 18 ma 14, inclusa l’umanità (definita “il diciottesimo angelo” in The End of Evangelion).
Gli angeli che il manga salta sono
Sandalphon (epsiodio 10),
Matarael (episodio 11),
Iruel (episodio 13) e
Leliel (episodio 16). Curiosamente, il black-out causato da Matarael e l’attacco ai Magi di Iruel sono un’episodio unico nel manga, ma si tratta di un
sabotaggio di matrice umana.
In generale, l’opera tende a concentrarsi maggiormente sul piano umano della vicenda rispetto a quello sovrannaturale. Per quanto nessun personaggio venga cambiato in maniera radicale, molti presentano delle sottili differenze rispetto alla controparte animata.
Shinji Ikari
Shinji, nella parte iniziale dell’opera, è
più freddo e cinico rispetto all’anime, specialmente nel suo modo di rapportarsi con Misato e con i suoi compagni di classe. Tuttavia con l’avanzare della storia lo vediamo esprimere i suoi sentimenti in maniera più diretta,
quasi impulsiva.
Ad esempio, quando Toji Suzuhara muore tragicamente in seguito all’attacco del Dummy Plug, Shinji è talmente furioso da tentare di prendere a pugni il padre. O ancora, durante l’attacco della Seele, riesce ad uscire dal suo stato catatonico molto più in fretta, arrivando da Asuka in tempo per salvarla dal massacro degli Eva Series.
Lo Shinji del manga non è decisamente un personaggio positivo, anzi, mantiene tutti i difetti dell’originale risultando a volte anche peggio. Tuttavia è sicuramente
una persona più determinata e in grado di pensare con la propria testa.
Risulta anche essere più sincero con se stesso, riuscendo ad ammettere candidamente l’odio per suo padre o l’amore per Rei. Siamo ancora lontani dallo Shinji maturo e padrone di sé visto in
Evangelion Thrice Upon a Time, ma è di sicuro un passo nella direzione giusta.
Rei Ayanami
Nonostante anche
Rei all’inizio mantenga il suo classico
glaciale distacco, nel corso della serie vediamo i suoi sentimenti per
Shinji aumentare d’intensità,
fino a sfociare nell’amore vero e proprio. Questo succedeva anche nella serie animata ma nel manga ci sono molte più sequenze di monologo interiore volte ad analizzare l’animo della ragazza.
È molto importante, in tal senso,
il dialogo tra Rei e Shinji del capitolo 54. Qui
Rei riflette su come il tocco della mano del ragazzo abbia progressivamente iniziato a renderla felice. Lo scambio avviene sullo sfondo di un giardino della
Nerv in stile bizantino, completamente assente nell’anime.
Asuka Soryu Langley
Per quanto
Asuka rimanga molto simile alla sua controparte animate,
il suo rapporto con Shinji è decisamente migliore nel manga. Certo i due hanno continui diverbi e battibecchi, che però non sfociano mai nel puro odio visto in
The End of Evangelion, dove
Shinji è esasperato al punto da volerla strangolare.
Al contrario nel manga c’è una sorta di inversione di quella scena
e questa volta è Asuka a tentare di strangolare Shinji, in preda ad un raptus di follia dovuto all’attacco mentale di un Angelo. Ma alla fine le cose tra i due si concludono per il megli, e grazie all’aiuto di
Shinji la ragazza riesce a
scampare la terribile sorte che le tocca nell’anime.
Il manga invece descrive più nel dettaglio
il rapporto di Asuka con la madre e le conseguenze psicologiche dell’essere la figlia di una provetta. Molto più marcata è anche la sua attrazione per
Kaji, al punto di arrivare a spogliarsi davanti a lui.
Kaji Ryoji
Rispetto all’anime,
Kaji è molto più presente nella storia e soprattutto, nella vita di
Shinji. Se nella serie i rapporti tra i due si limitano quasi esclusivamente alla famosa
“scena dei cocomeri” qui
Kaji rappresenta una vera e propria guida per
Shinji. Sarà proprio grazie alla figura di Kaji che quest’ultimo imparerà a pensare con la propria testa.
Nel manga vi è anche un breve, ma molto significativo,
flashback sul passato di Kaji. Tormentato per aver indirettamente causato la morte del suo fratellino, Kaji cerca di espiare indagando sulle cause del
Second Impact che ha ridotto il mondo in ginocchio.
In quest’ottica, la similitudine con
Misato, “colpevole” di essere sopravvissuta al padre, è molto chiara e altrettanto chiari sono i motivi della loro attrazione. Più di una volta
Kaji afferma che solo con
Misato è stato veramente felice.
Tuttavia
Misato non presenta grosse differenze rispetto all’anime e la sua storia si svolge più o meno allo stesso modo. Viene data giusto un po’ più di rilevanza alle sue indagini interne alla
Nerv dopo la morte di
Kaji e ai suoi ultimi momenti durante l’attacco della
Seele.
Gendo Ikari
Pare impossibile ma il distacco e la sufficienza con cui
Gendo tratta il figlio
Shinji sono ancora più marcati nel manga. Grazie a dei flashback più lunghi e approfonditi rispetto all’anime è chiaro che l’amore di Gendo per la defunta moglie è assoluto
ed è disposto a tutto pur di rivederla.
Quasi a complemento dei suoi comportamenti inumani,
la fusione con Adam è resa ancora più evidente. Vediamo chiaramente
Gendo ingurgitare l’embrione di
Adam ed arrivare persino a combattere direttamente con le truppe della Seele sprigionando un
A.T. Field.
Questo
Gendo è un uomo distrutto, disperato, che non ha problemi a trattare i suoi sottoposti come pedine sacrificabili. Eppure, l’obbiettivo tanto agognato sarà sempre irragiungibile e la sua condizione di miseria destinata a durare in eterno. Persino
Fuyutsuki, il suo braccio destro, alla fine confessa di
essersi sempre fatto beffa del suo dolore.
Kaworu Nagisa
Kaworu è forse il personaggio che si discosta di più dalla sua controparte animata. Nella serie, la sua amicizia con Shinji è quasi terapeutica, ed è proprio il dover uccidere Kaworu che porta Shinji al punto di rottura.
Nel manga, invece, abbiamo un rapporto burrascoso ed a tratti anche violento.
Rispetto alla serie, dove
Kaworu compare solo nell’episodio 24, nel manga compare molto prima, quando rimangono ancora un paio di angeli da sconfiggere.
Kaworu è stato cresciuto come strumento della
Seele, ed in quanto tale
non ha idea di come rapportarsi con il prossimo. Shinji si trova fin da subito spiazzato dagli atteggiamenti bizzarri ed inquietanti del ragazzo, cercando di non averci nulla a che fare.
Anche quando
Shinji si rifugia in camera di Kaworu dopo la morte di
Rei, lo fa solo perchè sentiva di non avere alternative.
La stessa Rei è molto importante per capire il rapporto tra i due: anche lei è di natura angelica, come Kaworu, ma dove
Shinji per
Rei prova solo amore, a Kaworu riserva solo sdegno e condiscendenza.
Kaworu non capisce il perchè di questo trattamento e non prova che confusione e rabbia. Persino la sua morte assume una prospettiva differente:
obbligare Shinji ad ucciderlo è per lui la prova che, almeno un po’, il Third Children gli ha voluto bene.
Mari Makinami
Il capitolo extra
di Evangelion ha lasciato i lettori spiazzati. Intitolato
“L’eden color dell’estate”, il capitolo parla di
Yui Ikari, la madre di
Shinji, e di una sua compagna di università più giovane, chiamata
Mari Makinami.
L’idea che la nuova eroina del
Rebuild fosse in realtà una collega di
Yui rimasta adolescente grazie alla
“maledizione degli Eva” appariva bizzarra, ma plausibile. Tuttavia in un’intervista del 2016
Sadamoto ha smentito tutto, affermando che si trattasse solo di fanservice.
Affermazione che cinque anni dopo ha confuso ulteriormente i fan dato che
in Thrice Upon a Time la storia di Mari sembra coincidere con quanto mostrato nel manga. Tra le varie ipotesi che possono spiegare il perché di questo dettaglio due sono le più plausibili.
La prima è che
Sadamoto essendo stato coinvolto nel
Rebuild sin dal principio sapeva che direzione avrebbe preso la storia con largo anticipo.
Questo avrebbe, in qualche modo influenzato la stesura dell’ultima parte del manga, come suggerisce anche il finale,
più simile a quello del Rebuild piuttosto che a The End of Evangelion. Tuttavia, dovendo mantenere il segreto professionale, avrebbe volontariamente sviato i fan.
La seconda opzione è che, agli occhi di
Anno, il passato di
Mari non sia mai stato particolarmente rilevante e quanto si vede nel film sia un semplice omaggio all’amico.
Infatti,
in Thrice Upon a Time le scene legate al background di Mari non sono mai spiegate nel dettaglio, ma appena accennate. Ciò che davvero conta non è il suo passato, ma il suo attuale ruolo nella storia ed il suo futuro con
Shinji.
Perchè leggerlo?
In un’intervista rilasciata al
Milano Manga Festival nel 2013,
Sadamoto ha affremato che per lui
Hideaki Anno è
“come un fratello”. Si sa che
Evangelion è, in un certo senso, un riflesso di
Anno, dei suoi traumi, dei suoi problemi, e di come alla fine sia riuscito a superarli.
Se in TV e al cinema vediamo l’esperienza personale di
Anno, nel manga
Sadamoto usa il canovaccio creato dall’amico per fornire la sua versione dei fatti. Rimaneggiare un’opera così profondamente intima non è semplice. Tuttavia Sadamoto ha svolto un lavoro egregio, creando una storia che riesce a
sorprendere e coinvolgere lo spettatore pur mantenendo un senso di familiarità.
Leggere il manga di Evangelion è dunque un’eperienza irrinunciabile per i fan della serie, in quanto fornisce un punto di vista completamente nuovo, non più di
Anno ma di qualcuno a lui vicino.
Una cosa emerge chiaramente da quest’opera e cioè che, se qualcuno al mondo ha capito Hideaki Anno, quello è il suo buon amico Yoshiyuki Sadamoto.
E chissà, forse lo capisce anche meglio di quanto lui capisca se stesso.
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