Dopo essersi mostrato al Summer Game Festival, Elden Ring continua a far parlare di sé, con un’ intervista rilasciata da Hidetaka Miyazaki alla rivista Famitsu. Fa ancora strano pensare ad Elden Ring come un gioco reale, ma gli anni di buio sono effettivamente finiti. Infatti in questa intervista Miyazaki si sbottona parecchio, fornendo dettagli sul processo creativo, gameplay, mondo di gioco e parlando persino di accessibilità.

Questa è la prima carrellata di informazioni su Elden Ring dopo anni di estenuante attesa. Non solo un trailer con i suoi sottintesi e non detti, ma dati concreti che danno un’idea del gioco che ci troveremo tra le mani. Ora che abbiamo una risposta alla domanda “Elden Ring esiste?”, è arrivato il momento di chiedersi: cos’è Elden Ring?

Il processo creativo

È buffo, ma la collaborazione tra Hidetaka Miyazaki e George R.R. Martin è nata quasi per caso. Il loro incontro non è avvenuto per motivi di lavoro, ma semplicemente perchè Miyazaki è un grande fan dello scrittore. La voglia di collaborare c’era, ma ancora nessun piano concreto, né la certezza che lo scrittore avrebbe accettato. Ma George R.R. Martin accettò di buon grado e cominciò così a scrivere il mito dell’universo di Elden Ring.

Questo spiega anche l’abbandono del brand Dark Souls, in quanto Miyazaki e il suo team non volevano limitare Martin con il worldbuilding da loro stabilito. Ovviamente, questo non significa che senza Martin il gioco si chiamerebbe Dark Souls 4 ; Miyazaki ha reiterato più volte che Elden Ring è un’evoluzione dei Souls, non un semplice sequel. Il cambio di IP era nell’aria, e Martin ha contribuito a forgiarne l’identità.

Identità fatta di oro e gloria, di ambiziosi semidei e dei loro regni, che dovrebbero costituire le sei aree principali che andremo ad affrontare. Elden Ring sarà un gioco vastissimo e ricco di cose da fare, ma se sarà effettivamente un open world non è ancora completamente chiaro. Interrogato sulla questione, Miyazaki risponde che dipende dalla concezione che si ha di open world, e parlando di Elden Ring preferisce usare il termine “open field“.

Sappiamo che in questo campo aperto avremo a disposizione una mappa per orientarci, che però non sarà disponibile nei dungeon, primari o secondari che siano. Queste parti di gioco saranno più simili ai Souls classici, con un focus sull’esplorazione minuziosa e temibili nemici sempre dietro l’angolo. E, parlando di questi, sembra che non tutte le creature che incontreremo saranno ostili.

Elden Ring in compagnia

Miyazaki infatti specifica che potremo evocare gli spiriti di alcuni nemici per aiutarci in battaglia. Questi saranno una vera e propria parte della nostra build, e potremo allenarli e personalizzarli a piacimento. Non si sa ancora quali saranno le esatte meccaniche di “cattura”, ma la risposta dei fan è stata molto positiva. Ricordate la giara umanoide intravista nel trailer? A quanto pare è già il mostro preferito del fandom, anche grazie al recente video di VaatiVidya.

The clearly superior choice

Grande attenzione è stata posta anche sull’aspetto multiplayer del titolo, che riprenderà molto quello dei Souls. Potremo, infatti, evocare un altro giocatore per aiutarci quando alle prese con boss o aree particolarmente ostiche, ma perderemo la possibilità di andare a cavallo. La grande novità è che si potranno creare dei gruppi di giocatori, e i messaggi del nostro gruppo ci appariranno più spesso. “In un gioco come questo i giocatori sono preparati al peggio, ma vogliamo che sappiano che online ci sono molte persone affidabili pronte ad aiutarli in questa ordalia”, afferma Miyazaki. Il fattore dell’accessibilità sembra essere stato tenuto in grande considerazione durante lo sviluppo, specie dopo quanto accaduto con l’ultimo titolo From.

Miyazaki e l’accessibilità

Molti di voi ricorderanno la controversia su Sekiro, l’assenza di una modalità facile, che combinata alla mancanza di evocazioni portò molti giocatori sull’orlo della follia. Se la difficoltà del titolo fosse intrinseca al suo valore, o se From avesse dovuto pensare alle esigenze del pubblico, è una questione tutt’oggi irrisolta. Ciò che è certo è la volontà di rendere Elden Ring un gioco facilmente approcciabile, con un occhio di riguardo per i nuovi giocatori. Il problema principale di Sekiro era la mancanza di flessibilità nell’approccio alle sfide, ma Elden Ring sarà diametralmente opposto. Davanti ad un nemico ostico, un giocatore potrà affrontarlo direttamente, scegliere un approccio furtivo, chiamare aiuto, e chissà quante altre opzioni che ancora non conosciamo. La parola d’ordine èlibertà, libertà per ogni giocatore di seguire il metodo che più gli si addice, senza che ci sia una soluzione corretta.

Da un lato sembra surreale che l’autore della serie di giochi il cui nome è diventato sinonimo di sfida sia così concentrato sull’accessibilità, ma ha perfettamente senso. Dark Souls è diventato famoso per la sua difficoltà, vero, ma ciò che davvero colpisce della saga sono le ambientazioni e la storia che raccontano. Inutile negarlo, Miyazaki eccelle nel worldbuilding, ed è davvero triste che molte persone non si siano avvicinate ai suoi lavori per paura. Qualunque iniziativa che invogli le persone a prendere in mano il pad è ben accetta, e sono convinto che From abbia intrapreso la strada giusta. Miyazaki alla fine dell’intervista specifica che comunque il gioco non sarà affatto facile, e manterrà un livello di sfida in linea con Dark Souls 3. E se dopo aver finito Elden Ring avrete l’impressione che sia stato troppo semplice, non disperate.

C’è sempre tempo per i DLC

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