Dopo aver doppiato la principessa Zelda in The legend of Zelda: Breath of the wild, l’attrice e cantante Patricia Summersett parla delle critiche e dei commenti d’odio ricevuti online.

Creare qualcosa è un atto tremendamente complicato

Una volta passati dubbi, sconforto, euforia, ansia da prestazione, iperattività, panico, insonnia, gioia, delusione, soddisfazione, o qualunque altro stato o emozione ci pervada durante l’atto creativo, non è finita. Arriva il momento di condividere ciò che abbiamo creato, di mostrarlo al mondo. Mentre le critiche posso essere uno strumento fondamentale per crescere e costruire noi stessi, l’odio ci demolisce.

One has to build a thick skin, I think.

La serie di The legend of Zelda è sempre stata caratterizzata da una totale assenza di dialoghi vocali. Le parole dei personaggi apparivano esclusivamente per iscritto, accompagnate solo da brevi borbottii all’inizio di ogni frase. Ma con The legend of Zelda: Breath of the wild i creatori hanno deciso di modificare in parte questa caratteristica, dando ai personaggi delle voci proprie durante le cutscene, lasciando solo Link senza.

Patricia Summersett, la doppiatrice inglese di Zelda, è recentemente stata intervistata da Zelda Dungeon, dove ha parlato del suo lavoro, dell’esperienza di dare una voce a un personaggio così iconico e amato come la principessa di Hyrule, e, soprattutto, dei commenti negativi ricevuti in seguito.

“All’inizio è stato davvero difficile, perché ero molto sensibile a riguardo e volevo solo che tutti fossero il più contenti possibile di un gioco così importante.”

Patricia Summersett
La scelta di conferire delle voci ai personaggi della serie di The legend of Zelda non è piaciuta a tutti i fan, e molti hanno cominciato a criticare Nintendo per la scelta degli attori e delle attrici, rivolgendosi anche direttamente a loro con messaggi d’odio. Non commenti di critica costruttiva, ma denigratori, atti esclusivamente a insultare la voce in sé e a chi realmente appartiene.

“Una persona deve costruirsi una pelle spessa con cose di questo tipo, credo. Io posso assolutamente dire che la mia è diventata molto più spessa negli ultimi anni, da quando ho ricoperto questo ruolo, solo perché è richiesta una pelle più spessa rispetto ad altri tipi di fallimenti o critiche che ho ricevuto in passato.”

Patricia Summersett
Ci si abitua. Si usa questo odio per farsi una pelle più dura, più spessa. È tremendo dirlo, e anche solo scriverlo. È tremendo perché non si bisognerebbe arrivare all’abitudine. È tremendo perché questo odio così facile da manifestare, che premendo solo un pulsante fa il giro del mondo e che fa sentire la fonte così al caldo e al sicuro dietro uno schermo, logora.

È un odio che logora e distrugge, proprio come Ganon.

Se credi di aver subito un atto di violenza online, una realtà come Chi odia paga può esserti d’aiuto.

“C’è anche in questo qualcosa da incanalare, perché è proprio così che si sente Zelda. […] Cosa significa per lei sentirsi un fallimento, ma continuare comunque a spingere per andare avanti e lottare per qualcosa di più grande, e per il bene di tutti.”

Patricia Summersett
È importante non minimizzare mai episodi di questo tipo. Magari è vero, è solo colpa di una minoranza rumorosa, ma anche se sono in pochi a fare chiasso non bisogna ignorarli. Passare oltre, non reagire, trattarli con superficialità e noncuranza rischia di alimentare un consenso sociale all’odio, di portare a una normalizzazione delle aggressioni ‒ sia verbali che fisiche ‒ o di alzarne il livello di tolleranza.

Impariamo a riconoscere questo tipo di comportamenti, e non solo quando sono rivolti a noi personalmente.

#LiveTheRebellion