Sembra strano da scrivere, ma sono contento. Ai Games Awards, in anno domini 2020, hanno introdotto una nuova categoria: “Innovation in Accessibility“. Questa categoria premia i giochi che sono stati maggiormente accessibili a persone affette da varie forme di disabilità. I titoli candidati a tale premio sono: Assassin’s Creed: Valhalla, Grounded, HyperDot, The Last of Us Part II, Watch Dogs Legion.

Questa categoria è una svolta per l’industria. Infatti, laddove prima l’accessibilità era vista come un qualcosa di non contemplato, ora possiamo vedere che cinque giochi, cinque case di sviluppo, si sono sforzate di far fruire il proprio prodotto a quante più persone possibili. Non è più un “Mettiamo un filtro per daltonici per essere inclusivi“. Ora il discorso cambia, ora il discorso è quello di poter rendere quanto più inclusivo il gioco.

Ora il discorso cambia, ora il discorso è quello di poter rendere quanto più inclusivo il gioco.

Si ma come hanno fatto a prendere questa nomination?

Hellblade Senua's Sacrifice
PT Ma sei Bebe Vio: La disabilità può essere un ostacolo, ma nulla vieta di poter giocare.

Beh, di motivi ce ne sono, eccome. Come esempio basta prendere il prodotto di Naughty Dog. Nel loro titolo hanno implementato più di 60 impostazioni per renderlo quanto più accessibile a tutti. Le opzioni variano da gente affetta da problemi visivi fino ad arrivare a gente con disabilità motorie. A questo indirizzo potete vedere quante opzioni sono state inserite da Druckmann e soci.

Per quanto riguarda Assassin’s Creed: Valhalla e Watch Dogs: Legion, per Ubisoft sono stati,invece, i titoli apripista all’accessibilità. L’intenzione della software house canadese è quella di portare quanti più titoli sugli scaffali in nome dell’accessibilità, infatti anche il prossimo titolo di Ubisoft Immortal Fenyx Rising avrà feature per rendere il titolo quanto più inclusivo possibile. Come detto ad inizio articolo, finalmente l’industria sta cercando di sforzarsi a rendere il proprio medium quanto più inclusivo possibile.

Finalmente l'industria sta cercando di sforzarsi a rendere il proprio medium, quanto più inclusivo possibile.

A conti fatti, vince l’utenza

Chi avrà l’ambita statua e chi no non ha importanza. L’importante è vedere finalmente un establishment che sta cercando di guardare al futuro. Ed anzi dare risalto a questo tipo di problematica, che per la prima volta si presenta in uno show seguito dalla maggior parte dei videogiocatori, non può che essere un motivo di gioia per tutti. Laddove prima le case di sviluppo guardavano ad una singola tipologia di individuo, ora si guarda a più tipologie di giocatori.

Alla fine, gli unici vincitori, sono i giocatori.

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