Che ci piaccia o meno, negli ultimi anni il settore nipponico dell’intrattenimento ha assunto un ruolo molto importante all’interno del settore, grazie al seguito sempre crescente da parte del pubblico dei suoi due cavalli di battaglia, gli anime e i manga.
Viene però da sé come, affinché sia possibile una loro distribuzione su suolo internazionale, sia necessario che i vari paesi esterni alla terra del sol levante si adoperino da soli a superare l’imponente barriera linguistica del giapponese, fornendo traduzioni comprensibili alle proprie popolazioni.
In genere questo compito è preso in carico da due parti. La prima è costituita da delle aziende specializzate, le quali acquistano i relativi diritti d’autore e portano quindi traduzioni ufficiali.
La seconda, invece, è costituita dai fan che si adoperano in prima persona per fornire traduzioni comprensibili, senza però pretendere un ritorno economico e quindi agendo nei limiti imposti dalla legge.
Da qualche anno a questa parte, però, entrando più precisamente nel contesto italiano, si è inserito nella scena un “terzo incomodo” che, nel caso in cui il suo successo cresca eccessivamente, potrebbe minare il futuro delle traduzioni in Italia, ovvero i cosiddetti Warez.
Sono proprio questi ultimi che andrò ad analizzare come fenomeno nell’articolo di oggi, mettendo in mostra la minaccia che rappresentano per l’intero settore e come il fenomeno potrebbe essere arginato o addirittura fatto sparire grazie alla recente iniziativa “Salva Anime“.
Prima di addentrarci nell’argomento, però, ci tenevo a ringraziare lo youtuber Denis Amadio (conosciuto come Ronin93) per aver fornito tutti i materiali su cui si baserà questo articolo, essendo anche il creatore dell’iniziativa citata poc’anzi e di cui approfondiremo in seguito i dettagli.
Cosa sono i Warez e la minaccia che rappresentano
Warez è il termine che viene associato a quei particolari siti che tendono a ricaricare in modo completamente illegale anime e manga provenienti sia da piattaforme streaming ufficiali che da siti Fansub.
A differenza di questi ultimi, quindi, non si fanno problemi ad infrangere le leggi sul diritto d’autore lucrando su qualsiasi tipo di materiale entri in loro possesso, grazie a mezzi quali i banner pubblicitari.
Siamo quindi di fronte, come potrete aver già capito, a un classico esempio di pirateria, le cui conseguenze sul settore possono essere di natura a dir poco devastante.
Partiamo prima di tutto dall’impatto che possono avere sul contesto delle aziende che si occupano di traduzioni: ognuna di esse si aspetta da qualsiasi opera diffusa in suolo nostrano un ritorno economico, che utilizzeranno poi per finanziare traduzioni ed adattamenti di altre opere grazie ad un sistema di costante reinvestimento.
Vien da sé quindi che ricaricare gratuitamente il loro lavoro su siti esterni, gli impedisce materialmente di guadagnare i soldi necessari per le loro operazioni, rischiando quindi di dare un duro colpo alla diffusione di opere in futuro.
Come se ciò non bastasse, il meccanismo predatorio che mettono in piedi i Warez convince anche i Fansub ad abbandonare il lavoro che sempre hanno svolto per passione, vedendo i frutti del loro lavoro sottratti da terzi ed utilizzati a scopo di lucro.
Ed è qui che quindi va ad inserirsi il rischio più pericoloso di questi siti: se infatti i Warez arrivassero ad ottenere una diffusione sufficientemente elevata, nel lungo termine non andrebbero ad inficiare solo sulle parti citate in precedenza, ma anche su loro stessi e, infine, su tutta l’utenza.
Vedeteli come se fossero una sorta di organismo parassita: arrecano danni costanti all’organismo “ospite”, ma senza di esso non potrebbero in alcun modo sopravvivere.
Il paradosso del sistema
Nel caso dei Warez, quindi, senza avere qualcuno che porti in suolo italico il materiale di cui hanno bisogno, non possono nemmeno loro usufruire di alcunché, ritrovandosi quindi senza anime o manga da ricaricare.
Se lo scenario da me descritto vi sembra fin troppo esagerato e al limite del catastrofico, vi basta guardare in giro su Internet per scoprire quanto questo fenomeno sia radicato come un vero e proprio tumore nella community.
Abbiamo siti come AnimeWorld e DreamSub che caricano a ritmo costante anime sottraendoli anche a siti anche famosi come Crunchyroll, sotto la falsa pretesa di “star facendo un servizio no profit per l’utenza” quando il loro utilizzo di ads è alla luce di tutti.
E questi sono solo gli esempi più famosi, ma lì fuori è pieno di realtà di dimensioni, anche modeste, che soprattutto in social come Instagram e Telegram trovano terreno fertile per diffondere materiale sostanzialmente rubato.
Come contrastare il fenomeno: il progetto “Salva Anime”
Come in ogni contesto in cui si parli di pirateria che si rispetti, l’utenza ha sempre una grossa fetta di colpa in tutto questo.
Se da un lato però è realistico pensare che esista una percentuale di pubblico, che per ignoranza non è a conoscenza delle controindicazioni di questi siti, d’altra parte esistono diversi individui che ne difendono a spada tratta l’esistenza per due motivi principali: uno di risparmio monetario e l’altro di comodità.
Sul primo non mi esprimo nemmeno, visto che ormai basta una googlata veloce per trovare una quantità spropositata di piattaforme streaming gratuite come Crunchyroll o VVVID. Per quel paio di servizi che necessitano di abbonamenti a pagamento, poi, basta una condivisione con un amico/famigliare e si può portare la somma di denaro richiesta a cifre veramente irrisorie.
Sul secondo, invece, potrei anche comprendere che una frammentazione del servizio su diverse piattaforme possa seccare i più pigri tra voi, ma proprio per questo vi ricordo che esiste l’utilissimo Socialanime.it. In pratica questo sito indica dove trovare tutti gli anime che desiderate vedere.
Insomma, in poche parole ci troviamo davanti a un tipico esempio di giustificazionismo all’italiana, che provoca indignazione se l’anime di turno non è doppiato o sottotitolato in italiano. Allo stesso tempo, molti sono anche contrariati se i siti di streaming e le compagnie provano ADDIRITTURA a chiederci un compenso monetario.
Fortunatamente per voi, però, diverse realtà si stanno attivando per contrastare la minaccia dei Warez, ed è qui che arriviamo quindi ad introdurre il cosiddetto “progetto Salva Anime”.
In creazione da parte di alcuni programmatori volontari e finanziato direttamente dal ricavato del saggio “ONE PIECE: Epopea Mitologica Moderna” di Ronin93, consisterà nella creazione di una piattaforma unica in cui trovare tutti gli anime ed i manga esistenti, col benestare delle aziende di distribuzione.
Le armi del progetto
Concretamente si tradurrà nello sviluppo di un bot Telegram chiamato “AniManga in un Click” funzionante sia sui gruppi chat affiliati al progetto, che per ogni singolo utente utilizzando la funzione di chat con il bot stesso.
Avrà le funzioni di ricerca per autore, opera, genere, casa di produzione e molti altri filtri, oltre alle statistiche per opera e alle informazioni generali quali durata, sinossi e tutte le nozioni fondamentali di ogni prodotto.
Il progetto è molto ambizioso, e richiederà tutto il supporto possibile per quanto riguarda soprattutto l’eco mediatico.
Nel caso in cui però vogliate contribuire per il suo sviluppo e contemporaneamente approfittarne per scoprire i retroscena sulla creazione di One Piece e sul suo autore, Eiichirō Oda, vi rimandiamo allink dove effettuareil preorder del saggio “ONE PIECE: Epopea Mitologica Moderna“. Seguirà un approfondimento in merito nei prossimi giorni.
Ora che vi ho offerto tutti questi strumenti per godervi i prodotti d’intrattenimento di produzione nipponica senza scadere nell’illegale, la vera domanda è: farete quel minimo sforzo necessario per utilizzarli e, di conseguenza, per sostenere le vostre opere preferite? Oppure la pigrizia avrà la meglio su di voi e, nonostante tutti i rischi che ciò comporti, continuerete a far uso del DreamSub di turno?
Se la vostra risposta rimanesse la seconda, cari lettori, forse dovreste passare un po’ di tempo a riflettere per capire se effettivamente amate anime e manga oppure no. E un esame di coscienza visto che ci siete, considerando i danni che state causando all’intera industria e alle persone che vi lavorano.
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