Francesco Capuano

News+ Nonni e videogiochi, il divertimento non ha età

I videogiochi aiutano a combattere il declino cognitivo causato dall’età

I nostri nonni giocano ai videogiochi, e ciò non ha niente di male. Anzi, i videogiochi sono un’arma contro il declino cognitivo causato dall’avanzare dell’età. Studi dimostrano che videogiocare aiuti le persone anziane a rallentare i problemi, dato che allenano la mente e le funzioni cognitive. Questi deficit sono alla base di malattie come l’Alzheimer. Non dovrebbe avere alcun tipo di problema, allora, la protagonista di un video diventato virale online: un’87enne che mostra le sue 3500 ore di gioco ad Animal Crossing, sul suo Nintendo DS.

Ed esistono addirittura nonni youtuber, che pubblicano e giocano ai videogiochi in streaming, come abbiamo riportato tempo fa in questo articolo.

Le statistiche sui videogiochi in Italia mostrano una sorpresa

In Italia, la maggior parte dei videogiocatori ha tra i 45 e i 64 anni, al pari della fascia 15-24. E non lo dico io, lo dice Aesvi (Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani), che ogni anno pubblica uno studio sul mondo videoludico. La fotografia dell’anno 2018, l’ultima effettuata, rivela che il 13% di chi gioca ai videogiochi in Italia ha un’età compresa tra i 45 e i 64 anni. La stessa percentuale della fascia 15-24, e maggiore di quelle 25-34 e 35-44 (rispettivamente 10% e 8%). La situazione è simile per le gamer di genere femminile: la maggioranza di loro ha tra i 15 e i 24 anni (11%), il 7% ha tra i 35 e i 44 anni e le fasce 25-34 e 45-64 compongono entrambe il 9% del numero totale delle videogiocatrici.

I nonni che giocano ai videogiochi dimostrano che il divertimento non ha età, e aiuta a combattere il declino cognitivo
I nonni che giocano ai videogiochi dimostrano che il divertimento non ha età, e aiuta a combattere il declino cognitivo

I videogiochi non sono quindi un passatempo per bambini. D’altronde, anche se fosse stato così durante il boom degli anni ’80, i ragazzi di allora sono oggi cinquantenni. E tra passione, divertimento, miglioramento delle abilità e ritardo nell’avanzamento del declino cognitivo, non capisco proprio come i videogiochi possano essere visti così.

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