I videogiochi al cinema non sono certo una novità, e questo dovrebbe farci riflettere. L’ultimo film della lista è Free Guy, al cinema a luglio 2020, ambientato in una sorta di caotico GTA. Il Guy protagonista è Ryan Reynolds, ormai un’icona pop grazie a X-Men le origini, Lanterna Verde ma soprattutto Deadpool e Detective Pikachu. La regia è affidata a Shawn Levy, che ha diretto commedie di successo (commerciale) come Una scatenata dozzina e Una notte al museo. Prodotto dalla 20th Century Fox, il film non punta sicuramente a entrare nell’olimpo di Hollywood, resta da scoprire se sarà una piacevole commedia d’azione o un flop totale.
Ma quello che interessa a noi è il connubio tra il mondo del cinema e quello dei videogiochi, due media che storicamente si sono influenzati a vicenda. Esistono film tratti da videogiochi (solitamente orribili), videogiochi tratti da film, e film sui videogiochi, che è il caso di Free Guy.
La rincorsa di Hollywood ai videogiochi negli ultimi anni è palese
Partendo da Tron nel lontano 1982, i videogiochi stanno apparendo al cinema sempre più frequentemente. Nel 2018 ha fatto scalporeReady Player One: come potrebbe non fare rumore Steven Spielberg che dirige un film distopico nel quale l’umanità ridotta in lastrico cerca distrazione in un mondo virtuale? Tre anni prima uscì invece Pixels, dove a respingere un’invasione aliena ci hanno pensato i nerd, battendo gli extraterrestri nei video games degli anni ’80 e ’90. Anche un classico come Jumanjiè stato modernizzato, trasformando il gioco da tavolo in un pericoloso videogioco. Addirittura un eroe dei nuovi classici Disney è un personaggio di un (finto) videogioco: parliamo di Ralph Spaccatutto.
Siamo abituati a pensare a medium di serie a e medium di serie b. D’altra parte il romanzo, la fotografia, il fumetto, il cinema stesso sono nati in serie b, come potrebbero non esserlo i videogiochi? Quando Scorsese dice che i film Marvel non sono cinema e allude a una divisione tra arte e spettacolo, noi sappiamo che il mondo videoludico questo problema se lo sogna, confinato a mero divertimento se non a elemento disturbante della società. Un gioco viene valutato positivamente quando ha elementi cinematografici, ma non è svilente? È come dire che un film è di qualità perché ha dei begli effetti speciali.
La verità è che il cinema sfrutta spesso il successo dei videogiochi, rovesciando la presunta subalternità dei secondi. Free Guy è letteralmente un film su GTA, dove il protagonista è un NPC che si ribella. E cavalca l’onda del successo di Fortnite: già nel trailer si nota il famoso balletto. Quando attori del calibro di Jake Gyllenhaal e Michael Fassbender accettano di interpretare rispettivamente Prince of Persia e Assassin’s Creed al cinema, significa che i videogiochi qualcosa smuovono. Per non parlare del successo (commerciale) raggiunto dalla saga di Resident Evil, e altre decine di esempi.
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