Educare ai videogiochi è l’obiettivo del progetto
Edugamers for kids 4.0, un’iniziativa tutta italiana in ambito videoludico. L’idea parte dalla Onlus torinese
Crescere Insieme, attiva da più di 40 anni nel campo dei servizi educativi. Il progetto ambizioso, promosso sul
portale di Crowdfunding Eppela, richiedeva il raggiungimento del
budget di 5.000 euro, superati in scioltezza il 20 novembre scorso. Solo questo, serve come metro di misura dell’interesse delle famiglie italiane dietro questa iniziativa.
Nativi vs Migranti digitali
Lo scontro generazionale, ormai, è in corso. Genitori che provano a capire cosa fanno i propri figli, chiusi ore dentro le loro camerette, con la paura del
gaming disorder e della
dipendenza da videogiochi in agguato.
Il problema dell’Hikikomori, ormai, è una questione che interessa anche la società italiana e, in particolare, le
nuove generazioni. Le paure e le preoccupazioni sono tante, forse troppe, e le soluzioni a cui poter ricorrere sono antiquate e passate di moda.
Come fare a colmare questo gap generazionale? Chi può assumere le sembianze di educatore e al tempo stesso gamer?
Ed ecco che spunta l’
Edugamer, la figura cardine dell’iniziativa. Egli, altri non è che il
prototipo del videogiocatore perfetto,
l’anello che congiunge gli interessi dei genitori con quello dei figli, per creare un reciproco scambio comunicativo sulle tematiche relative ai videogiochi. Questa figura giocherà online assieme ai ragazzi con l’unico intento di stimolare in loro una
consapevolezza videoludica ad ampio respiro. Egli li aiuterà a
vedere oltre il videogioco, e far scoprire le emozioni e le paure che un joypad può stimolare.
La bussola videoludica
La dimensione e la portata del fenomeno dei videogames mettono a dura prova il lavoro dei papà e delle mamme d’Italia. L’educazione non è già, di per sé, una cosa facile e questo rende le loro fatiche ancora più erculee.
L’edugamer tenderà una mano verso questi genitori e, quasi come una bussola, li orienterà in questa nuova dimensione e permettere loro di
sconfiggere tutte le proprie paure.
Ormai gli spazi di gioco sono cambiati. Prima si giocava a nascondino, a guardia e ladri, ci si ritrovava sotto casa, si organizzava una partita a
porticine (il calcetto con le porte piccole), ci provavi con la ragazza inarrivabile (solo per il gusto di farlo e sapendo già che sarebbe stato un fallimento). E adesso sono qui e guardo a queste cose passate come un lontano ricordo. Adesso abbiamo i visori VR che ti dislocano, tempo zero, in una qualsiasi realtà virtuale, abbiamo FIFA e VOLTA, abbiamo i social. Tutto è molto più semplice, all’apparenza.
Mi sento quasi un traghettatore e sì, una bussola mi è comoda. Anche solo per confrontarmi sul mio ruolo di papà e gamer. Vorrei chiedergli in che modo far avvicinare mio figlio a una delle meraviglie del mondo, i videogiochi. Vorrei comprendere quali potenzialmente potrebbero essere i primi campanelli di allarme di una potenziale forma di dipendenza.
Le domande sono tante, ma finalmente ho qualcuno che mi risponde. Educare ai videogiochi è finalmente possibile grazie al progetto Edugamers for kids 4.0.
#LiveTheRebellion