Sembra che Blizzard voglia farci sapere che ama scatenare polemiche.
Ci risiamo: ogni passo di Blizzard è ormai al centro di mille polemiche. Dopo il ban del giocatore di Hearthstone Blitzchung, infatti, stavolta è toccato ad Overwatch entrare nell’occhio del ciclone (ma del fattaccio Hearthstone riparleremo). Non ci liberiamo di ciò che aveva scatenato la polemizzata risposta di Blizzard: anche stavolta si parla di Hong Kong. Sembra infatti che appena il giorno successivo al fattaccio di Blitzchung tre studenti americani abbiano, in segno di solidarietà, alzato dei cartelli con su la scritta “LIBERARE HONG KONG, BOICOTTARE BLIZZARD”.
Il loro esplicito scopo era quello di provocare una nuova
reazione da parte della software house, fino ad “auto-bannarsi” dai tornei non vedendone alcuna. La crociata è andata a buon fine, e gli stessi ragazzi
ringraziano Blizzard di aver trattato tutti con equità – invece di aizzare di nuovo la polemica pubblica.
La notizia non finisce qui:
Overwatch è ora disponibile anche per Nintendo Switch – e non per fare pubblicità. In onore del rilascio era previsto un evento presso un Nintendo Store di New York pochi giorni fa, che però
è stato annullato dalla stessa software house. Quale sia la ragione non è dato sapere, ma non è impensabile che la bufera di eventi scatenatasi finora possa essere causa fondamentale della decisione.
Da grandi poteri derivano grandi responsabilità.
Zio Ben aveva proprio ragione, e dovremmo ascoltarlo. Se questa storia ha da insegnare qualcosa (ne ha, e ne avrà) è che la libertà di opinione è al contempo il più bel diritto e
la peggiore arma dell’uomo, e può portare a grandi risultati o conseguenze devastanti.
Niente è gratis nel nostro mondo. Forse non sarà giusto, ma una libertà del genere deve avere
il suo prezzo, che deve essere pagato nel momento in cui si ritiene che qualcun altro ne esca minacciato.
Ma quindi il problema qual è?
Il vero “problema” è che ci sono
regolamenti, e che ci piaccia o no vanno rispettati qualsiasi idea politica abbiamo. Per un giocatore – specie nelle zone democratiche del mondo – è scontato dare supporto ad una causa che ritiene giusta. Per un’azienda, però, le cose stanno diversamente: un’opinione scomoda può costare la pagnotta, e inoltre parte delle azioni di Blizzard appartengono a una compagnia cinese.
Quindi sì: i giocatori
possono esprimere le loro opinioni, nessuno lo vieta. Ci sono però delle regole scritte da seguire, per far sì che la libertà di una persona non sia la condanna di un’altra o l’inizio di una grande bufera. In un mondo come il nostro serve, perché spesso è condannato non solo chi si esprime ma anche chi glielo permette. Farle rispettare prevede anche usare il
pugno di ferro.
#LiveTheRebellion