Fare conoscenza del mondo è possibile, anche pad alla mano.

Lascia perdere i giochini e studia. Trovati uno svago più redditizio, più maturo. Stare ore a giocare davanti allo schermo finirà col rimbambirti – perchè la televisione o gli stessi smartphone invece, tutta salute –. Quante frasi continuiamo a rispedire al mittente a suon di evidenze, anche scientifiche, atte a tutelare le ormai riconosciute qualità del videogioco e del videogiocare. Eh sì, con i videogiochi è possibile persino sondare la diversità culturale di contesti realisticamente definiti.

In questo caso quello dell’effervescente Europa, al centro dell’indie Squirrel And Bear: Europe. La Gamescom non funge solamente da palcoscenico per i soliti big, ma può anche fare da cassa di risonanza alla propagazione di idee provenienti dal basso. E anche questa volta l’annuale kermesse tedesca non ha fatto eccezione.

I videogiochi sono essi stessi un ricco elemento sul quale riflettere circa la diversità culturale, sia tra chi li produce che tra chi li compra

E’ un gioco in cui esplori la diversità culturale dell’Europa. Mentre viaggi di città in città impari a conoscere la lingua, , il cibo che si mangia, i luoghi con le loro differenze e in generale la cultura.

Barbare Von Hunnius a proposito del suo Squirrel And Bear: Europe
Barbara Von Hunnius, sviluppatrice principale di Squirrel And Bear: Europe, ci ricorda infatti quanto può essere stretto il rapporto tra videogiochi e pedagogia. Di come essi possano interessare qualunque target e soddisfare un larghissimo ventaglio di esigenze, ivi inclusa quella di educare i più piccoli, ma non solo. Nel titolo in sviluppo tutto ruota attorno al viaggio di un orso e di uno scoiattolo, in viaggio per l’Europa alla ricerca del loro amico tasso.

D’altra parte la diversità culturale non è certo estranea ai videogiochi, che in misure diverse hanno già abbondantemente affrontato la tematica. Basti a pensare a numerosi giochi di ruolo, quali Mass Effect o Skyrim, dove le differenze tra razze o popoli culturalmente distinti risultano essere al centro delle vicende trattate. O al fatto stesso che i videogiochi sono un prodotto culturale, attraverso cui è possibile riconoscere la cultura di provenienza di chi quel singolo titolo l’ha creato.

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