Quell’irresistibile voglia di Natale che solo Disney sa far venire.

Sento le prime note de Lo Schiaccianoci di Čajkovskij e la mia mente parte per la tangente verso un periodo dell’anno che amo alla follia, non tanto per nostalgia o buoni sentimenti, figurarsi, quanto per l’atmosfera surreale e onirica che ammanta ogni luogo, dove nebbia e luminarie fanno sfumare il concetto di tempo in un caldo bagliore capace di colorire perfino il pallore cittadino. Questo è l’effetto che fa l’ultimo adattamente firmato Disney del racconto di Hoffmann, profumato alla cannella e aghi di pino, esaltazione del pomposo Natale ottocentesco, fiabescamente pacchiano, magistralmente accompagnato dalla sfarzosa opera del maestro russo che fa sentire più a teatro che al cinema, traghettandoci dolcemente alle prossime festività.

Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni è uno sfarzoso tripudio di immagini surreali, fiabescamente pacchiane, capaci di raccontare sulle note del maestro Čajkovskij tutta la magia di una delle fiabe natalizie più pop.

Cinema in maschera
Ciò che più sorprende della pellicola, una volta giunti ai titoli di coda, è la totale assenza di fasi musical. Co-diretto da Lasse Hallström e Joe Johnston (subentrato nelle fasi finali delle riprese), questo Schiaccianoci è un’avventura senza soluzione di continuità che corre per 99′ al ritmo dell’omonima opera, amalgamando alle perfezione le scene come se fossero un susseguirsi di spartiti e seguendone l’incedere in simbiosi. Il percorso di formazione di Clara (una talentuosissima Mackenzie Foy), che la porterà a scoprire sé stessa e il mondo cui ha dato vita la madre scomparsa, con l’aiuto del padrino Drosselmeyer (Morgan Freeman), è volutamente teatrale ed esagerato, splendidamente artefatto nella sua fotografia, ricco di dettagli scenografici in moto perpetuo, popolato da personaggi assurdi e caricaturali, soprattutto la Fata Confetto di Keira Knightley, talmente melliflua da risultare inquietante, e Madre Cicogna (con tutta la classe di Helen Mirren), regina del Regno dei Divertimenti, emarginata e pronta ad entrare in guerra col suo esercito di topi.

Tutto ruota attorno a una chiave, capace di aprire non solo il carillon regalatole come ultimo dono di Natale dalla madre, bensì una vera e propria rivelazione sulla natura stessa di questo meraviglioso e impossibile mondo parallelo.

Un reame in cui i giocattoli prendono vita e dove la madre di Clara regnava nell’armonia generale, frantumatasi alla sua morte. Accade tutto in una notte, quella della magica vigilia, grazie all’escamotage del flusso temporale sfalsato tra i due mondi, che da tutto il tempo alla regia di lavorare senza rompere la sospensione d’incredulità, concentrandosi su una ricchezza scenografica tracimante e un ritmo che non cala mai, grazie anche al suo minutaggio compatto, e che anzi lascia un po’ in affanno certi interpreti. Come sorprendentemente succede al nostro prode capitano Schiaccianoci (Jayden Fowora-Knight), sempre un po’ in secondo piano, trasparente, poco incisivo, in generale all’ombra di Clara, che veste subito gli abiti della principessa in modo sartoriale, con una sicurezza invidiabile e un coraggio da condottiera navigata, prendendo pure in mano il comando dell’esercito alla volta dell’invasione del Regno dei Divertimenti. Grande personalità per una scelta forse avventata che porta al vero colpo di scena dell’opera. Non manca poi una vera e propria dichiarazione d’amore al balletto coreografato per la prima volta da Marius Petipa, per la prima al teatro Mariinskij di San Pietroburgo, anno 1892. Un vero e proprio intermezzo teatrale, spaccato della piece che regala uno spettacolo nello spettacolo fuso alla perfezione col contesto di quel momento narrativo. Una matrioska di coreografie e musica racchiusa in pellicola. Sono quei dettagli di rara eleganza capaci di infondere nuova linfa vitale a un classico, e in questo Disney è una vera e propria garanzia, andando a replicare il successo de La Bella e la Bestia di un anno fa.

Una Versailles cinematografica costantemente sopra le righe, anche nell’utilizzo di costumi arzigogolati e spettacolari, ispirati al già spumeggiante guardaroba delle varie monarchie europee che furono ed esagerandolo esponenzialmente (la foto qui sopra spiega più di mille parole), non perdendo però mai il senso del buon gusto. Un racconto farcito di buoni sentimenti come fossero i canditi di un panettone che però regala anche risvolti non banali, mai stucchevoli, grazie anche a un copione decisamente più moderno nelle sue linee più importanti, senza dimenticarsi di tratteggiare una serie di macchiette sfiziose utilizzate soprattutto in simpatiche scenette.

Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni è una godibilissima avventura per tutta la famiglia in definitiva, assolutamente classica come la sua colonna sonora fuori scala, brillante soprattutto per interpretazione e scenografia plateale ai limiti del pacchiano, costante gioia per gli occhi di chi ama una certa atmosfera festaiola, quella tipica del Natale e dei suoi pantagruelici addobbi. Non rivoluziona il genere ma sa incantare, soprattutto quando il freddo comincia a farsi sentire e la fine dell’anno si avvicina.

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