Stefano Calzati

Speciale Maria Maddalena tra misticismo e occasioni sprecate

La storia più antica del mondo, a quanto pare, ha ancora segreti da svelare.

Maria Maddalena è da sempre una delle figure più controverse della religione cristiana e più nello specifico della vita di Gesù di Nazareth. Presunta prostituta, peccatrice pentita, discepola, apostola e poi santa, tante diverse personalità e storie per una sola, fondamentale figura. Di materiale per mettere in pellicola una storia così affascinante, per religiosi e atei, ce n’era parecchio e Garth Davis ha deciso di concentrarsi su ciò che narrano alcuni Vangeli apocrifi, che gettano una nuova luce, quella del suo ruolo di vero e proprio tredicesimo apostolo (e non di prostituta come ha voluto farci credere un papa del ‘500), sulla storia più raccontata e tramandata al mondo. Se quindi di colpi di scena è inutile aspettarsene, il più grande pregio di questa pellicola sono i loro splendidi interpreti, Joaquin “Gesù” Phoenix e Rooney “Maria di Magdala” Mara, personaggi che escono dal selciato degli stereotipi religiosi per abbracciare un’attitudine inedita, più umana, inquieta, quasi insicura nel caso del “salvatore” e ribelle, femminista e forte per Maria Maddalena.

Maria Maddalena
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Una coppia di attori straordinari capaci di far ricordare questa pellicola nei-secoli-dei-secoli-amen? Scopriamolo seguendo le infinite vie di questo speciale.

Cinema apocrifo
Mille contrasti, quelli che descrivono Maria Maddalena, sia come personaggio che come pellicola. Un film tanto meraviglioso nell’estetica, scenografica (splendidi gli scorci di Matera, Napoli, Trapani trasformate in Palestina), registica, recitativa, quanto spesso vuoto, privo di pathos e incapace di coinvolgere fino in fondo, come se fosse la versione patinata e ricercatissima di quelle ricostruzioni documentaristiche che svelano “nuove verità” su un dato capitolo della nostra storia. Ma soprattutto è un film dove la sua assoluta protagonista non è più tale superata la metà, incontrato il Nazareno sornione, mistico, quasi rassegnato al suo destino. Una storia che inizia in uno spaccato di Galilea, descrivendo la frugale vita di una pescatrice e ostetrica nel piccolo villaggio di Magdala, scandita da orari, abitudini e riti religiosi – ebraici – come dalla consueta sottomissione del lato femminile della famiglia ai voleri patriarcali, sociali, spirituali. In questo contesto Maria Maddalena, ormai promessa sposa senza possibilità di scelta, disgustata da questa rassegnata violenza secolare, inizia il suo percorso mistico che la porterà a rinnegare la sua stessa famiglia, il luogo che le ha dato i natali, l’ebraismo, per abbracciare la “ribellione” cristiana guidata da Gesù e dai suoi apostoli, intenti a marciare su Gerusalemme per spalancare le porte del Regno di Dio e respingere l’oppressione romana, tra un’incrollabile fede e tattiche di propaganda politica decisamente terrene e studiate. Un battesimo che ci dona una Maria pronta ad ergersi a protezione delle donne, spronarle a lottare e ad unirsi alla loro causa, svelando un lato femminista tenace e travolgente, mentre le prediche del Cristo risuoneranno flemmatiche, strascicate, quasi stanche ma potentissime.

Quello che manca è un minimo di fiction, di romanzo in più, che faccia da collante tra le battute più intense e le immagini più suggestive. Manca il coinvolgimento, in un susseguirsi di aforismi e scorci paesaggistici di rara bellezza che però intorpidiscono lo spettatore; ma soprattutto è la cronologia della storia a stonare con il senso stesso del film. Il trentatreesimo anno della vita di Gesù, dall’incontro con Maria fino alla resurrezione di cui fu prima testimone, poco prima (il giusto per creare il background del personaggio) e nulla dopo. Tutto è condensato in un solo anno della sua vita. Sarebbe stato gradito un focus più spinto sulla Maria Maddalena del dopo-resurrezione, con il suo coinvolgimento nella nascita della Chiesa cattolica, anche romanzando se necessario, dato che le informazioni giunte fino a oggi sono quelle che sono. In alcuni passaggi risulta anche attutito il carisma stesso di un personaggio che brilla della luce riflessa del Nazareno, e che invece sboccia quando è lontana dalla sua influenza e dalle inquadrature condivise.

Sospesi a metà tra la spiritualità e la crudezza di un mondo ostile e rassegnato, Maria Maddalena e Gesù si dividono la scena esaltando i loro personaggi ma anestetizzando il racconto.

Interessantissima è invece la storia nella Storia di Giuda Iscariota (Tahar Rahim), dalla devozione al tradimento. Il più coinvolto nella causa del suo maestro, colui che più credeva alla venuta del Regno di Dio, che avrebbe riportato in vita tutti i cari defunti, sua moglie e sua figlia. Un’incrollabile speranza tradita dalle sue stesse aspettative sovrannaturali quando, giunti a Gerusalemme, le celestiali porte non si aprono e scoppia invece un conflitto, prima verbale e poi quasi fisico, tra Gesù e i sacerdoti del Tempio, ormai corrotti nell’anima tra sacrifici animali e denari, divenuto un mercato della spiritualità, un discount religioso che è più abitudine che fede. Ci sono poi grandi silenzi conteplativi che esaltano le abilità espressive di Rooney Mara sopra tutti, sempre eccezionale e intensa, una delle migliori attrici in circolazione che si conferma in un ruolo decisamente complesso. Joaquin Phoenix è lui, sempre sopra le righe anche quando si entra nel sacro, attraversando delicatamente la sottile linea del profano con un personaggio che sembra sotto effetto della morfina, un po’ come il “Doc” Sportello di Vizio di Forma (Paul Thomas Anderson) costantemente intontito dalla marijuana, dando una cadenza rilassata ma implacabile alle proprie parabole.

Tutto è un po’ rarefatto, quasi onirico, e questo massimizza l’effetto estetico, per carità, ma il ritmo ne risente drammaticamente. In fondo è un po’ un’occasione sprecata questo Maria Maddalena, non so neanche bene se mi è piaciuto no. Perché il personaggio c’è, esce dagli schemi, è interpretato egregiamente e ha un copione scritto da Dio (in tutti i sensi), però la figura di un Gesù altrettanto intenso e diverso ruba la scena ad una storia che avrebbe potuto, se romanzata a dovere, essere ancora più Maddalena-centrica, coinvolgente, viva, nuova e moderna.

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