Filippo Veschi

ILoveRetro Doom64: retrocensione del Doom apocrifo

Doom 64 è l’unico DOOM “originale” non sviluppato da id Software, una gemma perduta di cui non ha senso scrivere la solita recensione.

A che serve, una recensione classica di DOOM 64? Tra pochissimi giorni potremo finalmente mettere le mani sul port Nintendo Switch di Doom 2016, il clamoroso titolo che lo scorso anno ha riportato il papà degli sparatutto in prima persona sulla cresta dell’onda. Non è la prima volta, però, che demoni infernali e space marine si affrontano su di una console Nintendo. Sia Super Nintendo che GameBoy Advance ricevettero infatti dei port del primo seminale Doom (e di Doom II, solo su GBA), mentre il monolitico Nintendo 64 poteva annoverare tra i titoli del suo primo anno di vita un certo Doom 64. Proprio di quest’ultimo gioco parliamo oggi, non solo perché si avvicina il suo ventennale (la versione PAL uscì il 2 Dicembre 1997), ma anche perché al contrario degli altri port, si tratta di un vero e proprio capitolo ex novo, realizzato appositamente per la console 64-bit.

Un Doom canonico, non un semplice port
doom 64 recensione fenomeno
Fenomeno Doom è stato il primo vero fenomeno di massa dei videogiochi. Ne abbiamo scritto una monografia.
A distanza di vent’anni possiamo tranquillamente affermare che la moda di affibbiare il suffisso “64” a qualsiasi gioco Nintendo 64 abbia fatto a livello di branding notevoli danni. Oggi come all’epoca esiste un numero impressionante di persone ancora convinte che Doom 64 non sia altro che l’ennesimo port del primo gioco della serie, con quel “64” aggiunto così, quasi per convenzione. Niente di più falso, qualcosa che una recensione di Doom 64 non direbbe mai. Sviluppato da Midway sotto la severa supervisione di mamma Id Software, Doom 64 è letteralmente un capitolo a se stante del franchise, sequel diretto di Doom II. Come nei precedenti giochi, anche stavolta la trama è un mero pretesto per dare il via al massacro. Dopo aver salvato la terra dall’invasione infernale ed aver sconfitto Icon of Sin al termine di Doom II, Doomguy viene nuovamente inviato su Marte. Gli eserciti della terra hanno provveduto a colpire il pianeta rosso con un bombardamento radioattivo nella speranza di eradicare la minaccia demoniaca una volta per tutte, ma qualcosa è sopravvissuto e sta resuscitando ancora una volta l’esercito degli inferi: è tempo, ancora una volta, di sbudellare cacodemoni, baroni dell’inferno, imp e chi più ne ha, più ne metta.

Il tempo è galantuomo
In quegli anni, per un amante degli FPS, N64 era la console da avere. Nel solo 1997 videro la luce non solo Doom 64, ma anche rinomatissimi titoli come GoldenEye 007 e Turok: Dinosaur Hunter. All’epoca entrambi i giochi riscossero un successo nettamente superiore a quello di Doom 64: si trattava di FPS più moderni nella struttura e nel gameplay, realizzati con motore grafico interamente poligonale. Al contrario Doom 64 appariva già come un gioco datato, superato tanto nella grafica quanto nel gameplay, come evidenziava una qualunque recensione dell’epoca. Niente pulsante per il salto, niente possibilità di mirare in verticale, i nemici realizzati come semplici sprite bidimensionali in ambienti tridimensionali. Eppure, se Turok e GoldenEye sono oggi titoli decisamente invecchiati male, pur conservando tutta la loro importanza storica, con gli anni Doom 64 ha acquisito un certo fascino vintage, che si è concretizzato con una piccola ma molto rumorosa nicchia di appassionati che su internet ancora tiene viva la fama del gioco. È anche facile capire il perché: laddove quelle prime grafiche poligonali appaiono oggi tremendamente datate, gli sprite di Doom 64 risuonano con l’estetica retro ora tanto in voga; laddove gli allora moderni gameplay di GoldenEye e Turok appaiono oggi macchinosi e datati, Doom 64 conserva l’essenzialità, quella brutalità primordiale che è istintivamente attrattiva. È così, nel giro di venti anni, un titolo frettolosamente bollato dalla critica e dal pubblico come mediocre e superato si è riscoperto come vero e proprio gioco di culto.

Doom 64: Doom 3 prima di Doom 3, meglio di Doom 3
I 32 livelli che compongono Doom 64 ripropongono il solito gameplay mix della serie: labirintici livelli popolati da mostri infernali, interruttori, chiavi, segreti e trappole; un arsenale di armi piuttosto variegato su cui contare ed una giocabilità basata sulle abilità e sulla mobilità del giocatore: saper schivare proiettili, controllare le masse di nemici, saper adeguare istantaneamente la propria strategia in base al tipo, numero e posizionamento degli avversari e così via. Ciò che differenzia maggiormente l’episodio N64 dagli altri della serie sono però le atmosfere. Le abituali musiche pseudo-metal di Doom qua fanno posto ad una colonna sonora ambient-industrial scritta da Aubrey Hodges, capolavoro di tensione ed inquietudine, in grado di sottolineare l’aspetto più puramente horror del gioco. Anche il nuovo sistema di luci introdotto dal gioco contribuisce molto alla costruzione dell’atmosfera, con stanze e corridoi di volta in volta illuminati da riflessi rossi o blu, piuttosto che dalla solita luce intermittente del classico Doom. Le ambientazioni, prendendo ispirazione forse da Quake, uscito su PC l’anno precedente, hanno uno stile gotico, dal sapore a tratti lovecraftiano. Dei Doom classici, Doom 64 è quello decisamente più improntato all’horror, anticipando per certi versi le atmosfere che saranno poi riprese anni dopo in Doom 3. Attenzione però: laddove il titolo del 2004 sacrificava sull’altare delle atmosfere la frenesia e l’azione tipica della serie, Doom 64 riesce elegantemente a tenere il piede in due staffe: non tanto jump scare, ma trappole ed imboscate, con decine di nemici pronti a farci la pelle. È vero, il numero di nemici a schermo non raggiunge mai quello visto in Doom e Doom II, probabilmente per consentire una resa grafica fluida su N64, ma ci si va vicini in alcune occasioni. Il risultato finale è un ibrido impossibile tra Doom classico, Quake e Doom 3, un ibrido che funziona maledettamente bene.

Doom 64 recensione apocrifo
Ritorneremo, prima o dopo
Se negli anni Doom 64 è stato notevolmente rivalutato, ancora sono pochi i pubblici riconoscimenti ottenuti da questo titolo. Nessun port ufficiale è mai stato realizzato. Al momento l’unico modo ufficiale per giocare a Doom 64 è recuperare console e cartuccia, mentre per i giocatori più smaliziati esiste un adattamento non ufficiale su PC, realizzato da Samuel “Kaiser” Villarreal, Doom 64 EX. Si tratta di un source port che per funzionare ha bisogno della rom estratta da una cartuccia di gioco (legalmente posseduta) di Doom 64. Questa versione include controlli completamente customizzabili, mouse look ed opzioni grafiche moderne. In assenza di altre versioni ufficiali è al momento attuale il modo migliore per giocare a Doom 64. Non è detto che le cose restino così in futuro. Il lore di Doom 2016 conferma in maniera più o meno implicita la canonicità di Doom 64. Id Software non ha quindi dimenticato questo titolo e potremmo rivederlo in futuro, magari legato alle piattaforme Nintendo, così come 20 anni fa. Non sarebbe affatto male ritrovarselo come bonus in Doom per Switch, oppure tra i titoli presenti nell’ormai inevitabile Nintendo64 Mini del prossimo anno. In un modo o nell’altro, possiamo scommettere che questo grande titolo tornerà; dopotutto, se ha uno schermo, Doom ci può girare sopra.

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