Dalla sua fabbrica delle meraviglie, Nintendo cala l’ennesimo asso della sua storia, stuzzicando il bambino interiore di ogni videogiocatore con un feticcio magnetico che si pone l’obiettivo di fare bene una sola cosa (soprattutto): farci giocare.

Esattamente una settimana fa avete potuto leggere, su queste stesse pagine, i deliri, le idee di un uomo che fa del multitasking e dell’all-in-one una ragione di vita. L’amico e collega Pietro Iacullo ha dipinto Switch come una console che potrebbe essere ma non vuole, che “non si impegna abbastanza“, come leggevo sovente sulle mie pagelle scolastiche. Subito è scattata la bagarre, sia sulla nostra pagina Facebook che sul relativo gruppo, tra chi gli dava del clickbaiter e chi ne appoggiava le idee.

Oggi vi voglio portare dall’altra parte della barricata, esponendo il punto di vista di un giocatore che con una console ci fa solo una cosa: quella per cui è stata progettata in origine

Quindi mettetevi comodi e fate scorrere questa pagina web sul browser della vostra Switch. Dicevo, è sabato mattina, pigiama addosso, biscotto in una mano e smartphone nell’altra, godetevi questa lettura ad alto tasso di nintendarità, ma anche di sobria oggettività!

Religiosamente essenziale
“Cult” è una parola spesso usata a sproposito e che può essere declinata e soggiogata in tantissimo modi. Il vero oggetto culto è un bene materiale che entra nell’immaginario collettivo per non uscirne più nonostante i progressi tecnologici che prima o poi lo renderanno obsoleto, dematerializzandolo dagli scaffali dei centri commerciali, senza mai però scomparire nelle pieghe del tempo. Perché si, belle le auto moderne con i loro comandi vocali, aiuti alla guida e 5 stelle Euro NCAP, però una Jaguar E-Type verrà ricordata fino a che non ci autodistruggeremo. Pietro citava il Walkman, a proposito, geniale e seminale lettore di audiocassette prodotto da Sony che dal 1979 reinventò il modo e il luogo in cui fruire di uno dei beni più preziosi creati dall’uomo: la musica.

Pericolosissimo, ma cult dai capelli cotonati fino ai pattini a rotelle…

 

C’è sony, che plasma cult nel mondo dei lettori musicali…
Premendo il fast forward e restando sempre nello stesso campo, l’iPod di Apple è decisamente un altro segno a scalpello nella storia dell’industria e delle nostre vite (di chi è nato negli anni ’90 soprattutto), fin quando non venne inglobato dal più popolare e versatile iPhone. Tutto quello che ieri era icona, oggi è stato inglobato in smartphone e tablet, dal PC (c’è ormai chi lavora praticamente solo col proprio cellulare) al palmare, dal lettore mp3 ai videogiochi, dalla telefonia mobile ai film, serie TV, libri e tutto internet. Il bello è che questa spremuta di tutto ciò che rappresenta la tecnologia del XXI secolo, ce l’abbiamo sempre in tasca, a portata di mano (a volta asfissiandoci). Nintendo ha bene sotto gli occhi questa situazione ormai consolidata, ci gioca pure, investendo nel campo del gioco mobile più per pubblicità che altro, e decidendo in fine di lanciare sul mercato una console che davvero fa una sola cosa, permetterci di giocare con i propri, e di chi li ha concepiti, sogni ad occhi aperti chiamati videogiochi.

…e chi lo fa con le macchine da gioco (madonna che trollata)
Niente browser, niente app video (quando perfino 3DS ha YouTube, rimanendo a Kyoto), niente lettore musicale (stessa cosa) e in generale nessun supporto, per ora, alle applicazioni di terze parti. Un sistema operativo fulmineo, snello e semplicissimo come non se ne vedevano da anni, per andare a braccetto con esperienze pronte ad esplodere nel giro di pochi secondi, giusto il tempo di premere il pulsante di accensione e sfiorare con un dito l’icona del titolo in cui ci vogliamo tuffare. Una sezione “notizie” fantastica, quasi una mini rivista virtuale a tema N e un negozietto online che ti spilla soldi solo a guardarlo, grazie ad una nuova dimensione ibrida che spinge a voler giocare avidamente qualsiasi cosa. D’altro canto lo stesso Reggie Fils-Aime, nei giorni del lancio mondiale, aveva affermato che Switch è una macchina nata quasi esclusivamente per giocare, alludendo però a dialoghi già avviati con società quali Netflix e Amazon per completare l’offerta dell’ibrida. Ma allora perché non muoversi prima e integrare il tutto dal day one?

…tutto il resto pare superfluo, non trovate?

 

Perché Switch non è un tablet e non doveva essere scambiata per l’ennesima piattaforma multimediale come ce ne sono a centinaia, sugli scaffali e nelle nostre case, soprattutto dopo il clamoroso tonfo di Wii U, prodotto dalle troppe interpretazioni, mai sbrogliate da una Nintendo in stato confusionale. Il pubblico, come non era affatto scontato, ha accolto il prodotto a braccia aperte, un prodotto per gamer incalliti, famiglie e casual, con una filosofia 0-99 che è forza e valore di Nintendo. Perché diciamolo, una volta che si apre la scatola e la si prende tra le mani, con le sue componenti staccabili stile Transformers, quel “clac” quasi pornografico nel momento dell’attacco di un Joy-Con, gli stessi che si trasformano in mini controller per sfide veloci e voraci tra voi e le vostre metà, parenti, fratelli, amici, la versatilità e velocità con la quale si trasforma in home console e il suo design pulito, elegante e iconico come una cabina telefonica di Londra, ci si dimentica di tutto il resto e si vuole solo giocare.

Una console social, anzi, post-social
Un prodotto che non ha bisogno quindi di spacciarsi per smart device, con buona pace di chi adora ebook e streaming video, consumatori che difficilmente rinuncerebbero a smarphone e tablet per infilarsi nello zaino la sola Switch, alla quale oltretutto gli squali del settore “smart” mangerebbero in testa senza problemi. Diciamo che per me una Switch utilizzata come tablet sarebbe solo un surrogato, con il rischio di una scarsa ottimizzazione da parte delle terze parti, in un mondo dominato da iOS e Android, nel quale neanche IL gigante dell’informatica ha potuto far breccia, ovvero Microsoft con i suoi Lumia (indovinate che cellulare ho), prodotti dalle elevate potenzialità ma trattati come ferraglia di serie B da chi sviluppa applicazioni. Insomma, un surrogato esattamente come chi ci ha provato prima di lei, si pensi soprattutto a PS Vita, decisamente più “intelligente”, forse troppo, dato che alla fine, a mancare è stato addirittura il supporto software della casa madre.

Nintendo va oltre il concetto di social contemporaneo, restaurando il multiplayer locale con amici e parenti per guardare avanti verso un roseo futuro “post-social”

Nintendo Switch: La console post-sociale
E in un’epoca in cui la parola “social” rappresenta più che altro device che comunicano attraverso una tastiera che individui che usano il dono (o talvolta la condanna per le orecchie altrui) della parola, dove il multiplayer online sta devastando interi generi di cui ricordiamo capolavori single player ormai slavati, Nintendo fai il doppio giro, torna al multiplayer locale, insito nell’anima stessa della console e ci mostra un mondo dove condividere i Joy-Con (dai, falli girare!), collegarsi in LAN per fulminanti scomuniche in partite online contro il resto del mondo, siano essi disadattati cronici o professionisti dell’eSport, mamme o impiegati appena scampati dal fiume in piena del traffico made in tangenziale. Questa sensazione di comunità è accentuata, favorita, esortata non solo degli spot con cui Nintendo (finalmente) ci bombarda anche sulla TV generalista, ma dal fatto di non avere altre distrazioni e fronzoli superflui. Si è talmente attratti da questo oggetto del desiderio e da tutte le sue possibilità che non si fa altro che sperimentare tutti i possibili utilizzi, per non parlare di chi se l’è già portata in vacanza (e ci si è divertito, a differenza del nostro Webmaster).

La monomedialità come dolce anacronismo
Di anacronismi Nintendo è maestra, madre adottiva di milioni di giocatori, croce di milioni di appassionati di tecnologia. Ma questo è l’articolo di un romantico, uno che legge ancora i libri di carta e inchiostro, che il suo cellulare lo farebbe volare fuori dalla finestra ad ogni crash di Facebook (numeri uno, davvero), che quando migra in campagna vuole solo concedersi, di tanto in tanto, una partita in portatilità lontana dagli scazzi della vita moderna, di internet e di tutta la razza sua. Dolce monomedialità che distoglie occhio e mente da tutto il resto, dolce feticcio che se ne frega di tutto per esaltare l’essenziale, macchina dall’anima di fanciullo. Tra qualche mese arriverà Netflix e probabilmente tutta un’altra serie di servizi che non mi interesserà installare (magari relegati in un piccolo sotto-menu all’interno dell’eShop), arriveranno aggiornamenti e il servizio online (questo lo aspetto al varco, soprattutto per l’aspetto Virtual Console), un continuo e naturale mutamento interiore che non snaturerà mai il suo DNA di cristallina macchina da gioco, per tutti, con tutti, così come è stata presentata al mondo.

 

Il miglior amico del videogiocatore!

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