Può darsi che nella rara occasione in cui per seguire la giusta rotta ci voglia un atto di pirateria, la pirateria stessa possa essere la giusta rotta.

[Governatore Swann – Pirati dei Caraibi]

 

Ah, la Baia del Pirata… una di quelle cose che tutti conoscono ma che nessuno frequenta (almeno stando a quanto viene dichiarato). E ovviamente, visto che siamo tutte persone buone e brave, nessuno di noi avrà mai messo piede in un “torrente“…

Ironia a parte, questo articolo non vuole in nessun modo porsi come una morale ai pirati, né tantomeno avvalorare in alcun modo la pratica, ma non siamo nemmeno così stupidi da negarne l’esistenza e i problemi che genera. Spesso tentare di combattere la pirateria porta a dover prendere decisioni scomode, sia per l’utenza che per gli sviluppatori che vedono i loro software scivolare via nei meandri dei download illegali. Accade però a volte (rare, rarissime per la verità), che qualche team decida di seguire il vecchio adagio: “se non puoi batterli, unisciti a loro”. Ed è quanto hanno fatto i ragazzi di Acid Wizard, team polacco composto da tre individui (e un cane), che dopo qualche anno di early access su steam e una versione definitiva di recente uscita, hanno deciso di caricare essi stessi su The Pirate Bay un file torrent del loro titolo d’esordio, Darkwood.

Senza trucchi, senza inganni.

 

guybrush pirateria

“Per i Sargassi!”

 

Prima di farci salire il Guybrush Threepwood selvaggio, però, è bene conoscere un paio di cosette. Come nelle migliori storie di pirati, anche in questa c’è un po’ da scavare per trovare quel tesoro fatto di verità e considerazioni sull’industria videoludica che ha spinto a questa decisione…

 

 

Quindici dollari sulla cassa del morto…
…anzi, $14,99 per la precisione. Questo è il costo riportato da Steam, con le dovute variazioni regionali, che per l’esperienza offerta da Darkwood sembra senz’altro appropriato. In fondo abbiamo davanti un indie, non un tripla A, ma questo non significa affatto un prodotto di scarsa qualità. Per la recensione più approfondita ci sarà tempo, al momento vi basti sapere che, nonostante il progetto nato da Acid Wizard vada avanti dal 2014 e abbia mancato più volte le proprie deadlines, è riuscito comunque a soddisfare le aspettative di quasi tutti gli utenti che vi hanno messo le mani. Quel 94% di recensioni molto positive su Steam parla da solo, d’altronde.

 

Abbiamo fatto il passo molto più lungo della gamba, ma sapevamo di avere per le mani qualcosa di speciale, e dovevamo completarlo nel modo in cui ce l’eravamo immaginato.

 

Il che è un risultato decisamente impressionante, se pensiamo che il titolo era nato come un tower defense senza troppe pretese, da terminare in un mese di sviluppo attivo. Vari anni dopo ci sono ancora alcune limature in corso d’opera, a dimostrazione di quanto il team ci tenga sia alla propria creazione che alla propria utenza.

 

Ed è proprio quest’ultimo aspetto che sembra aver fatto scattare una qualche molla nelle menti di Acid Wizard. Le dichiarazioni riportate ufficialmente parlano di due aspetti che hanno portato alla decisione di utilizzare ThePirateBay. Il primo è relativo a quella fetta di utenza che, causa ristrettezze economiche, non è in grado di spendere denaro su Steam, ma vorrebbe comunque provare il titolo. Da questo punto di vista il team polacco non è il primo a voler venire incontro ai propri fan: già nel 2014 11 Bit Studios aveva distribuito gratuitamente una serie di chiavi per This War of Mine, mentre Jonatan Söderström di Devolver Digital aveva in due diverse occasioni dimostrato la propria solidarietà ai “pirati per necessità”, offrendo assistenza tecnica e aggiornamenti per le versioni torrent di Hotline Miami, e invitando l’utenza australiana a piratare Hotline Miami 2 a seguito di un divieto di distribuzione da parte della Australian Classification Board.

 

“Se non verrà rilasciato in Australia, potete tranquillamente piratarlo dopo l’uscita. Non c’è bisogno di mandarci del denaro, godetevi pure il gioco! Pace.”

 

Un altro caso eclatante fu, a suo tempo, quello di Stardew Valley, dove la massiccia community stessa decise di venire incontro ai pirati, offrendosi di comprare copie extra per chi non potesse permettersi il gioco, tramite gli Humble Bundle. Neanche a dirlo, pur non cancellando totalmente la pirateria, l’operazione fu un discreto successo commerciale e pubblicitario per il publisher Chucklefish.

 

A spasso sull’asse!
Certo, in ognuno di questi casi si è trattato di una scommessa, un sottile filo sospeso tra la bancarotta e il ritorno pubblicitario sulla quale gli sviluppatori si sono trovati a camminare. Con la pubblicazione attiva del torrent, Acid Wizard si è limitata a togliere la rete di protezione sottostante, ma al di là della semplice buona volontà verso l’utenza, il vantaggio che il team può trarne immediatamente è uno: quello di creare una community solida che, magari in futuro, deciderà di supportare economicamente il team di sviluppo.

 

Negli ultimi anni in particolar modo, due sono stati gli approcci, diametralmente opposti, adottati tanto dai colossi del settore che dai pesci piccoli. Da un lato c’è l’approccio “a ostacoli”, di cui EA è stata a lungo fan: DRM come se piovesse, diritto d’uso dei software previa autenticazione sui server ad ogni accesso, costante necessità di connessione e via dicendo. Il sentimento generale è che questo abbia più spesso rovinato l’esperienza ai giocatori leciti, mentre i pirati si sono limitati a ignorare il titolo o, laddove possibile, ad aggirare le limitazioni con una crack apposita. Tra il disastro di SimCity 4 e i problemi di Blizzard e Ubisoft legati alle autenticazioni sui server Uplay anche per giocare in single player… beh, diciamo solo che l’utenza non è stata tra le più felici di questa scelta, che pur avendo segato le gambe alla pirateria, ha fatto lo stesso anche con l’opinione pubblica delle aziende responsabili.

 

Dall’altro lato abbiamo invece il “lassaiz-faire” di compagnie come Remedy: se tanto è impossibile battere i pirati, una buona alternativa sembra essere quella di sfruttarli per farsi pubblicità. E così vengono fuori esempi che fanno notizia non tanto per le proteste dei giocatori leciti, quanto per le autodenunce dei pirati stessi. In Alan Wake, e successivamente in Quantum Break, ad esempio, l’unica penalità (a parte la mancanza degli achievements nella versione console) è l’essere costretti a girare con una benda da pirata in faccia, consistente con le dichiarazioni di Oskari Hakkinen di Remedy riguardo al chiedere ai pirati, se non altro, di parlare positivamente del titolo se gli fosse piaciuto. Ben più ironica e karmica era la punizione implementata dal team di Game Dev Tycoon: in un torrent caricato volontariamente da Green Heart Games nel proprio titolo di simulazione di un’azienda videoludica, dopo qualche ora di gioco i pirati si sarebbero trovati dall’altra parte della barricata, ad affrontare pirati (virtuali stavolta) che impedivano alla propria azienda fittizia di fare soldi. Prima che arrivasse la spiegazione ufficiale, molti hanno chiesto lumi sulla questione, rivelando senza saperlo la loro natura piratesca. Altri sviluppatori si sono addirittura impegnati per creare situazioni ad hoc per i pirati. In The Witcher 2, le compagne di letto di Geralt erano sostituite da corpulente e sgraziate locandiere, mentre in Arma II veniva introdotta una sorta di modalità “sbronza”, ossia una degradazione progressiva che dava l’impressione di essere sotto pesanti effetti alcoolici, fino a trasformare in ultima battuta il giocatore in un innocuo uccello.

In linea di massima, tuttavia, questa seconda attitudine al problema, alla lunga, sembra giocare a favore dei team di sviluppo, attirando su di sé una buona pubblicità e spesso fornendo quella che è una sorta di demo a termine del gioco piratato, piuttosto che cercare di stroncare alla radice la situazione con più danni che guadagni. E in alcuni casi, è capitato anche che gli ignari bersagli delle misure di protezione, dopo essersi autoaccusati involontariamente in cerca di informazioni sui misteriosi “problemi” della loro copia, abbiano deciso di farsi un esame di coscienza, acquistando il titolo in un secondo tempo.

Tuttavia, anche l’aspetto pubblicitario, da solo, non sembra essere sufficiente a giustificare la scelta estrema di Acid Wizard. Soprattutto se consideriamo che si tratta di un team esordiente…

Pirati, ma con dignità!
Certo, il guadagno d’immagine è immenso in questo caso, ma l’obiettivo del file torrent di Darkwood non sembra essere solo quello di far parlare di sé in positivo, quanto più quello di scoraggiare un altro tipo di comportamento, legato solo concettualmente alla pirateria per necessità. Stiamo parlando della rivendita di chiavi univoche per il download del gioco, ossia il mondo dei reseller. Un mondo fatto di distributori digitali alternativi ai canali ufficiali, che negli ultimi anni hanno proliferato come funghi, offrendo chiavi per i titoli a prezzi scontati. In questo rientrano sia soggetti più loschi che realtà più affermate e affidabili (alcuni, come Kinguin, ad esempio, sponsorizzano persino squadre di e-sport).

Si tratta però di fatto di una zona grigia tra le piattaforme ufficiali e i clienti, che spesso presenta dei rischi calcolati. Primo fra tutti quello che le chiavi vendute non siano valide o già usate: di fatto, i reseller non hanno modo di verificare l’autenticità dei propri prodotti, poiché questo significherebbe doverle attivare loro stessi. In altri casi è possibile che sia il publisher del gioco a ritirarle poiché magari acquistate con mezzi illeciti, o in zone diverse da quelle in cui vengono poi utilizzate, richiedendo l’attivazione tramite una VPN (cosa che va contro la policy di molte compagnie).

Tuttavia, i prezzi scontati a volte anche oltre il 50% del prodotto, convincono i giocatori all’azzardo. Se è vero che il rapporto fra chiavi vendute e chiavi valide non sempre è così nero, è anche vero che vi sono state situazioni in cui i publisher hanno attivamente bloccato centinaia di chiavi in blocco. Clamoroso fu il caso di Far Cry 4: chiavi vendute su G2A.com vennero revocate in massa poiché acquistate con carte di credito clonate via Origin. Così come per i siti hosting di torrent, non è intenzione nostra puntare il dito contro il sito aggregatore (sia esso The Pirate Bay o G2A.com). Tuttavia, come sottolineano anche i ragazzi di Acid Wizard, la presenza di individui che cercano in tutti i modi di ottenere chiavi di licenza valide, spacciandosi per recensori o per blogger/vlogger intenzionati a creare contenuti pubblicitari, rende difficile agli sviluppatori accertarsi che queste finiscano nelle mani giuste, e non invece all’asta su qualche sito di reseller.

La cosa triste, è che un sacco [delle mail che riceviamo] sono truffe. Sapete, quando le persone fingono di essere uno youtuber o un blogger e chiedono un codice Steam. Il codice viene poi rivenduto attraverso una piattaforma losca. Ad essere sinceri, ci siamo stufati. Questa pratica ci rende impossibile fare qualsivoglia giveaway o mandare i codici alle persone che effettivamente non hanno denaro per giocarsi Darkwood. […]

 

Abbiamo solo una richiesta: se vi piace Darkwood e volete che continuiamo a creare giochi, prendete in considerazione di comprarlo in futuro, magari anche in saldo, su Steam, GOG o sull’Humble Store. Ma perfavore, perfavore, non compratelo da un sito di rivendita codici. Facendolo, non fate altro che alimentare il cancro che sta prosciugando quest’industria.

 

Con tutti i rischi che una manovra come quella di Acid Wizard può comportare, con tutte le considerazioni fatte sinora sui vantaggi pubblicitari e gli svantaggi economici della pirateria, e su quanto questo possa incidere su un piccolo team indie…

Beh, dite pure quello che vi pare sullo stato attuale dell’industria, ma per come la vedo io il fatto che un gruppo di neofiti appassionati al loro esordio preferisca comunque rischiare di rimetterci soldi piuttosto che la faccia, mentre aziende ben più grosse preferiscono dichiarare guerra a tutto e tutti pur di mantenere la presa sui propri introiti (spesso senza nemmeno guardare in faccia la soddisfazione della community), dando così terreno fertile ad azioni fuori dagli schemi, dovrebbe essere un campanello d’allarme…

#LiveTheRebellion