Succede ogni anno dal 2007 e ormai dovremmo esserci abituati, ma invece puntualmente ricadiamo ogni 365 giorni nella stessa trappola: finisce il Keynote in cui Apple presenta i suoi ultimi melafonini – espressione che più o meno non si usava dal 2007, peraltro – e tutti vanno fuori di testa. Quest’anno per “colpa” di iPhone X abbiamo raggiunto il nostro personale livello di saturazione, e – premesso che chi vi scrive è un appassionato di tecnologia abbastanza super partes, che personalmente utilizza l’accoppiata smartphone Android e iPad da tre o quattro anni, refreshando i relativi hardware alla bisogna – abbiamo sentito l’esigenza di unire la nostra voce a questo coro di voci scappate di casa.
Il primo pensiero dopo la presentazione di iPhone X è stata proprio questo: benvenuta nel 2013 Apple. Affermazione indubbiamente ironica e befferda (ormai dovreste conoscerci, è il nostro marchio di fabbrica), ma che dietro il sarcasmo nasconde anche qualche nota di sincerità. Perché è verissimo che molte delle grandi rivoluzioni presentate ieri sera sono sul mercato – anche abbastanza diffusamente – da anni, che Samsung e più in generale Android c’erano arrivati cinque anni fa e che quando sul palco hanno detto una cosa del tipo “questo è il primo display AMOLED abbastanza buono da finire su un iPhone” è partito un assolo di pernacchie da parte nostra, ma è anche vero che finalmente Apple si è adeguata a quanto offre la concorrenza. Senza voler a tutti i costi fare gli alternativi della situazione – e ci riferiamo alla genialata di dotare iPhone 5 di un display più “alto” di una riga, invece di convergere verso un dispositivo da 5 pollici come stava facendo il resto del mondo – senza troppe arrampicate sugli specchi a giustificare le scelte fatte. I nuovi iPhone – era anche ora – monteranno dei display OLED, che chi sta scrivendo queste righe polemizzanti ritiene decisamente più belli da guardare (e considerando che parliamo di un dispositivo dove lo schermo è l’80% dell’esperienza, hai detto poco) e complessivamente in grado di offrire un’Esperienza Utente migliore. Poco male se gli altri produttori erano arrivati a questa conclusione tre ere geologiche fa, quello che ci dovrebbe davvero importare è che alla fine anche un colosso come Apple ha fatto il grande passo. Chi ne guadagna (a parte molto banalmente Apple)? I consumatori, perché adesso inevitabilmente il livello si alza, la competizione si fa più cattiva e i prodotti – se vogliono sperare di lasciare lo scaffale – devono farsi più accattivanti.
Arriva finalmente anche la ricarica ad induzione, feature introdotta addirittura in ritardo rispetto a quanto fatto da Microsoft con il suo tentativo di entrare nel mercato degli smartphone. E arriva – la notizia davvero positiva è questa – non tramite il solito standard proprietario, chiuso e tale da costringere i consumatori ad acquistare nuovi dispositivi per la ricarica wireless, ma sfruttando quella che ad oggi è la soluzione più diffusa sul mercato, Qi. Potreste obbiettare che grazie al c*zzo, questi si sono mossi con cinque anni di ritardo e adesso sono costretti a fare così, ma parliamo della casa che l’anno scorso aveva fatto fuori senza troppe cerimonie (e anche senza apparente motivo) quel jack delle cuffie che era lì praticamente dagli albori del settore. Da una parte quindi se avete già degli stand di ricarica in casa non dovete spendere altri soldi (e se per caso Apple buttasse fuori una base da millemila euro per i vostri i-Device, potreste tranquillamente portare il malloppo altrove e comprare una soluzione più economica), dall’altra come dicevamo poco più su quando si muove la casa di Cupertino si muove anche il mercato. Mercato che già vantava diversi player di spessore – vedi per esempio Ikea – ma che adesso rischia davvero di esplodere. Quindi fondamentalmente chi se ne frega se non c’è niente di davvero nuovo, chi se ne frega se Samsung aveva già messo sul mercato un dispositivo che era praticamente solo display: il fatto che Apple “rubi” non impedisce al vostro Galaxy S8 di funzionare come ha funzionato fino a ieri – e anzi, c’è caso che magari la casa madre valuti anche la possibilità di farlo funzionare meglio con qualche update. Tanto più che le nostre uniche perplessità riguardano proprio quello che a Cupertino hanno introdotto di nuovo: Rinunciare al TouchID su iPhone X e puntare tutto sull’inedito FaceID è un azzardo forse anche troppo temerario.
Intanto perché – come abbiamo visto durante la presentazione – l’effetto collaterale è stato rimuovere il tradizionale tasto Home dal dispositivo, dovendo modificare di conseguenza una User Experience ormai consolidata. È venuto meno un punto di riferimento, e bisognerà provare sul campo se davvero le nuove gesture pensate per questo design miglioreranno il vissuto degli utenti con il dispositivo. In seconda battuta, e ben più pericoloso, bisognerà valutare sul campo come funziona FaceID: Apple ha ovviamente promesso miracoli, e non si può non dire che l’idea di estrarre il telefono dalla tasca e sbloccarlo con un solo sguardo non abbia tantissimo potenziale (del tipo che James Bond levati), però oltre a capire se poi questi miracoli effettivamente stanno in piedi – considerando che durante il Keynote FaceID ha già incespicato, la paura sale – bisognerà vedere se il “look to unlock” sarà sempre e comunque una soluzione funzionale. Mantenere entrambe le possibilità in piedi, cercando in qualche modo di far sopravvivere TouchID anche su iPhone X, sarebbe stato un compromesso tecnologicamente più impegnativo, ma forse più sicuro per l’utente finale.
C’è poco da fare, e per tutti questi ragionamenti bisognerà aspettare l’uscita. Di certo c’è che per ora iPhone X è una tentazione – e forse anche qualcosa di più – e che tante, troppe persone dovrebbero smetterla di fare gli hater di professione.
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