Giuseppe Pizzuti

Speciale Videogiochi e usato: quando i titoli costano poco

Poche settimane fa, noi di I Love Videogames abbiamo cercato di sviscerare a fondo la tanto criticata questione riguardante i videogiochi usati e di come il nostro paese, in parte, si rapporti a questa tematica, entrato nell’occhio del ciclone a causa di affari che potremmo definire “poco chiari”, ma che, se confermati, metterebbero la compagnia regina di questo mercato (almeno in Italia) al centro di polemiche ancora più grandi di quelle contro cui è andata incontro nel corso degli ultimi mesi: parliamo naturalmente di Gamestop. Com’è quindi possibile affrontare questa situazione e a quale modello dobbiamo guardare per cercare di migliorare?

Il mercato dell’usato italiano
Titoli di seconda mano vendibili a prezzi molto alti
Il mercato dell’usato dei videogiochi (malgrado potremmo estendere il discorso a un livello molto più ampio) non vive forse il suo miglior momento, dopo che GameStop è stata accusata qualche settimana fa di spingere i propri impiegati a mentire ai clienti, fingendo di non possedere titoli catalogabili come nuovi, e incentivando la vendita dell’usato… e che usato! Perché possiamo dirlo tranquillamente: a meno di trovare la giusta offerta, non capita raramente di trovare titoli di seconda mano vendibili a prezzi molto alti, quasi simili a quelli nuovi, o addirittura superiori. Qualcosa che stentiamo davvero a credere ma che, noi videogiocatori incalliti, abbiamo avuto modo di vedere in prima persona almeno una volta nella nostra vita. A questo si aggiungono tattiche di mercato che forse non riusciamo a capire da ignoranti di marketing e di discipline affini, che rendono però il tutto ancora più confusionario.

Un mercato in difficoltà
Un cambiamento videoludico-sociale
Dal punto di vista culturale il mercato dell’usato italiano ha subito, alcuni decenni fa, un cambiamento eufemisticamente immane. Se escludiamo le dovute eccezioni, il numero dei centri dedicati al mercato di seconda mano è diminuito sempre di più, sostituito in parte da internet, con i negozi online come Ebay o IBS su cui è possibile trovare quello che una volta era presente su vecchi scaffali che riuscivano a farci tornare indietro nel tempo e a farci vivere epoche che non abbiamo mai vissuto. A questo si accompagna un fenomeno più recente che riguarda in particolar modo il nostro settore: le prevendite e i Day One. Chi possiede infatti una certa disponibilità economica riesce tranquillamente a preordinare un titolo in uscita mesi dopo in un qualsiasi centro in cui vengono venduti videogiochi. Questo fenomeno, che non è assolutamente da sottovalutare, è sintomo di un cambiamento videoludico-sociale che vive da molti anni a questa parte una fase in più: l’attesa. Accaparrarsi un gioco che potremmo poi scordare nella nostra “pila della vergogna” succede a molti, ma ciò non importa: la nostra smania di possedere un determinato titolo è aumentata nel corso degli ultimi anni.

Il digitale rompe le gambe… o no?
Il mercato dell’usato ha subito, a detta di molti, un processo di involuzione nell’ultimo decennio, da quando i titoli sono alla portata di qualsiasi giocatore grazie a un solo click e agli store digitali. A questo si aggiungono gli abbonamenti Live Gold e PlayStation Network che regalano ai videogiocatori titoli gratuiti che modificano logicamente il mercato di seconda mano, e non solo. Ciò ha naturalmente aiutato il prezzo medio a scendere, ma se a questo si aggiunge l’imminente arrivo di Xbox Pass che potrebbe assestare un colpo importante ai titoli usati targati Microsoft, quali saranno le vere conseguenze?

Il modello da seguire: l’Inghilterra
Chi vi scrive ha avuto modo di testimoniare cosa accade invece al mondo videoludico nel Regno Unito, il cui mercato è indubbiamente diverso da quello italiano, a causa (anzi, sarebbe meglio dire “grazie”) di un uso e di un costumo molto differente rispetto a quello nostrano. Sarebbe bene sottolineare prima di tutto che in Inghilterra, i Pawn Brokers, meglio conosciuti in Italia come Banchi dei Pegni (famosissimi soprattutto nel Sud Italia dopo il secondo dopoguerra), riescono a vivere tranquillamente vendendo oggetti specializzati a costi contenuti e alla portata di tutti; insomma il costume di vendere i proprio oggetti o di comprare l’usato è ben radicato nella cultura del paese. A questo si aggiungono alcune importanti catene che trattano i videogiochi in maniera molto diversa rispetto a Gamestop. La prima è Game, che presenta anche un negozio online, e che possiamo ritenere come il vero è proprio leader del settore nel Regno Unito. Così come Gamestop, questa catena vende titoli usati e nuovi – con questi ultimi spesso disponibili sia in formato retail che in quello cartaceo con il codice per il download – ma presenta caratteristiche diverse dalla concorrenza, soprattutto dal punto di vista economico, in quanto il prezzo dei titoli di seconda mano non sono mai alti quanto quelli cellofanati. Sulla stessa linea troviamo HMV, che dedica però solo una parte delle proprie vendite ai video games, dal momento che tutto ciò che è definibile come Nerd si trova nei punti vendita di questa catena molto apprezzata in quanto anima del popolo geek, grazie non solo ai già citati videogiochi, ma anche a film, serie tv e tutto ciò che circonda questi piccoli grandi mondi.

 

 

Cex: la piccola speranza italiana
Uno studio attento del mercato videoludico
Accanto a Game e HMV, esiste però un’altra compagnia, focalizzata solo ed esclusivamente sui titoli (non solo videoludici ma quasi esclusivamente) usati: Cex. Questa azienda è attiva non solo nel Regno Unito, ma anche in altri paesi come Australia, Olanda, Spagna e… Italia. Due punti vendita sono stati infatti aperti nel Bel Paese, in particolar modo in Emilia Romagna; poco insomma per cambiare le carte in tavola, ma mai dire mai. Cex ha dalla sua una grande clientela, dovuta in particolar modo a uno studio attento del mercato videoludico. Evolve per Xbox One è stato per esempio soggetto a un radicale cambiamento di prezzo nell’ultima parte del mese di febbraio, quando Microsoft ha svelato che sarebbe stato uno dei titoli presenti nell’abbonamento Games with Gold di marzo, ed attualmente acquistabile per sole 5,00 sterline (circa 5,73 €), ed è vendibile per appena 1, 83 sterline (circa 2,00 €) a differenza dei 7,98 € del listino di GameStop. A questa piccola differenza potremmo aggiungere GTA V, da sempre titolo caro sullo scaffale dei negozi: il titolo viene venduto dalle tre compagnie citate a una media di 29,00 sterline, malgrado sia diminuito anche fino a 20,00 £ durante lo scorso periodo natalizio, contro gli oltre 50,00 €, prezzo di listino italiano. Malgrado ciò, sono presenti esempi che non ci fanno capire precisamente le tattiche di mercato: Rocket League, per citare un titolo, è da tempo venduto a 30,00 £ per Xbox One, malgrado il prezzo per il download sia di 19,99 € e poche settimane era disponibile a 14,99 € grazie ai Deals with Gold. A questi vanno poi aggiunte le console, con Wii venduta attualmente a 22,00 £ contro i circa 60,00 € di GameStop, e tanto altro ancora.

 

 

Insomma, in un mondo sempre più tecnologico, che punta spesso al digitale più che al retail, ci sono compagnie che vanno incontro ai giocatori e che vendono titoli a prezzi modesti, acquistabili anche da chi magari non ha a disposizione fondi semi-illimitati ma che amano questo magnifico mondo. Nessuno sa precisamente cosa accadrà in futuro, dopo le polemiche presenti e passate; nessuno sa cosa accadrà con le prossime generazioni videoludiche, e nessuno sa ancora quali saranno le conseguenze a Xbox Pass e a progetti affini, ma una cosa è certa: il mercato dell’usato in altre zone del mondo vive eccome, e probabilmente il sentiero da seguire deve essere simile a quello del Regno Unito, dove, Iva a parte, i giochi sono alla portata di molte più persone.

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