I tifosi cantano, lo stadio è gremito di spettatori. La finale del torneo mondiale di calcio giovanile sta per cominciare. Germania e Giappone si contenderanno questo prestigioso premio in una partita ricca di occasioni da goal. L’arbitro fischia il calcio d’inizio, batte il Giappone. Mark Lenders serve il pallone a Holly Hutton, che si prepara al tiro da centrocampo, pronunciando una frase giapponese incomprensibile ai più. Il calciatore viene circondato dalle fiamme, il timer di ferma mentre un’aquila compare sullo schermo. La traiettoria del tiro è assurda: il pallone tocca quasi il cielo, ma si abbassa a pochi metri dalla porta protetta dal numero uno teutonico, che a sua volta pronuncia una frase giapponese mentre cerca di bloccare il micidiale tiro. Nulla da fare! GOAL! Il Giappone è in vantaggio dopo un secondo di gioco.

 

 

Naturalmente nella premessa di questa nuova retrocensione si parlava di Holly e Benji, e in particolar modo del titolo videoludico che forse meglio rappresenta il celebre anime/manga: Captain Tsubasa J: Get in the Tomorrow, pubblicato da Bandai per PlayStation (la prima, ovviamente) il 3 maggio 1995, più di 20 anni fa. Il titolo presenta quel mix proprio di Holly e Benji, a metà strada tra calcio e ignoranza, dove i giocatori possono tirare da centrocampo rendendo durissima la vita dei portieri, che subiscono decine di tiri in porta a partita. Come se non bastasse, il titolo riprende parte della famosa trama, partendo proprio dalla finale di coppa del mondo giovanile, alla fine della quale il capitano del Giappone riabbraccia il suo mentore Roberto Sedinho.

 

Tigri, aquile, serpenti e condor
La dose di ignoranza in questo titolo è quindi presente dal primo all’ultimo istante di gioco. Malgrado non siano presenti palloni ovali e campi di gioco lunghi chilometri, Get in the Tomorrow vede protagonisti tutti i famosi personaggi della serie, in sfide naturalmente 11 contro 11 (o 7 contro 11, ma ne parleremo tra poco), con una grafica che non potremmo mai comparare ai titoli calcistici di quel periodo, come FIFA o il mitico ISS (ossia il vecchio Pro Evolution Soccer), in quanto i calciatori sarebbero irriconoscibili se non fosse per i loro volti che compaiono nella parte bassa dello schermo, accanto alla loro energia fisica, che ci permetterà di monitorare se il giocatore è stanco, e soprattutto quanto siano ancora efficaci i loro super tiri. Già, i super tiri. Il titolo infatti permette ai giocatori più forti e famosi della serie di effettuare delle parabole particolari con il pallone grazie a una determinata sequenza di tasti: una volta premuti in maniera corretta, il volto del giocatore compare sullo schermo, e una piccola sequenza animata lo prepara al tiro, diretto sempre e comunque verso la porta. Il giocatore avversario che muoverà a quel punto il proprio portiere, d’altra parte, può rispondere a questi bolidi in un sol modo: premere nel momento giusto i tasti L1 e R1. Pena: il goal. Naturalmente non è tutto; in quanto alcuni super tiri saranno più potenti di altri, così come alcuni portieri saranno più forti o più deboli dei propri colleghi; senza considerare infine i tiri combinati tra Holly Hutton e Tom Becker, o ancora tra Mark Lenders e Danny Mellow.

 

 

Le partite invece sono divise naturalmente in due tempi, dalla durata di 3 minuti ciascuno, ma malgrado ciò, i super tiri bloccheranno spesso il timer, aumentando di gran lunga i tempi di gioco. Se al termine dei “90 minuti”, il risultato sarà un pareggio, si procederà con i tempi supplementari ed eventualmente i rigori, che ci mostreranno com’è possibile parare un rigore volando.

 

Amichevole, torneo o storia?
Tre diverse modalità di gioco
Il titolo offre tre diverse modalità di gioco: partita amichevole nella quale potremo affrontare un altro giocatore in multiplayer locale oppure il computer; torneo; e storia. Quest’ultima è sicuramente quella più entusiasmante, in quanto ripercorre parte della trama principale del famoso mondo di Holly e Benji. Come già accennato in precedenza, questa modalità parte dalla finale del torneo mondiale giovanile tra la mitica Germania di Karl Heinz Schneider e la rivelazione del torneo, quella nazionale nipponica che vede dalla propria parte gli astro nascenti del calcio mondiale, e non sono quindi presenti le partite precedenti affrontate dal Giappone, malgrado alcune nazionali siano poi presenti tra le squadre selezionabili in modalità amichevole e torneo, come la Francia di Napoleon e Le Blanc.

 

 

Dopo la finale del torneo, la trama segue tre filoni principali, che saranno giocabili a intervalli. Uno di questi è dedicato ad Aoi Shingo, più famoso in Italia con il nome di Rob Denton, che diventerà in futuro il numero 20 della nazionale giapponese. I tifosi del Bel Paese ricorderanno sicuramente la sua parabola italiana, dopo una sfortunata avventura in oriente. Arrivato all’Inter, dovremo affrontare prima il Milan e successivamente la Juventus (in base al risultato finale la cutscene successiva alla  partita sarà differente), e assistere al suo sviluppo. Un altro filone narrativo non può che essere dedicato al vero protagonista della serie: Holly. Trasferitosi in Brasile, al Sao Paulo, il giocatore affronterà il campionato brasiliano e il suo nuovo rivale: il giocatore del Flamengo Francisco (Carlos nella versione originale) Santana. L’ultimo filone è invece dedicato alla nazionale giapponese, dal cambio di allenatore alla crescita dei giocatori; ci troveremo così ad affrontare amichevoli con l’Olanda di Brian Cruifort (a qualcuno ricorda Cruijff?), una banda di simpatici buontemponi e i 7 del Giappone Reale, ossia un gruppo di giocatori che all’interno dell’anime e del manga avevano il ruolo di spronare altrettanti calciatori della nazionale nipponica per renderli ancora più forti: indimenticabile a tal proposito la partita in cui eravamo costretti a mettere tra i pali uno dei giocatori di movimento, e puntualmente questi era uno dei fratelli Derrick.  L’ultimo incontro della trama è probabilmente il più complicato di tutti: da una parte il Giappone, dall’altro alcuni dei migliori giocatori incontrati precedentemente da Holly e Benji. Ecco allora il tedesco Schneider, i francesi Le Blanc e Napoleon; il portiere italiano Dario Belli, rinominato poi Gino Hernandez (but why??) e Gino Buffetti, e altri ancora.

 

 

Partite non molto equilibrate
Nuove squadre selezionabili
L’ignoranza del gioco è ben visibile anche nei tornei. Dopo aver concluso la modalità principale, il giocatore sbloccherà nuove squadre selezionabili, che renderanno un po’ più vario il gioco. Italia, Francia, Argentina, le giovanili del Milan, e altre ancora saranno finalmente utilizzabili dal giocatore, che avrà l’opportunità di provare nuovi giocatori e soprattutto nuovi super-tiri. La modalità torneo però può presentare anche partite a senso unico: come già sottolineato, le nazionali maggiori saranno di gran lunga più forti di quelle giovanili, e ciò potrà rendere il gioco ultra facile o ultra difficile (naturalmente in base al team che utilizzeremo). Giocando inoltre tornei e amichevoli, i calciatori scelti avanzavano di livello, potendo così migliorare le proprie statistiche e soprattutto imparare nuovi super-tiri.

 

 

Captain Tsubasa J: Get in the Tomorrow è un titolo che gli amanti di Holly e Benji non hanno potuto che apprezzare. Il titolo, completamente in giapponese, offre quella dose di ignoranza che difficilmente possiamo trovare in un titolo videoludico di stampo calcistico. I super-tiri, uniti ad alcuni dei personaggi preferiti dell’infanzia di molti, fanno di questo titolo un must have, che appassionerà e terrà i videogiocatori vicini allo schermo ancora oggi per tante ore. A far dispiacere i più c’è solo l’assenza di un tanto aspettato sequel, che potesse magari ripercorrere gli eventi precedenti alla finale di coppa – e quindi dalla nascita del New Team – ma anche successivi, quando i grandi protagonisti di questa serie arrivano a giocare in Europa. L’esperimento fatto per PS2, che sembra però più una partita di scacchi senza grande fluidità di gioco non ha avuto lo stesso successo. Non ci resta quindi che sperare di riuscire a mettere le mani un giorno su un nuovo titolo ignorante dedicato ai migliori calciatori del mondo.

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