Redazione ILVG

Speciale Warcraft – L’inizio

Torna, finalmente, con il suo terzo appuntamento, la rubrica “Il videogiocatore al cinema“, in cui cerchiamo di dare un’opinione da videogiocatore, o più in generale da geek, alle pellicole di punta che il mercato ci propone. Dopo esserci tuffati in compagnia di Guido (e della sua barba) nel mondo della fantascienza con Star Wars Episodio 7: Il risveglio della Forza e in quello dei cinecomics con Captain America: Civil War, questa volta sarò, invece, io a farvi da cicerone attraverso una realtà a maggior ragione legata a quelle che sono le tematiche trattate dal nostro sito.

Sto infatti parlando di Warcraft – L’inizio, prima trasposizione cinematografica dell’omonima saga di strategici in tempo reale creata da Blizzard Entertainment che vide la luce nel lontano 1993. Il colosso dell’industria statunitense tenta, quindi, con questa pellicola di superare quello storico baratro che da sempre separa il mondo dei videogiochi da quello della celluloide. E lo fa in un periodo di rifioritura di progetti simili come Angry Birds, Ratchet & Clank, Assassin’s Creed o l’appena annunciato Watch Dogs. Titoli che, a differenza del più che dimenticabile passato, fanno parte di una prima tranche di quella che potrebbe essere definita, in caso di successo, come la nuova era del cinema a tema videoludico, con budget ed attenzione ad ogni fase della produzione che non hanno precedenti in questo specifico ambito.

Quello che cercheremo di scoprire è perciò se Warcraft – L’inizio sia un ottimo apripista o soltanto un’altra mera meteora di belle speranze mai concretizzate.

L’inizio
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L’origine di tutto

Il film ripercorre in maniera fedele, per quanto possibile con una pellicola che condensa tutti gli avvenimenti in due ore di proiezione, quelli che sono gli avvenimenti narrati in Warcraft – Orcs and Humans: dall’invasione di Azeroth da parte dell’Orda sino alla nascita di quella che poi sarebbe stata conosciuta come l’alleanza ed offrendo un punto di vista sugli eventi che potesse rappresentare nella maniera più equa possibile i due schieramenti contrapposti, da una parte il regno degli uomini e dall’altra le tribù dei guerrieri dalla pelle verdastra. Protagonisti assoluti della pellicola sono il comandante umano Lothar (Travis Fimmel) ed il capo clan Durotan (Toby Kebbell) impegnati nel tentativo di creare un’apparentemente impossibile pace tra le due razze in lotta, mentre forze oscure tramano la distruzione del mondo degli uomini.

Un fardello (forse) troppo pesante
Warcraft – L’inizio può essere “vissuto” in due modi: come appassionato della serie videoludica o come “normale” spettatore di cinema
Esprimere un giudizio univoco su un blockbuster come Warcraft non è poi così facile come sembra. Il film infatti può essere approcciato in due modi ben distinti. Da fan dei videogiochi e, più nello specifico, della serie di strategici targati Blizzard, oppure con un taglio più critico e cinematografico. Quello che tenteremo di fare è quindi cercare di far convivere queste due filosofie estremamente distanti tra loro e che in diversi casi finiscono con il cozzare violentemente. Un dualismo simile è quello che ha di certo afflitto il regista e sceneggiatore della pellicola Duncan Jones (Moon, Source Code), al suo secondo lavoro su commissione, e da sempre amante della saga fantasy. La sua volontà di offrire agli appassionati un prodotto fedele alla fonte emerge prepotentemente sia dalla sceneggiatura che dalla regia, con continui ammiccamenti da un lato alle iconiche sequenze in computer grafica e alla mitologia che hanno contraddistinto tutta la trilogia videoludica e, dall’altro, più in generale, al mondo degli strategici in tempo reale (emblematico il long take a volo d’uccello durante un attacco degli orchi ai vari insediamenti umani).

 

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Senza dubbio, si è andato a privilegiare il primo approccio, a discapito dei non appassionati in sala
Purtroppo c’è un prezzo da pagare. Cercare, infatti,  di condensare  in poco più di 120 minuti di lungometraggio un così vasto numero di personaggi ed eventi sconosciuti a coloro che non sono avvezzi alla la serie porta con se numerosi e vistosi buchi nello sviluppo della narrazione. Quello che emerge è una sorta di morboso tentativo di nominare più eroi possibili e rappresentare al contempo un egual numero di situazione prese di peso dalla controparte ludica, finendo con lo spiazzare lo spettatore che viene costantemente bombardato da nomi che per la maggior parte dimenticherà nei due minuti successivi e dall’evolversi di una trama che ha la pretesa di considerarsi già nota a chiunque si appresti alla visione. In parole povere, se non avete mai giocato a Warcraft, o non avete neanche la minima nozione riguardo le vicende narrate nella saga (come molte delle persone in sala nel corso della mia proiezione), non saranno rari i casi in cui vi ritroverete a chiedervi “ma che diavolo sta succedendo?” o “perché lo sta facendo?“. Se un atteggiamento del genere è però accettabile in un sequel (ed è ciò su cui si basa ormai la mastodontica macchina macina soldi creata da Marvel e Disney) non lo è di certo in un prodotto pensato proprio per introdurre un pubblico eterogeneo ad uno specifico universo narrativo, in cui devono risultare chiari i più svariati aspetti che fungono, tra l’altro, da trampolino di lancio e, contemporaneamente, base d’appoggio per i futuri sequel (che grazie al successo ottenuto nelle sale cinesi, non tarderanno ad arrivare) previsti dalla produzione.

In tutto questo aggiungiamoci poi una love story estremamente frettolosa ed estremamente forzata per avere un quadro completo di quella che è la situazione.

Guarda Mamma! Sembra vero finto!
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Ma ciao cucciolone!

 

Da sempre nel mondo delle arti visive, narrative e d’intrattenimento vige la regola della “sospensione dell’incredulità“, una specie di contratto tra l’autore e lo spettatore nel quale il secondo si impegna a calarsi nel mondo offerto dal primo ed accettando per vere, per quanto possibile tutti gli eventi che gli vengono proposti giustificandoli attraverso le leggi stesse dell’universo che caratterizza un dato racconto. Ora, per rendere tutto ciò efficace a livello cinematografico (e non solo) è necessario, oltre ad una buona sceneggiatura (campo in cui, purtroppo, Warcraft – L’inizio non riesce a brillare) ma anche di un cast di attori e di un comparto scenico, sonoro, e registico all’altezza del compito. Ed anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un risultato altalenante. Ma andiamo con ordine. Non mi soffermerò sulla performance attoriale del cast, poiché non ho avuto il piacere di visionare la pellicola in lingua originale, e passerò quindi agli aspetti visivi e tecnici che caratterizzano il film.

Buono il lavoro fatto sugli orchi, ma le scene “miste” tra CGI e reale non sono omogenee
Una cosa che ci ha ricordato pochi mesi fa il settimo episodio di Guerre Stellari è di certo il fatto che se ben sfruttato il lavoro artigianale supportato solo dove necessario dalla computer grafica risulta essere molto più efficace di un uso massiccio e pressoché esclusivo di quest’ultima. Ecco, fondamentalmente la produzione in questo caso era assente per malattia. Se infatti il lavoro fatto con gli orchi è più che apprezzabile, con una fedeltà al materiale d’origine encomiabile, non si può dire altrettanto per i fondali e per l’accostamento delle creature digitali inserite in ambienti reali. L’effetto finale è un vero e proprio pugno in un occhio, con attori in carne d’ossa che si trovano palesemente circondati da personaggi ed ambienti creati virtualmente. Non c’è omogeneità tra le varie parti e questo si ripercuote negativamente sullo spettatore. Ricordate il discorso sulla sospensione della credibilità? Bene, come può uno spettatore immedesimarsi, o per lo meno ritenere in qualche misura credibile, un mondo completamente distaccato, anche solo visivamente, dai personaggi che lo popolano? Semplice, non può.

 

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Fortunatamente  le musiche non sono un tasto dolente. Nonostante difficilmente resteranno impressi nella memoria, i brani della soundtrack riescono comunque a dare l’idea del mondo in cui siamo invitati a visitare per le successive due ore, tra cui spiccano i brani dedicati all’orda, pesanti, violenti quasi primordiali in qualche misura.

Per Azeroth!
Eppure, nonostante tutte queste critiche, non si può del tutto dire che questo progetto, sopratutto riflettendo sul lungo periodo, sia da buttare, sotto diversi aspetti. Escludendo l’enorme tributo ai fan e all’opera di Blizzard qual è stato il lavoro di Jones, Warcraft – L’inizio segna, anche se in maniera un po’ naif, un cambio di rotta per le pellicole (sopratutto ad alto budget) tratte dai videogames. Chiudendo un occhio (o due in alcuni casi) sui vari difetti, si può scorgere comunque una regia attenta e figlia delle esperienze passate del figlio d’arte (il papà del caro Duncan era un certo David Bowie) che vuole dare una determinata impronta al prodotto, alcune sequenze davvero adrenaliniche ed alcuni personaggi, sopratutto sul versante orchesco, ben caratterizzati, Durotan in primis. A questo aggiungiamoci un un plauso per la cura dei particolari per quanto riguarda il design di mostri, architetture ed armature ricreate in maniera certosina. Insomma, forse, Warcraft – L’inizio, con questo suo primo capitolo, non verrà ricordato per la qualità intrinseca del prodotto, ma per essere un opera che rispetta i fan (dimenticandosi purtroppo di tutti gli altri) e che fa un deciso passo in avanti verso quella che potrebbe essere la strada giusta da intraprendere per il cinema tratto direttamente da serie videoludiche.

 

Warcraft

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