Con Xenoblade Chronicles 2: Torna the Golden Country torniamo dopo appena 9 mesi ad esplorare il mondo di Alrest, ben 500 anni prima del gioco principale, con un espansione che fa dei seri passi avanti ed un brutto scivolone indietro
A meno di un anno di distanza dall’ottimo
Xenoblade Chronicles 2,
Monolith soft. torna alla carica con un consistente DLC che va ad espandere la storia dell’ultimo lavoro di
Tetsuya Takahashi e soci, un’operazione inedita per la casa giapponese, che va un po’ a richiamare quanto fatto in occidentente con le corpose espansioni di
The Witcher 3, ad esempio.
Xenoblade Chronicles 2: Torna the Golden Country viene infatti presentato sia in edizione fisica come DLC
standalone, ovvero che non richiede il gioco base per essere fruito, sia in versione digitale, per la quale è invece necessario possedere una copia di Xenoblade Chronicles 2.
Per appassionati o per neofiti?
Ma qual è il significato di questa doppia versione, standalone e non, per un lavoro come Torna? Innanzitutto benché sia caratterizzato come DLC, Torna viene meglio descritto con un termine ormai caduto in disuso, ovvero
espansione. Siamo di fronte ad un prodotto che offre
20 ore di gioco, una nuova location, nuova storia, nuovi personaggi e
modifiche sostanziali al sistema di combattimento, per cui la definizione di
downloadable content inizia ad andare stretta. In secondo luogo Torna ci riporterà sì nel mare di nuvole di Alrest, ma ben 500 anni prima delle vicende narrate nel gioco principale. Protagonisti di questa nuova avventura saranno
Lora,
Jin e
Addam, nomi non nuovi alle orecchie dei giocatori di Xenoblade Chronicles 2.
Le vicende di Torna The Golden Country venivano infatti presentate all’interno del gioco principale come dei flashback, senza un vero e proprio approfondimento. Ecco quindi che questa espansione è in grado di funzionare abbastanza bene sia per gli appassionati di Xenoblade 2, che finalmente possono
veder completato il puzzle in ogni suo pezzo, che come ottimo
punto d’ingresso per i neofiti, che si vedranno introdurre elementi e personaggi che poi ritroveranno nell’avventura principale.
Certo che ce ne vuole per introdurre un battle system modificato nel giro di 9 mesi
Torna
eredita dal capitolo principale gran parte del suo gameplay, con il consueto mix di esplorazione e combattimenti, e proprio in questi ultimi riscontriamo la principale novità. Xenoblade Chronicles 2 ci metteva a nostra disposizione dei personaggi definiti
Ducor, in grado di formare dei legami con le armi viventi dette
Gladius. Mentre nell’avventura principale potevamo controllare direttamente solo i Ducor, in Torna the Golden Country avremo la possibilità di
scambiare avanguardia e retroguardia, controllando non solo i Ducor ma anche i Gladius.
Questa modifica, senza stravolgere un sistema di combattimento articolato e ricco di sottosistemi come quello di Xenoblade, riesce nello scopo di aggiungere
dinamismo all’azione, rendendo l’approccio al neofita meno traumatico rispetto a quello del gioco principale, in cui gli si richiedeva un gran numero di decisioni di
micromanagement. È anche vero che mentre il titolo principale introduceva costantemente per tutta la durata delle sue 80 – 100 ore di gioco nuovi concetti in Torna con sole 20 ore a disposizione si è dovuto per forza di cose optare per una semplificazione. Questo non è necessariamente un male, visto anche che il ritmo di crescita dei personaggi abbastanza velocizzato, così pure i nemici con un “time to kill” sostanzialmente inferiore rendono l’esperienza dinamica, fresca e veloce.
Progressione interrotta
Se nel sistema di combattimento sono stati fatti dei sostanziali passi in avanti, lo stesso non si può dire per quanto riguarda la progressione dell’avventura. Per proseguire nei punti chiave della storia al giocatore sarà infatti richiesto di raggiungere un determinato livello di “
Prestigio“. Per far questo dovremo necessariamente interrompere le nostre attività principali per dedicarci al completamento di
alcune tediose side quests. Dovremo quindi parlare con gli
NPC, completare le missioni che ci affideranno e raccogliere la loro gratitudine fino a che il gioco non ci informerà che siamo pronti per procedere.
Non solo si tratta di un modo veramente
poco elegante e molto invasivo per
allungare il brodo di alcune ore, ma la qualità di queste missioni secondarie, che spesso si discostano ben poco dall’uccidere un certo numero di mostri o dal raccogliere un certo numero di materiali, lascia a desiderare. È veramente strano che un team abile come Monolith non sia riuscito ad ideare un metodo meno invasivo e più organico per integrare le side quests all’interno della quest principale, un metodo che non spezzasse il ritmo della narrazione e della progressione del giocatore della storia. E se tutto ciò è a malapena tollerabile in Torna, un’avventura completabile nel giro di una ventina d’ore, ci auguriamo che Monolith Soft abbandoni o decida di rivedere completamente questo sistema per i prossimi RPG a piena durata: su di un titolo di 80 – 100 ore come uno Xenoblade principale, il sistema del Prestigio sarebbe assolutamente deleterio.
Bene in docked, male in portatile
Per quanto riguarda il comparto audiovisivo ci troviamo di fronte alla riproposizione di quanto già visto nel gioco principale 9 mesi fa. Torna ancora una volta
ci sbalordisce con le sue immense e coloratissime ambientazioni, che in modalità portatile fanno tentennare un po’ Nintendo Switch, non tanto per un discorso di cali di framerate, ma di una
risoluzione automatica abbastanza aggressiva e di una
image quality che fa a cazzotti con il gran numero di elementi a schermo. La situazione migliora notevolmente in modalità docked, che è ancora una volta il modo migliore per sperimentare il lussureggiante mondo di Alrest. Per forza di cose stavolta le ambientazioni saranno meno varie, con a disposizione solo due continenti da esplorare (
Gormott, già visto nel gioco principale, e
Torna, che da il nome al DLC), ma la cura profusa nella realizzazione artistica è assolutamente invariata rispetto a quella della produzione maggiore. Allo stesso modo ritroviamo la colonna sonora composta da un
all-star team di compositori giapponesi, guidati da quel
Yasunori Mitsuda di chrono-triggeriana memoria ed un doppiaggio di pregevole fattura, tanto nella versione originale giapponese, che in quella inglese occidentale, realizzata perlopiù con attori di accento “
british“.
Verdetto
8 / 10
RiTorno all'età dell'oro
Commento
Pro e Contro
✓ 20 ore di contenuti inediti
✓ Adatto sia agli appassionati che ai neofiti
✓ Meccaniche di combattimento rinfrescate
✓ Eccellente comparto artistico
x La meccanica del Prestigio altera il ritmo ed allunga artificialmente il gioco
x Ancora tentennante tecnicamente in modalità portatile
#LiveTheRebellion