Recensione Wolfenstein: The Old Blood

Quasi un anno fa Wolfenstein: The New Order ci aveva davvero convinti: nonostante l’IA dei nemici lasciasse, specie in qualche punto, a desiderare e dal punto di vista tecnico il titolo di MachineGames non si ponesse come benchmark delle potenzialità di PS4 e One , le riuscitissime componenti narrative e ludiche della nuova incarnazione del fu-figlioccio di Id Software tornava dal fronte con ottime notizie. Dopo aver vinto la prima battaglia adesso MachineGames ritorna in guerra con The Old Blood, prequel del capitolo dell’anno scorso liberamente ispirato a Return to Castle Wolfenstein. Vale ancora la pena di combattere assieme al Capitano Blazkowicz?

Versione testata: Xbox One

Ritorno al castello
Dal punto di vista narrativo The Old Blood è una riconferma
Come si diceva in apertura, Wolfenstein: The Old Blood cronologicamente si posiziona alle spalle di The News Order, immergendoci nel pieno del secondo conflitto mondiale laddove un anno fa l’ambientazione era una versione “nazista” degli anni ’60. Il pallino del gioco, in ogni caso, è in mano ai nazisti grazie alla loro superiorità tecnologica, e soltanto colpendo direttamente il motore di questo progresso (la fortezza di Deathshead) gli Alleati possono sperare di vincere la partita. La missione del Capitano Blazkowicz (per gli amici B. J.) consiste per l’appunto nell’infiltrarsi nel Castello Wolfenstein per scoprire la posizione esatta del complesso: sulla sua strada però troverà dapprima Rudi Jäger e il suo cane Greta e successivamente Helga von Schabbs, a capo della divisione archeologica nazista delle SS.

Anche questa volta narrativamente il prodotto si difende alla grande, grazie ad una narrazione lineare ma resa dannatamente efficace dagli ottimi dialoghi (su cui ancora una volta spiccano sopra agli altri i “monologhi interiori” di B. J.) e ai personaggi messi a servizio della storia, che riescono a dipingere un quadro al livello di quello dell’anno scorso.

Der Freischütz
Il rapporto prezzo/sostanza è davvero allettante per i giocatori
Durante le circa 8 ore richieste per portare a termine il titolo (grossomodo la metà rispetto a quelle richieste da The New Order, offrendo quindi un prodotto interessante anche per il rapporto prezzo/sostanza) si risperimenta in pratica il solido impianto ludico già toccato con mano la scorsa volta. Il gameplay riesce a mescolare con intelligenza aspetti ripresi dagli sparatutto “old school” con altri più moderni, con un risultato finale che si riconferma all’altezza della situazione. Torna anche il sistema di progressione basato sui Talenti (anche se giocoforza riproposto in modo meno vasto), che sostituisce la classica progressione “alla GDR” richiedendo invece a chi gioca di eseguire una certa azione un dato numero di volte per impadronirsi di un’abilità e di conseguenza adattandosi allo stile scelto: la maggioranza dei livelli può essere infatti giocata in modo più ragionato e stealth, eliminando silenziosamente i nazisti alle spalle grazie al coltello (o alla new entry, un tubo che è possibile “svitare” per utilizzarne un’estremità per mano) o con la pistola silenziata e i coltelli da lancio, ma si presta anche ad un’interpretazione più adrenalinica dove sono protagoniste le armi da fuoco (in massima parte riprese dall’arsenale di The New Order, ad eccezione della Kampfpistol, una sorta di pistola lanciarazzi). Pistole, fucili d’assalto e fucile a pompa possono poi essere impugnati “in akimbo”, raddoppiando di fatto la potenza di fuoco utilizzando un’arma per mano.

IA o Ja?
L’IA si comporta bene, forse nel caso degli zombie anche troppo
A questo punto, specie considerando che (come detto più sopra) quello dell’Intelligenza Artificiale dei nemici era uno dei talloni d’Achille di The New Order, è doveroso spendere qualche parola sulla prestazione offerta questa volta dalle truppe naziste. La sensazione è che questa volta MachineGames sia riuscita a correre ai ripari, offrendo al giocatore degli avversari più organizzati e non più costretti al puntare solo sul numero o sulla quantità di danni che possono infliggere: il tasso di sfida poi, grazie al ritorno (come un anno fa) dei vari livelli di difficoltà, può essere calibrata sulle esigenze del giocatore in una scala che va da “Posso giocare, Papà?” fino ad Uber. Se però è vero che le SS fanno il loro dovere sul campo di battaglia, diverso discorso si può fare per le truppe zombie che fanno capolino dalla seconda metà di gioco in poi: vera e propria terza fazione (prenderanno infatti di mira sia B.J. che i suoi avversari in uniforme) sono forse davvero troppo calati nella parte che interpretano, muovendosi in modo lento (e talvolta non mostrando particolare acume, ad esempio aprendo il fuoco all’indirizzo del giocatore anche se in mezzo ci sono dei loro “fratelli” che finiscono inevitabilmente a terra) e, pur mostrando un’elevata resistenza alle armi da fuoco, eliminabili in un colpo solo spaccandogli la testa con il tubo. Insomma, ben realizzati, ma forse troppo “classici”.

Ma che bel castello
L’esperienza è fluida, aiutata anche dal non essere spacca mascella
Dal punto di vista tecnico valgono più o meno le stesse considerazioni dell’anno scorso: il titolo si comporta sempre in modo fluido e reattivo non mancano praticamente mai il colpo, complice anche una resa visiva capace di fare il suo dovere ma non spaccamascella (anche se va comunque detto, complessivamente è più riuscita rispetto al capitolo dello scorso anno, complice forse anche l’abbandono delle piattaforme ormai old-gen). Promosse in ogni caso le ambientazioni, capaci di regalare scorci veramente ispirati e di rendere giustizia ad alcune location iconiche della serie come appunto il Castello Wolfenstein, come viene promosso anche il “fronte audio” grazie alla buona colonna sonora ed al doppiaggio, di nuovo all’altezza dei dialoghi del Capitano Blazkowicz e dei suoi soci.

Verdetto
8 / 10
Adesso tirate fuori pure Doom dalla naftalina
Commento
The Old Blood è un titolo che è davvero difficile non consigliare: vuoi per il rapporto qualità/prezzo decisamente vantaggioso per il consumatore finale, vuoi perchè ripropone tutti i pregi di The New Order limandone anche (in massima parte) il difetto principale, l'ultima fatica di MachineGames è un'offerta a cui è veramente difficile dire di no. Gli unici difetti sono l'IA degli Zombie troppo "zombesca" ed un sistema di Talenti meno vasto (per ovvi motivi, visto la longevità più concentrata) rispetto al titolo di un anno fa, ma in ogni caso non possiamo fare a meno di consigliarvi anche questa volta di scendere in campo e far fuori un bel po' di nazisti
Pro e Contro
Tutti i pregi di New Order
Ottime ambientazioni
Prezzo contenuto

x Sistema di Talenti ridotto
x Zombie troppo "classici"

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