Recensione Unknown Fate: un sogno instabile

Bisogna stare attenti quando si sogna, ci vuol poco a trasformalo in un incubo.

 

Prima di partire ed addentrarci nei mondi onirici di Unknown Fate, va fatta una doverosa premessa: questo gioco è frutto del lavoro di due persone. Proprio così, la Marsilit Games è composta da due fratelli, quindi l’impegno che questi due ragazzi hanno messo per entrare nel difficile mondo del videogioco va più che rispettato. La seconda informazione importante da sottolineare è che la versione qui recensita è un porting su Switch del primo titolo pubblicato il 6 settembre 2018 su Steam, con particolare attenzione al fatto che è stato inizialmente pensato per il VR, features ovviamente non presente per la console Nintendo.

 

Fatte queste premesse, accendiamo la console e entriamo nel mondo onirico di Richard.

 

 

Sognare non è semplice, proprio come non è semplice fare un videogioco.

 

 

Un titolo azzeccato. Forse un po’ troppo:
 

Guardiamo insieme la prima parte della descrizione su Switch:

 

 

Ti svegli, solo, in un mondo a te completamente estraneo.

 

Non hai nessun ricordo del tuo passato, non sai come hai raggiunto quel mondo e l’unica cosa che puoi fare è andare avanti e cercare di scoprire la verità.

 

Una premessa coi fiocchi: intrigante, misteriosa e che pone già mille domande.

 

La trama di Unknown Fate è la storia di Richard, nostro alter ego, che si risveglia senza memoria in un mondo uscito dai più strani sogni che la mente possa partorire. Balene volanti e luminescenti, forte vento che scuote gli alberi e fa sbattere le finestre, e una strada buia che si sgretola dietro di lui.

 

 

Il nostro compito sarà quello di scoprire insieme a lui chi è e cosa sta succedendo scavando nei suoi ricordi.

 

Per raccontare bene una storia, bisogna prima scriverla in ogni minimo dettaglio.
Il problema del modo in cui la vicenda del protagonista viene raccontata è che spesso e volentieri non si riesce a viverla.

I dialoghi con i personaggi del gioco sono tutt’altro che esplicativi, molte volte vi ritroverete a dover attendere ulterioriori risposte in futuro e sia voi che Richard direte: “l’unica cosa che posso fare è andare avanti.”

Oltre agli incontri con gli NPC, potremmo scoprire di più sulla trama tramite i frammenti di ricordo di Richard, mostrati con un’ambientazione e delle animazioni in bianco e nero, come a mostrare le ombre nascoste nel cuore del protagonista e nel suo passato.

 

 

Questa è una scelta artistica ottima, particolare, se solo fosse supportata, nella sua frammentarietà tipica dei ricordi persi, da elementi concreti poi durante l’avventura. Invece no, il gioco ti lascia con ancora più domande e con Richard che giustamente si chiede cosa succede e perché.

 

Gli spunti sono eccezionali, ma il mondo di Unkonwn Fate non vive e non collabora alla concretizzazione della storia.

 

Non avendo altri indizi che i due elementi sopra descritti, il giocatore si ritroverà spesso a vagare in  un mondo carico di oggetti a cui non sa dare spiegazione, eventi che a volte troveranno risposta e a volte no e ambientazioni piatte che annullano l’immersività. Tutto questo non può essere spiegato semplicemente con “è tutto frutto di un sogno” perchè se i sogni sono legati a Richard e a sua volta lui alle sue ombre, allora per la proprietà transitiva i sogni devono essere legati alle ombre dei ricordi di Richard.

 

Quindi ritorniamo al discorso iniziale, i due ragazzi hanno sì scritto una storia curiosa e intrigante, ma non hanno curato il mondo che gli gira intorno, sminuendo di fatto il loro lavoro.

 

 

Un puzzle – adventure ripetitivo e frustrante:
 

Prendiamo nuovamente la descrizione su Switch:

 

 

Unknown Fate è un puzzle – adventure in prima persona per giocatore singolo con una trama avvincente, enigmi da risolvere e nemici da sconfiggere.

Viaggia in incredibili mondi cercando di risolvere puzzle e raccogliendo i ricordi di Richard per scoprire la verità sul suo viaggio.

 

 

Un genere quello dei puzzle – adventure molto complesso, in grado di far convivere insieme sfide coinvolgenti e narrativa articolata.

 

 

La varietà nei puzzle – adventure games è fondamentale quanto la storia.
Durante la storia Richard acquisirà diversi poteri che gli permetteranno di affrontare gli enigmi disseminati nella mappa. Queste speciali abilità scaturiscono dall’artefatto che fluttua nella mano del protagonista e sono di tre tipi: un colpo di luce, l’abilità di ruotare e far fluttuare determinati oggetti e il controllo momentaneo del tempo.

 

Le tre abilità verranno acquisite in momenti separati durante il gioco, quindi sarà possibile combinarli solamente nella sezione finale; ed è proprio questo punto a rendere poco vario il gameplay di Unknown Fate.

 

Sembrerà sempre di essere immersi in un lunghissimo tutorial, con enigmi ripetuti più volte, salti e movimenti del personaggio rigidi e lenti che ti faranno provare più volte intere sezioni (bisogna sottolineare che i comandi della switch non aiutano neanche tutto il processo, soprattutto in modalità dock e con i joy-con incastrati nel supporto di plastica a simulare un gamepad) e hitbox non proprio ben fatte.

 

Tutto ciò alla lunga risulta frustrante  e ripetitivo e non poche volte ho deciso di chiudere il gioco e prendere momentaneamente una pausa.

 

È un peccato, poiché i primi puzzle che andremo a risolvere sono coivolgenti e con un giusto livello di sfida; è il rivederli due, tre, quattro, cinque volte, senza renderli più complessi o nascosti, che da al giocatore quella sensazione di noia e di voglia di passare ad altro.

 

 

In aggiunta ai puzzle e agli enigmi, vi sono delle sezioni di “combattimento” contro dei nemici. “Combattimento” è volutamente messo tra virgolette, poiché questi momenti non sono propriamente definibili “action”, ma più una sorta di puzzle movimentato.

 

 

Per affrontare queste creature bisogna eseguire due mosse in ordine: flash di luce stordente e colpo di luce sul punto debole. Fine. Sempre in questo ordine, solo in mappe diverse e con più nemici.

 

Vi è però una nota positiva e la vedremo nella sezione conclusiva di questo articolo.

 

 

La musica è la “nota” migliore in tutto il gioco:
 

Siamo arrivati al finale di questa lunga recensione ed è giusto concludere con qualcosa di positivo, sia per i lettori che per gli sviluppatori.

 

La musica in Unknown Fate è ricercata e immersiva.

 

Il compartono sonoro dal primo momento in cui si accende il gioco è di alto livello. Le musiche ricordano esattamente l’ambientazione onirica e sembra davvero di camminare tra ricordi frammentari e momenti di leggerezza.

 

Questo deve essere il punto di partenza per questi ragazzi per i loro futuri giochi: dalla musica creare un ambiente che suona come un’unico corpo pulsante.

 

 

In conclusione, il titolo ha tanti difetti, ma comunque ottimi spunti da analizzare e capire. La versione finale, però, non è all’altezza delle aspettative. Vedremo in futuro cosa riusciranno a creare i ragazzi di questo piccolo studio italiano.

Verdetto
5.5 / 10
Prima di buttarsi nei sogni, conviene tenere i piedi saldi a terra e guardarsi intorno.
Commento
Unknown Fate è un titolo senza identità, con ottimi spunti ma che si perde in elementi purtroppo fondamentali per un videogioco. Chi deciderà di acquistare questo titolo, troverà un mondo onirico da esplorare e enigmi da risolvere, il tutto coronato da una storia frammentaria ma comunque presente.
Pro e Contro
Ottime musiche
Concept dei personaggi interessante
Ottimi spunti...

x ... Purtoppo lasciati a loro stessi
x Storia frammentaria e mal gestita
x Gameplay ripetitivo e frustrante

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