Se c’è una cosa che si può imparare dalla storia di RedLynx è che alla fine l’impegno viene sempre premiato. Fondato ormai quattordici anni fa, il team di Helsinki si è fatto prima conoscere con il primo Trials (che partendo come browser game ha poi dato vita ad un vero e proprio franchise che conta cinque capitoli solo con la serie principale) per poi arrivare nel 2011 ad essere acquisito da un colosso come Ubisoft, passando per una gavetta vissuta principalmente sullo sfortunato Nokia N-Gage e poi su PC. Sotto l’ala protettrice della software house transalpina gli sviluppatori svedesi, a due anni di distanza dall’ultimo capitolo uscito, fanno debuttare la loro serie storica sulla nuova generazione di console, toccando tra l’altro per la prima volta una piattaforma firmata Playstation.
Versione testata: Playstation 4
Dal punto di vista del giocato nudo e crudo Trials Fusion non si discosta molto dalla tradizione della serie, offrendo il classico gameplay solido e rodato innaffiato con qualche tocco di arcade, condito poi con qualche novità. Il giocatore è quindi messo di fronte (letteralmente, data la posizione della telecamera) a dei tracciati da cross, da completare nel minor tempo possibile cercando di portare il pilota sulla linea del traguardo senza abusare del “respawn” offerto dai check-point nel caso questo si sfracelli al suolo o perda la presa sul veicolo. I controlli affidano al grilletto R2 l’acceleratore, mentre L2 si occupa della gestione del freno e l’onere di mantenere in equilibrio il pilota agendo sulla sua posizione in sella cade sulla levetta analogica di sinistra, sfruttata anche per l’esecuzione di flip e backflip mentre si è in aria. Il resto delle acrobazie, novità di questo capitolo, viene eseguito sfruttando anche lo stick di destra, che permette l’esecuzione di alcune figure tipiche del Freestyle Motocross (tenendo comunque conto di posizione ed inclinazione della moto, regolabili come detto grazie all’altra levetta).
L’inserimento dei trick tratti dal Freestyle Motocross, assolutamente in secondo piano e anzi quasi d’intralcio nel corso delle gare “classiche”, comporta l’introduzione all’interno del pacchetto ludico di nuove tipologie di corse: oltre alle tradizionali sfide in cui l’obbiettivo è completare il tracciato nel minor tempo possibile e cadendo dal mezzo lo stretto indispensabile (dove come detto, l’utilizzo delle acrobazie non comporta nulla se non dei rischi extra e rimane assolutamente sullo sfondo) Trials Fusion offre delle competizioni dove lo scopo è quello di tagliare il traguardo incolumi accumulando più punti possibili grazie all’esecuzione dei trick, che assieme alle Prove di Abilità mettono nuova benzina in un serbatoio che altrimenti, arrivati a quattordici anni dal primo capitolo, rischiava di rimanere a secco di novità sul fronte ludico. Ulteriore longevità viene inserita dal tocco tutto arcade con cui le classifiche arricchiscono l’offerta e, non bastasse ai “malati della sfida” la ricerca della medaglia d’oro e del miglior tempo, dalle sfide inserite in ogni gara, sotto-obbiettivi che spaziano dal finire la corsa senza mai cadere e senza mai mollare l’acceleratore allo scoprire alcuni segreti nascosti sul tracciato. A rovinare in parte la festa interviene l’idea di lasciare a questi eventi più particolari un solo “slot” per ogni set di competizioni (9 in tutto), che ne adombra in parte la “valenza scenica”…
… O almeno, lo farebbe se non fosse per l’introduzione dell’editor dei tracciati. Laddove infatti RedLynx ha un po’ (è il caso di dirlo) tirato il freno dal punto di vista numerico per quanto riguarda alcune sfaccettature dell’esperienza ha d’altra parte allestito una potente infrastruttura sul fronte community, che grazie appunto al potente editor e alla possibilità di giocare, votare e condividere con gli altri i tracciati creati con questo tool va decisamente oltre l’inserimento delle classifiche online e rende Trials Fusion dannatamente longevo e vario. Non manca nemmeno una modalità multigiocatore (solo locale, almeno per adesso), che però è in realtà la gamba più zoppicante dell’offerta: vengono di fatto riproposte alcune piste della campagna principale, con l’aggiunta di “corsie” parallele che permettono ad un massimo di 4 piloti di sfidarsi sulla stessa pista. I problemi nascono ogni qualvolta uno dei piloti cade dal proprio veicolo, dato che questo perde la possibilità di giocare finché qualcuno non raggiunge il check-point successivo (causando quindi il respawn del pilota “abbattuto” in quel punto in barba al fatto che non abbia affrontato una parte della pista), con la conseguenza di magari vedersi soffiare la vittoria all’ultimo punto di controllo nonostante di fatto si abbia corso meglio degli avversari (anche se comunque il punteggio tiene conto sia della posizione che degli errori commessi durante la gara). Scelte di design apparentemente inspiegabili e che avrebbero avuto molto più senso e tutto un altro sapore se il focus della modalità multiplayer fosse stato il Freestyle piuttosto che la gara vera e propria.
Dal punto di vista del level design è sicuramente indovinata l’idea di ambientare il gioco in un futuro non meglio specificato, che consente di amalgamare tracciati più classici fatti di fango e dune a piste futuristiche a base di esplosioni, rampe e spirali che compaiono sullo schermo quasi all’improvviso, dando la sensazione che il tracciato sia in un certo senso “vivo” e regalando in ogni caso un colpo d’occhio veramente d’effetto. Colpo d’occhio che ben si sposa con la resa grafica pulita e fluida del prodotto, che salvo qualche caricamento forse un po’ troppo lungo e qualche texture che ci mette qualche secondo per andare “a fuoco” (riuscendoci sempre e comunque prima che la gara inizi) mostra a schermo un titolo tecnicamente riuscito. Anche il sonoro ci mette del suo ed accompagna egregiamente il giocatore già a partire dal menu.
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