L’annuncio di Tiny Tina’s Wonderlands ha fatto sussultare la community di Borderlands. Un gioco dedicato a quello che forse è il DLC di Borderlands più amato di sempre? Fantastico. Addirittura a due anni di distanza dalla pubblicazione di Borderlands 3 e ancora meno dall’ultima serie di DLC? Incredibile, chi l’avrebbe mai detto.

Certo, qualche dubbio nel cuore dei fan c’era. Soprattutto dato il risultato disastroso di Gearbox l’ultima volta che aveva deciso di dedicare un contenuto a uno dei suoi personaggi più amati (si, Psycho Krieg e il fantastico sconquasso, sto parlando di te). Ma ehi, è un gioco dedicato a Tina, via i dubbi e aspettative alle stelle.

Chi ben inizia…

Un altro gioco in cui continuare la tradizione di personaggi orribili creati
C’è da dire che il gioco inizia in maniera sfolgorante. Il nuovo sistema di creazione del personaggio è qualcosa di mai visto nella serie, dato che sin dai primi capitoli era possibile scegliere solo personaggi fatti e finiti con un loro background e la relativa classe di appartenze. Per altre serie può essere la norma creare un personaggio all’inizio, ma per Borderlands è un bel passo avanti. Il tutto è impreziosito dalla contestualizzazione, che presenta la meccanica come se si stesse creando una vera miniatura da gioco di ruolo.

Dalla creazione in poi sarà possibile scegliere anche la classe e il “background” del nostro alter ego, creando dei mix veramente interessanti ed altamente variegati. A questa simpatica novità si aggiunge anche una serie notevole di cosmetici sbloccabili durante l’avventura, che elevano all’ennesima potenza il range delle possibilità. Non staremmo certo assistendo a nulla di rivoluzionario, se non lo fosse per una serie che per decenni ci aveva abituato a personaggi predefiniti.

La volontà di innovare si vede anche nella possibilità di scegliere una classe secondaria da abbinare a quella iniziale, in modo da avere varie combinazioni ed abbracciare diversi stili di gioco. Questa possibilità si sblocca relativamente presto all’interno dell’avventura, spianando così il terreno a vari esperimenti di gameplay.

… non sempre è a metà dell’opera

C’è da dire che la stessa voglia di sperimentare non sembra applicata a molte altre componenti del gioco, a partire dalle aree visitabili nel mondo di gioco.

L’overworld, con la sua rappresentazione stile tabellone di gioco con tanto di oggetti reali come lattine e patatine a formare elementi del paesaggio, è molto simpatico e ben riuscito. Lo stesso tuttavia non si può dire della varie mappe. Giocando spesso ho avuto la sensazione di vedere zone dei precedenti giochi prese e rielaborate alla meglio, a volte con risultati degni di nota mentre (MOLTE) altre con mappe basilari e per nulla intriganti.

Alcuni scenari, seppur ripetitivi, si fanno apprezzare
Non siamo certo di fronte a una resa disastrosa ma con un immaginario fantasy praticamente infinito da cui attingere è lecito aspettarsi qualcosa di più del classico “covo dei pirati” e dell’ancora più classica “pianta di fagioli gigante”.

A peggiorare la già prevalente tristezza delle aree di gioco ci si mettono anche i personaggi che la popolano. Alcune missioni secondarie ed i personaggi ad essi legati fanno onore agli ottimi standard generali della serie. In questo caso però, per la prima volta nella serie, mi sembrano essere in netta minoranza rispetto ad un numero di NPC banali che propongono missioni noiose e con premi per nulla invitanti.

Alcune trovate sono genuinamente divertenti ed inaspettate, peccato siano poche
Tra l’altro la ridotta presenza di citazionismo e parodia dell’immaginario fantasy videoludico è un vero colpo al cuore, soprattutto per il fatto che il DLC a cui è ispirato il gioco ne aveva a bizzeffe. Sarebbe falso darlo per assente, ma è rappresentato in una maniera così semplicistica e poco innovativa da essere veramente insufficiente per lo standard a cui ci hanno abituato i giochi precedenti.

Per un gioco della serie di Borderlands, che ha reso memorabili anche le più impensabili missioni secondarie e vari personaggi apparsi anche per pochi istanti, è veramente un peccato capitale aver fallito sotto questo aspetto. E purtroppo le cose non migliorano parlando dei personaggi principali.

Carisma cercasi

Occorre specificare che non tutti i personaggi principali sono mediocri ma che, per la prima volta nella serie, le nuove aggiunte sono del tutto insipide. Frette e Valentine, i due personaggi che giocano insieme a Tina e accompagnano i giocatori con i loro commenti per tutto il gioco, sono assolutamente privi di qualsivoglia carisma. Risultano spesso noiosi per colpa di battute apparse almeno centinaia di altre volte (con una resa migliore) all’interno della serie. Forse chi scrive è ormai troppo “vecchio” per apprezzare un certo tipo di umorismo, ma fatto sta che Tina, che era e rimane un personaggio ben scritto, passa tutto il gioco a trainare avanti la baracca cercando di strappare una risata.

Persino i nomi delle aree sono più divertenti di Frette e Valentine
La sensazione finale è quella di guardare un talk show che vi piace, dove però il conduttore (che vi piace) è accompagnato da ospiti mediocri e deve cercare di portare la trasmissione avanti fino alla fine. Ulteriore conferma di questa brutta tendenza è il fatto che i pochi personaggi che funzionano all’interno del gioco sono tutti provenienti da altri capitoli della serie ma rielaborati per l’occorrenza in ruoli fantasy. Sarebbe stata una pensata più apprezzabile pescare a piene mani dal vasto roster di personaggi dei giochi precedenti, e dare ad ognuno un ruolo specifico per evitare un simile disastro.

Un passo avanti, un passo indietro

Molto spesso viene imputato a vari sviluppatori di rimanere troppo in una sorta di “comfort zone” per accontentare i fan e continuare a vendere. Gearbox con questo prodotto si allontana quanto più possibile da questo concetto facendo tanti passi avanti quanto indietro, sia nelle componenti innovative che nei classici della serie. Il comparto armi è come al solito impeccabile, sia nella resa estetica che nella fantasia con cui vengono concepiti gli effetti della varie armi uniche. Tra l’altro le varie aggiunte come le armi melee e gli incantesimi sono un vero e proprio toccasana che rinvigorisce un sistema di gioco che aveva da tempo bisogno di una svecchiata.

Il design delle armi è da sempre un fiore all’occhiello della serie
Questi fattori, uniti alla già notevole varietà rappresentata dal poter combinare varie classi, rende il gioco veramente divertente quando si parla degli scontri nudi e crudi. Queste sparatorie continue sono il fulcro del gioco, e si può dire con certezza che la nuova gamma di scelte lo migliora in questo senso rispetto al predecessore. Peccato dover godere di questi sconti in un’atmosfera decisamente sottotono rispetto ai giochi precedenti, e che persino questo frenico divertimento alle volte verrà meno se ripensiamo alle premesse di trama che tentano di contestualizzarlo.

E’ un vero peccato, perché queste battaglie continue e casuali sono spesso caratterizzate da personaggi esteticamente più piacevoli dei boss stessi del gioco, che per rimanere coerenti con i vari personaggi presenti risultano mediocri e decisamente poco ispirati. Questa continua differenza qualitativa fa quasi pensare che il gioco sia stato sviluppato alternando momenti di grande illuminazione a periodi di scarsissima verve creativa, oppure da due team completamente diversi.

Fare e disfare è tutto un farmare

Finito il gioco base con i suoi pregi e i suoi difetti posso almeno dire che l’endgame c’è, funziona, è divertente ed offre un buon livello di sfida. Tutto questo grazie alla Camera del Chaos, una simpatica serie di scontri randomici che porteranno grandi premi agli avventurieri che sapranno arrivare fino alla fine. In questa modalità il gioco dà il meglio di se facendo dedicare il giocatore a quello che risulta a mani basse la parte meglio riuscita del gioco: la resa degli scontri.

Anche se dover ripulire una serie finita di stanze da nemici può risultare alla lunga ripetitivo, c’è da dire che gli sviluppatori si sono spremuti le meningi per includere una serie di variabili capaci di rendere ogni sfida diversa dall’altra in attesa di futuri e già annunciati DLC. Passare svariate ore a combattere in cerca di loot sempre migliori sarà estremamente piacevole e raramente avrete una sensazione di déjà vu.

Rimanendo coerente con se stesso però il gioco ci insegna che ogni cosa fatta bene ha il suo lato negativo, rappresentato in questo caso dalla gestione scellerata dell’equilibrio di gioco che Gearbox ha già dimostrato di avere in Borderlands 3.

La variabile “incantato” negli equipaggiamenti porterà a molte ore di farming
Gia dalle prime settimane infatti i vari “bilanciamenti” hanno rivoluzionato il meta di gioco, rendendo necessari molti più giri di farm del normale e riducendo a imbarazzanti equipaggiamenti che prima avevano la loro utilità. Purtroppo Gearbox pare non avere la minima idea di come bilanciare la propria creatura e, se il buongiorno di vede dal mattino, sembra che il gioco avrà le stesse problematiche che affliggevano il suo predecessore.

Buona parte dell’esperienza di gioco del predecessore di Tiny Tina’s Wonderlands consisteva nel farmare nuovamente tutti gli equipaggiamenti per stare dietro ai continui update che cambiavano il meta. Questo, data la frequenza e l’insensatezza di certe modifiche di potenza delle armi, è stata causa di grande lamentele da parte della community. Questo a un novizio della serie potrebbe sembrare la classica lamentela del fanatico dell’ottimizzazione, ma c’è da specificare che in certi contenuti endgame di Borderlands 3 era quantomeno necessario avere il top del top per averla vinta. Anche Tiny Tina’s Wonderlands pare andare nella stessa direzione.

Si potrebbe dire che in un certo senso anche queste continue sessioni di farming allunghino l’esperienza di gioco, ma sarebbe meglio porre delle basi che diano dignità a un pò tutto il repertorio di equipaggiamento. Allo status quo sembra che si scelgano un paio di pezzi a rotazione per renderli “rotti” a discapito di tutto il resto.

La continua sensazione di dover buttare tutto e riniziare da capo nel giro di pochi mesi è stato uno dei più grandi difetti di Borderlands 3. Vedere Tiny Tina’s Wonderlands ricadere nello stesso errore già poco dopo l’uscita è veramente terribile.

Un esperimento non proprio riuscito

Qualche lampo di genio c’è
Dovendo tirare le somme alla fine si può dire che Tiny Tina’s Wonderlands è un esperimento riuscito solo a metà. Da una parte c’è la voglia di innovare e tentare qualcosa di nuovo da parte di Gearbox, mentre dall’altra un’incredibile incapacità di rimediare a vari errori storici, aggiungendone per altro di nuovi.

Di norma andrebbe pure bene così, di giochi usciti così così ce ne sono moltissimi e spesso sono pure godibili nel loro piccolo. Peccato che Gearbox abbia scelto di cannare proprio nel gioco dedicato a uno dei contenuti migliori della serie di Borderlands.

Insomma, se vi è piaciuto l’Assalto alla Rocca del Drago di Tiny Tina e volete godervi l’esperienza al massimo rigiocate il DLC e, visto che ci siete, anche Borderlands 2. In questo gioco troverete una copia sbiadita della qualità presente nell’opera di riferimento.

Voto e Prezzo
6 / 10
25€ /76€
Commento
Tiny Tina's Wonderlands è l'ennesima occasione mancata da Gearbox quando si tratta di sfruttare i propri contenuti migliori per creare qualcosa di nuovo.
Pro e Contro
Scontri estremamente divertenti
Endgame variegato e longevo

x Personaggi e ambientazioni sottotono
x Premesse sul futuro bilanciamento pessime

#LiveTheRebellion