Anche se gli elettrizzanti anni d’oro della Silicon Valley sembrano essere diventati un po’ meno brillanti rispetto al passato, il sogno di trasformare una piccola startup da garage in una grande realtà miliardaria, di quelle che vengono poi vendute alle big tech per miliardi di dollari, è ancora il sogno di tanti imprenditori wanna be. Proprio a questi giocatori si rivolge Startup Company Console Edition, con questa versione espressamente pensata per essere giocata con il pad delle console.

Come vedremo, attorno ai controlli ruota il cuore del gioco stesso, perché non è così facile imbattersi in un gioco gestionale di questo genere sulle console da salotto e questo titolo dei danesi di Hovgaard Games, lo anticipiamo, lo fa piuttosto bene. Ma andiamo con ordine.

L’ufficio, l’arredamento, i dipendenti infelici e la voglia di caffè. A quante cose deve pensare un imprenditore?

Startup Company è un titolo gestionale abbastanza complesso. Ci sono molte cose a cui pensare, ma il giocatore viene preso per mano e guidato attraverso le tante cose da gestire piano piano, col supporto di un’assistente sempre richiamabile tramite la pressione di un tasto. Si tratta di aprire una piccola startup, assumere personale, offrire dei servizi e poi pubblicizzarli catturando l’attenzione di quanti più utenti si riesce. Da lì in avanti si tratterà soltanto di mantenere un buon ritmo di crescita ed essere capaci di mantenere il tutto in equilibrio, tra dipendenti che vorranno scrivanie più belle, un macchinetta del caffè o una pianta in ufficio, altri che riceveranno offerte economicamente più vantaggiose dai concorrenti e così via, le malattie, i piani pensionistici e così via.

Il gioco inizia con la scelta dell’ufficio. All’inizio, visti i costi, bisognerà accontentarsi
Startup Company permetterà di tenere tutto sotto controllo tramite l’uso di tutti i tasti del pad. E proprio sotto questo punto di vista viene fuori forse la parte meno facile da assimilare del capitolo controlli. Per fare un esempio, la croce direzionale e l’analogico di sinistra hanno funzioni diverse. Col primo controlleremo il passare del tempo (dalla pausa al passare velocissimo delle ore), mentre col secondo ci muoveremo tra i menù. Anche l’analogico destro, però, servirà per muoversi tra i menù e questo non aiuterà nella navigazione, già abbastanza complicata di per sé, di alcuni menù. Il giudizio sull’interfaccia rimane comunque, tutto sommato, più che buono. Meglio di così sarebbe stato difficile fare.

Nonostante ciò, il grosso dell’interazione è ottenibile tramite l’uso di una ghiera richiamabile tramite R2 (abbiamo testato Startup Company Console Edition su PlayStation 5), con la quale ci si potrà muovere tra i vari strumenti a disposizione, ovvero dall’acquisto di arredamento alla gestione delle finanze, fino alla gestione della ricerca e all’analisi dei concorrenti. Fuori dalla ghiera, ci si muoverà direttamente all’interno dell’area di gioco. Cliccando sui dipendenti, ad esempio, potremo assegnare loro dei compiti specifici. Ognuno di questi avrà una certa velocità nello svolgere il compito assegnato e una volta finito, potremo aggiungere un servizio sul sito oppure far entrare in gioco un altro dipendente che svilupperà il componente successivo. L’esempio classico è lo sviluppatore backend che dovrà sviluppare un componente utile allo sviluppatore capo, il quale terminerà poi lo sviluppo di un componente chiave per una funzione da implementare sul sito. Il tutto incastrato in una catena di operazioni che possono essere anche molto lunghe e complesse. 

Tutto ciò, ovviamente, per fare più soldi possibile e far fronte quindi alle tante spese che giorno dopo giorno eroderanno il nostro budget. Tra le spese c’è chiaramente l’affitto dell’ufficio (carissimo), gli stipendi dei dipendenti (anche questi molto alti), gli imprevisti, il costo del o dei server (il cui impiego crescerà all’aumentare degli utenti), fino ad arrivare alla licenza del framework col quale è realizzato il sito, che andrà fatto evolvere piano piano per permettere al sito di ospitare sempre più servizi. 

La ghiera richiamabile con R2 con la quale si controllano tutti gli aspetti del gioco
Il meccanismo è dunque il più classico dei giochi gestionali: si aggiunge un servizio al proprio sito, si aspetta che questo produca delle rendite che consentiranno di assumere dipendenti, si attende che vengano sviluppati nuovi strumenti da implementare sul sito e si ricomincia da capo. Il tutto condito da tanti aspetti e sfaccettature che rendono il tutto un po’ più vario. A stimolare il giocatore c’è la solita leva del vedere crescere la propria creatura, la stessa che spinge tanti giocatori a “farmare” nei giochi di ruolo, al solo scopo di veder crescere il proprio alter ego digitale.

Tante cose da fare, ma anche tanti tempi morti. È veramente adatta una console da salotto a un gioco gestionale?

Pur essendo tante, in Startup Company, le cose da fare, non si può nascondere che si passa tanto tempo ad aspettare che venga pronto il tal componente necessario all’implementazione del servizio a sua volta fondamentale per sbloccare il prossimo obiettivo. Pur essendoci la possibilità di mandare avanti velocemente il tempo, alla fine capiterà spesso di stare lì ad aspettare passare le ore. Ad accentuare questo problema, c’è il fatto che i dipendenti rispetteranno tutti il classico orario di lavoro 8/17 (chi più chi meno). C’è chi arriverà alle 7 e chi alle 8 di mattina, ma dopo 8 ore, ovvero a partire dalle 16, lasceranno la scrivania vuota. A quel punto, basterà premere un tasto per far scorrere il tempo velocemente fino al mattino successivo, ma inevitabilmente l’azione e la continuità di gioco verrà spezzata da queste costanti interruzioni. 

L’ufficio cresce. In questo caso un open space con pochi fronzoli, ma c’è già chi si lamenta
Come detto, abbiamo avuto modo di testare questo titolo su PlayStation 5. Il lavoro di adattamento dell’interfaccia al pad è davvero notevole. Nonostante ciò, viene da chiedersi se la console sia veramente il suo habitat naturale. O quantomeno la console da salotto, perché non abbiamo dubbi che invece su Nintendo Switch possa funzionare molto meglio. Forse però, inutile negarlo, lo smartphone sarebbe ancora più adatto, avendo a disposizione l’interfaccia touch, che è la più simile possibile all’uso del mouse. 

Manca un vero obiettivo per trasformarci nel Bezos di turno

C’è un secondo punto che mette leggermente in ombra l’esperienza videoludica di Startup Company, ed è l’assenza di un vero obiettivo forte. Il titolo è chiaramente pensato da nerd per un pubblico di nerd. Si parla di componenti di backend e frontend, di framework, di carico dei server, di banda, di acquisto di VPS e poi di server da noleggiare in una server farm. Insomma, c’è un livello di dettaglio molto superiore a quello che sarebbe stato sufficiente. È un po’ come se in Theme Hospital, tanto per fare un paragone illustre, si fosse scesi nel dettaglio delle singole (e reali) patologie e nelle voci di spesa di un vero reparto di ospedale. 

Le tante schermate di analisi attraverso cui è possibile aggiungere funzionalità al sito
Sul fronte opposto di un dettaglio così elevato, piacevole per chi è nel profondo un po’ nerd, manca un vero e proprio obiettivo. All’inizio ci viene chiesto infatti di dare un nome alla startup e al sito. Il sito sarà di fatto il centro nevralgico dell’attività, su cui installeremo ora un form di contatto, ora lo spazio per i banner pubblicitari e così via. Però manca il vero obiettivo da raggiungere. Per tutto il tempo di gioco ci siamo chiesti “si, ma che servizi produco? Cosa comprano da me?”. Il successo del sito infatti è misurato in migliaia di utenti che si iscrivono sfruttando diverse tecniche di marketing, come campagne pubblicitarie email o social. Ma a cosa si iscrivono realmente non è dato saperlo. Questo punto, seppur comprensibile in un videogioco, frena la completa immedesimazione del giocatore e non permette di sentire fino in fondo l’obiettivo della startup come un obiettivo proprio.

Ben fatto, curato in tutti i dettagli, ma adatto soltanto agli appassionati

Startup Company è un gioco ben fatto, rifinito sotto tutti gli aspetti e localizzato in italiano (ovviamente sottotitoli, non essendoci dialoghi). I danesi di Hovgaard Games, seppur giovani, sono alla seconda esperienza nel campo dei gestionali e si vede. La grafica fa il suo dovere e il gioco, con i suoi 300 MB di peso, sarà probabilmente il più leggero della libreria di PS5. La musica tende a essere un po’ tediosa, ma non è certo il punto focale di un videogioco di questo genere.

Se passate la giornata lamentando il fatto di non essere nati sulla costa est degli Stati Uniti, e nutrite una profonda passione per le aziende tecnologiche, allora è un’esperienza che può fare al caso vostro e che, visto il costo (13 Euro circa), ci sentiamo di consigliare. Se invece avete già provato dei gestionali in passato e l’esperienza non vi ha esaltato, statene alla larga. Startup Company è ben fatto, ma per il giocatore comune manca un vero mordente che lo tenga attaccato al pad per veder crescere la propria attività fino a potersi permettere l’ufficio nel palazzo più in vista della città, il cui affitto costa come la capitalizzazione di molte aziende italiane.

Voto e Prezzo
7 / 10
12.99€ /12.99€
Commento
Startup Company è un gioco di nicchia, perché un gestionale su console non può che essere tale. Nonostante ciò, l'opera di adattamento dell'interfaccia è più che buono. Manca un obiettivo forte che tenga attaccato il giocatore comune, ma chi è nerd dentro l'apprezzerà sicuramente.
Pro e Contro
Interfaccia ben studiata
Tanti aspetti da curare
I veri nerd troveranno pane per i loro denti

x Manca un vero, grande obiettivo
x La musica alla lunga annoia un po'
x In qualche menù si fa fatica a navigare

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