Recensione Star Ocean: Integrity and Faithlessness

Star Ocean è una delle saghe storiche di RPG di Enix, quando ancora il matrimonio con Square era bel lungi dal realizzarsi. Dai tempi del Super Nintendo ad oggi la serie si è evoluta, proponendo per ogni generazione di console un nuovo capitolo. Lontani dai fasti del secondo episodio, riapparso sotto forma di remake su PSP qualche anno fa, la serie di Tri-Ace si è barcamenata con capitoli più o meno riusciti, affondando con un quarto episodio, The Last Hope, che proprio non era riuscito a convincere, più che altro sotto l’aspetto narrativo, con una storia che mostrava molti fianchi deboli e un cast di personaggi non propriamente riuscito. Con l’annuncio di Star Ocean: Integrity and Faithlessness per gli appassionati di questa serie fantascientifica si è riaccesa la speranza. Saranno riusciti i ragazzi di Tri-Ace a correggere gli errori del passato in questo nuovo capitolo? Scopritelo insieme a noi con la recensione di Star Ocean: Integrity and Faithlessness.

Data Astrale 557
Già dalle prime ore di gioco la storia di SOV appare abbastanza banale e sottotono
Ambientato a cavallo tra il secondo e terzo gioco della serie, sul pianeta Faykreed, la storia di Star Ocean: Integrity and Faithlessness (SOV) si concentra su Fidel e la sua amica d’infanzia Miki. I due, durante una viaggio verso la capitale per richiedere l’aiuto delle forze militari per proteggere il villaggio di Sthal da continui attacchi di banditi, si imbatteranno in una misteriosa ragazzina dotata di incredibili poteri, Relia. Colpita da amnesia, verrà soccorsa dai due ragazzi, che faranno di tutto per aiutarla a recuperare la memoria e scoprire di più sul suo passato. L’intervento di Fidel e Miki però intralcerà i piani di Alma, generale di Kronos, una nazione tecnologicamente avanzata e pronta a portare distruzione solo per perseguire i propri scopi. Inizierà così una nuova avventura nel regno di Resulia per impedire al Generale Alma di impossessarsi di Relia, e scongiurare questa imminente minaccia che rischia di avere ripercussioni inimmaginabili.
Già dalle prime ore di gioco la storia di SOV appare abbastanza banale e sottotono rispetto al tipo di produzione di alto profilo a cui aspira. E questa sensazione viene confermata proseguendo nel corso dell’avventura, non tanto per i vari luoghi comuni e clichè che infarciscono il gioco e a cui possiamo passare sopra, quanto più per una trama povera e priva di spunti che riescano a trainare le vicende. Colpa sopratutto di un cast dal buon potenziale, che non viene sfruttato a dovere rimanendo anonimo sullo sfondo di vicende raccontate a schermo. Non aiuta nemmeno la scelta, molto discutibile, di eliminare quasi in toto le cutscene, che avrebbero sicuramente agevolato un qualsiasi tipo di avvicinamento, da parte del giocatore, agli eventi raccontati. Anzi, tutto avviene in tempo reale senza una regia o una direzione vera e propria, molti dialoghi dei party continuano durante gli spostamenti o addirittura nelle fasi di combattimento, rendendo difficile mantenere l’attenzione sul racconto, che viene come schermato al giocatore e si ritrova etraniato dalla storia.

Sempre riguardo ai personaggi, questi si uniranno al gruppo in maniera fin troppo scanzonata, e sarà necessario affidarsi alle ormai iconiche Private Action, dialoghi bonus che serviranno ad integrare la trama, per conoscere meglio alcune relazioni fra i vari personaggi che nella storia principale non vengono minimamente trattate. Star Ocean: Integrity and Faithlessness fallisce anche nel mantenere una continuità stilistica che tanto si è fatta apprezzare dagli amanti della serie, ovvero il suo universo fantascientifico. Qua tutto il contesto “spaziale” è praticamente assente, accennato solamente in alcuni frangenti e limitato al solo sviluppo della storia. Ci troveremo quindi ad esplorare solamente la regione Resulia, forzati ulteriormente da un backtraking quasi compulsivo legato principalmente alla narrazione, spezzato solo nelle ultime fasi dalla possibilità di utilizzare una sorta di viaggio rapido per raggiungere più velocemente alcuni punti di interesse. Anche la durata del gioco tocca i minimi storici a cui la serie c’ha abituato negli anni: 25/30 ore per completare la storyline principale e gran parte delle quest secondarie, anche se la presenza di finali multipli, nuovi livelli di difficoltà e una serie di extra come boss fight e dungeon segreti (Cathedral of Oblivion) possono essere un’incentivo alla rigiocabilità.

To the infinity… and beyond!
SOV offre un sistema di combattimento action in tempo reale divertente e ben congegnato
Se dal lato narrativo SOV fa acqua da tutti i pori, la situazione sul lato del gameplay risulta sicuramente più rosea, sebbene non esente da critiche e problematiche di varia natura.
Partendo dalle basi dei predecessori, SOV offre un sistema di combattimento action in tempo reale divertente e ben congegnato. Rispetto al passato adesso i combattimenti avverranno senza interruzioni, passando dall’esplorazione alla lotta istantaneamente. Una delle prime novità sul battle system riguarda l’ampliamento del party attivo in battaglia, che passa dai 4 di The Last Hope a 7, di cui 6 giocabili e Relia di supporto alla squadra. Questo ha portato ad uno sviluppo dello scontro, che assume i toni di una battaglia campale, spesso al pari di un musou per il numero di persone a schermo. Più personaggi giocabili significa più possibilità a livello strategico, ma anche confusione generale. Spesso a causa di un area di gioco così satura si rende difficile capire quale sia il nostro obiettivo, così come si complica la gestione dell’intero party che richiede continue attenzioni, in particolar modo con gli scontri più difficili. Non aiuta nemmeno l’IA dei nostri personaggi e la pochezza di opzioni per imbastire le tattiche da fargli usare in battaglia, costringendoci a passare spesso e volentieri al controllo di determinati eroi (premendo la croce direzionale), magari per attaccare un nemico o utilizzare le magie.

Il sistema di combattimento si basa su comandi molto intuitivi, X e Cerchio, ai quali sono abbinati l’attacco debole e quello forte, che possono essere concatenati per realizzare semplici combo. Con la pressione prolungata si attiveranno invece le Battle Skill, che andranno a consumare i Punti Magia, e che varieranno a seconda della nostra distanza rispetto al nemico puntato. Tramite l’uso di Quadrato potremo effettuare sia la parata che la schivata, stando attenti a non farci sopraffare dagli avversari. A questo si integra un sottosistema di bonus che regola l’andamento delle nostre azioni, premiando la riuscita dei colpi portati a segno. Seguendo l’ormai abusato sistema triangolare basato sulla morra cinese, potremo annullare gli attacchi nemici e guadagnare un bonus che andrà a riempire la barra della Reserve Gauge: più l’indicatore salirà maggiori saranno le ricompense ottenibili a fine battaglia, come esperienza, skill point o soldi guadagnati. Questi bonus rimarranno attivi finchè non andremo ad usare la barra, per sprigionarne tutta la potenza e sferrare devastanti attacchi speciali. Tutto questo cosa comporta ai fini della partita? Semplice, spetterà a noi decidere quando e se utilizzare la Reserve Rush, cercando di innalzare e, al tempo stesso, mantenere alta la percentuale di bonus ricevuta, favorendo così il grinding dei personaggi e il loro sviluppo.

Crafta te che crafto io
SOV introduce anche un corposo sistema di crescita e sviluppo dei personaggi
Salendo di livello si renderanno disponibili nuove abilità, che potranno essere sbloccate utilizzando appositi oggetti condivisi fra più personaggi. Anche in questo caso la scelta su cosa imparare e a chi farla imparare ricadrà sul giocatore, influenzando non poco gli esiti delle battaglie. SOV introduce anche un corposo sistema di crescita e sviluppo dei personaggi tramite i Ruoli, una sorta di Job System o Classe tipica dei GDR. Ad ogni personaggio potremo assegnarne 4 diversi, e ognuno avrà un certo impatto ai fini della battaglia. Ci sarà spazio per Ruoli incentrati sul combattimento, che aumenteranno quindi valori come l’attacco o la difesa, altri sulla cura o sull’uso delle magie, o ancora per migliorare le statistiche di HP, MP e così via. L’uso dei Ruoli ricopre un aspetto fondamentale di tutta la struttura di Star Ocean, e assegnandone di specifici ad ogni membro del party sarà possibile specializzare maggiormente una classe predefinita o compensare alle mancanze di alcuni personaggi o le tattiche, bilanciandone l’uso in battaglia. Ogni Ruolo poi potrà essere migliorato spendendo Punti Skill, aumentandone l’efficacia, fino a sbloccarne di nuovi.

Oltre ai Ruoli appena descritti trovano spazio anche le Specializzazioni, delle skill che sbloccheranno delle funzoni extra come un rinnovato sistema di crafting e di creazione degli oggetti, dalla fabbricazione di nuovi equipaggiamenti, alla cucina, passando per l’alchimia. Il processo nel complesso è abbastanza semplice: basterà recuperare gli ingredienti dai punti di raccolta per crearne di nuovi. Sempre spendendo Skill Point potremo migliorare i vari campi d’azione (crafting, alchimia, pesca), ottenendo sia nuove abilità di raccolta che ricette eseguibili. L’ecosistema della creazione di oggetti soffre però di un problema relativo al suo utilizzo, ovvero l’impatto che ha rispetto al gameplay di SOV è pressochè nullo, tanto di diventare un’opzione accessoria della quale non sentirete la necessità.

 

Oltre alla quest-line principale, SOV offre anche numerose sottomissioni, che possono essere accettate parlando con alcuni NPC a spasso per i villaggi che visiteremo o accettate tramite una bacheca. In entrambi i casi portandole a termine guadagneremo denaro e punti esperienza, oltre a nuovi oggetti che si riveleranno utili nelle fasi più avanzate del gioco. A queste si aggiunge una sottotrama con un personaggio ricorrente della serie, Welch (una sorta di Cid di Final Fantasy) che permetterà di sbloccare gran parte delle opzioni relative alla creazione degli oggetti. La qualità complessiva delle sub quest resta nella media dei JRPG di ultima generazione, e non si sforzano di incentivare il giocatore proponendo chissà quali trame di contorno.

 Bello bello in modo assurdo
Uno dei punti di forza di SOV è senza ombra di dubbio il comparto tecnico
Uno dei punti di forza della nuova produzione Square Enix è senza ombra di dubbio il comparto tecnico e artistico. Pur vivendo una doppia uscita generazionale, PlayStation 4 e PlayStation 3 (in Giappone), SOV visivamente è un bel vedere, e riesce ad offrire un ottimo livello di dettaglio e una resa delle texture di prim’ordine. Anche se molte delle battaglie sono abbastanza confusionarie, l’utilizzo di effetti speciali durante le magie è un elemento scenico che funziona, rendendo ogni battaglia un’orgia di esplosioni. La qualità del rendering dell’immagine è sempre alta, sia negli esterni, impreziositi da un sistema di illuminazione che scandisce le varie fasi del giorno creando la giusta atmosfera, sia negli interni, ben realizzati e ricchi di dettagli.
Sebbene SOV sia ad oggi uno dei punti più alti toccati sotto il profilo tecnico da un JRPG, il gioco non è esente da problemi di varia natura, a partire da vistosi e frequenti cali di frame rate, sia nelle fasi esplorative che durante le lotte. Anche la realizzazione dei modelli 3D dei protagonisti soffre di un “effetto bambolotto” già presente nei precedenti capitoli 3D, facendoli apparire finti ed inespressivi, in forte contrapposizione con i rispettivi artwork. Anche la telecamera ci mette del suo, con uno strano “beccheggio” che si avverte molto nei cambi di altezza provocati dalla morfologia del terreno e con una generale inadeguatezza a seguire per il meglio l’azione in combattimento, obbligandoci a continui riposizionamenti manuali. La bellezza visiva generale impatta contro una poca varietà delle ambientazioni, che non osa più di tanto nello stupire e sfruttare le possibilità offerte dal motore grafico del gioco.

Anche il comparto sonoro, prevalentemente ad opera del maestro Motoi Sakuraba è una garanzia, e le melodie di questo nuovo capitolo riprendono le sonorità musicali della serie, con un’ottima selezione di brani, in particolar modo per quello che riguarda i temi da battaglia.
SOV è completamente tradotto in inglese, e si consiglia un buon livello di conoscenza della lingua, non tanto per la difficoltà dei testi quanto per la fruizione dei dialoghi durante le fasi attive di gameplay, come l’esplorazione o le battaglie. Possibile utilizzare in game l’audio originale giapponese, opzione più che gradita per gli amanti delle produzioni nipponiche.

Verdetto
7 / 10
Inserire un paio di tette per nascondere i problemi non funziona, ma aiuta
Commento
Star Ocean: Integrity and Faithlessness poteva (e doveva) essere l'occasione di riscatto per la serie fantascientifica di Square Enix attesa da molti, e invece è l'ennesimo chiodo sulla bara di una saga che nel cuore dei fan vive solo grazie ai ricordi. Non è un brutto gioco, ma nell'ottica di continuità della serie è uno dei punti più bassi mai toccati. Un JRPG nella media che riesce a brillare solo in pochi aspetti, con una storia debole e alquanto claudicante. In questo nuovo capitolo si perdono alcuni elementi che da sempre caratterizzano Star Ocean, mentre il gameplay, per quanto apprezzabile e in grado di "salvare in extremis" tutta l'opera, viene arricchito a dismisura, con elementi che a conti fatti si rivelano ridondanti (party esteso) o completamente ininfluenti ai fini del gioco (crafting) . Un'occasione sprecata per chi aspettava un ritorno in grande di questa sfortunata serie.
Pro e Contro
Gameplay intuitivo e funzionale
Ottimo accompagnamento musicale
Graficamente uno dei punti alti del genere JRPG...

x ...afflitto però da vistosi cali di frame rate
x Storia poco interessante o stimolante
x Il sistema di Crafting influisce poco sul gameplay
x Spesso troppo caotico durante le battaglie

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