Dopo una interminabile attesa di oltre un anno e mezzo,
Shin Megami Tensei IV, il quarto capitolo principale della serie che ha reso famosa
Atlus prima ancora di recenti successi come
Catherine,
Etrian Odyssey e
Persona (a sua volta una serie spin-off di Shin Megami Tensei), è stato finalmente rilasciato anche nel vecchio continente. La compagnia ha optato per una release digital only scontentando i fautori della copia fisica ed i collezionisti, permettendoci, in cambio, di fruire di quello che in America ed in Giappone è ormai da tempo considerato uno dei must have di
3DS. Dopo aver trattato delle recenti uscite del franchise come
Devil Survivor Overclocked e
Soul Hackers, non potevamo certo esimerci dal proporvi la recensione di questo nuovo capitolo della saga, la cui importanza è sottolineata dalla numerazione ufficiale.
Al di là del Bene e del Male
Sin dalle prime battute il titolo colpisce per l’inusuale setting: se gran parte dei titoli della saga posseggono una ambientazione contemporanea e hanno il loro fulcro nel rapporto tra tecnologia ed occultismo, in Shin Megami Tensei IV ci ritroveremo proiettati nel
regno orientale di Mikado, una nazione di stampo medievale, che miscela elementi tipici del
medioevo europeo e del
Giappone antico. Nel regno di Mikado l’ordine sociale è rigidamente codificato in classi: da un lato avremo le classi più agiate, residenti nei distretti più ricchi della città, mentre dall’altro troveremo i comuni popolani, distribuiti nei quartieri più poveri e nei vari villaggi limitrofi. Il protagonista del gioco, chiamato
Flynn di default, è appunto un abitante del vicino villaggio di Kiccigiorgi, che si reca in città per partecipare ad
un rito che sancisce il passaggio alla maggiore età per tutti i sudditi del regno. Tramite il rito pochissimi eletti ogni anno hanno la possibilità di entrare a far parte del corpo dei
samurai, abbandonando famiglia e luogo d’origine ma acquisendo tutti i diritti delle classi più ricche di Mikado, assieme ad una grande responsabilità. I samurai sono infatti coloro che acquisiscono la capacità di
combattere i demoni e/o di comunicare con essi, costituendo di fatto il baluardo del regno di Mikado contro possibili invasioni sovrannaturali. Come prevedibile Flynn sarà uno dei 5 apprendisti samurai selezionati quest’anno, a cui verrà fornito il “gauntlet”, dispositivo tecnologico in apparente stacco con l’ambientazione medievale di queste prime fasi. Grazie al gauntlet ed all’intelligenza artificiale in esso contenuta,
Burroughs, il giovane potrà quindi affrontare demoni, ma anche contrattare con loro, convincerli a divenire alleati e quindi perfino
evocarli e schierarli in battaglia. La trama del gioco partirà molto lentamente, con le prime fasi che fungeranno da tutorial e che quindi ci richiederanno di investigare sul misterioso
Samurai Nero, un individuo che sta disturbando l’ordine sociale di Mikado, distribuendo letteratura proibita ai popolani, incitandoli alla rivolta e trasformandoli in demoni. In seguito ci avventureremo in una trama sempre più complessa, che andrà a toccare tematiche classiche della serie come il rapporto tra esseri umani e demoni, quello tra tecnologia e sovrannaturale, conflitti sociali e dilemmi morali. Gli altri apprendisti samurai che accompagnano Flynn incarnano distinte posizioni morali (buona, neutrale, caotica), che si rifletteranno nei loro punti di vista e di azione, e più di una volta ci verrà richiesto di schierarci con uno piuttosto che con un altro. In tutto ciò è da premiare una
qualità della scrittura davvero eccellente, in grado di coinvolgere ed immergere il giocatore in una storia che tocca necessariamente temi anche piuttosto pesanti, coadiuvata da un doppiaggio inglese di altissimo livello. Sfortunatamente tanto il voice acting quanto il testo a schermo sono esclusivamente in lingua inglese, lasciando a bocca asciutta sia chi ha poca dimestichezza con l’idioma di Albione sia i puristi che avrebbero gradito un doppiaggio in lingua originale giapponese, supportato da sottotitoli.
Il Dark Souls dei JRPG
Sotto il profilo del gameplay Shin Megami Tensei IV si presenta come un
JRPG spiccatamente
old school ed hardcore, senza quelle varie evoluzioni e contaminazioni che il genere ha subito nel corso degli anni. È presente una forte componente di dungeon crawling: tanto la storia principale quanto le frequenti quest accessorie ci costringeranno ad esplorare dungeon in cui affrontare numerosi combattimenti sul filo del rasoio. In SMT IV molto raramente ci ritroveremo in situazioni in cui possiamo permetterci di prendere scontri, perfino quelli con nemici comuni, sotto gamba. Il combattimento si svolge a turni e presenta
il tipico sistema Press Turn della serie: effettuando colpi critici o sfruttando le debolezze elementali dei nemici otterremo turni in cui effettuare attacchi od azioni aggiuntive, mentre mancando un colpo o sbagliando elemento perderemo il diritto ai nostri attacchi successivi. La strategia e la conoscenza di nemici ed attacchi ha quindi un ruolo di primo piano, e
può bastare un solo attacco azzeccato o sbagliato a mutare drammaticamente le sorti di un incontro. Come accennato precedentemente avremo la possibilità di contrattare con i vari demoni in cui ci imbatteremo, per spingerli ad allearsi col protagonista. Questa meccanica si risolve in dei
brillanti dialoghi, in cui dovremo indovinare le giuste risposte da dare al demone di turno, anche in base al suo allineamento e personalità, tenendo soprattutto conto delle differenze culturali e nel modo di pensare tra umani e demoni. Avremo anche la possibilità di fondere due o più demoni per ottenerne di nuovi, presumibilmente più potenti. Anche in questo caso sarà fondamentale la conoscenza e lo studio delle caratteristiche dei vari esseri sovrannaturali, provenienti dalle religioni e dalle mitologie di tutto il mondo. In questo frangente notiamo una graditissima novità rispetto al passato: per la prima volta le abilità dei demoni ottenuti con la fusione non saranno predefinite, ma saranno decise dal giocatore, a partire da quelle dei demoni originali. Una innovazione non da poco, che risparmia innumerevoli frustrazioni dovute a fusioni “andate male”. L’
alto livello di difficoltà del gioco provocherà irrimediabilmente numerosi game over. In questi casi verremo trasportati di fronte al barcarolo infernale, Caronte, che al netto di una tangente accetterà di riportarci in vita esattamente nel punto dove siamo stati sconfitti. Potremo scegliere di pagarlo sia in Macca, la valuta di gioco, che in Play Coins, le monete ottenute camminando col 3DS in stand by. In ogni caso, prima di ricorrere a questa possibilità, è sempre meglio effettuare salvataggi frequenti ed adeguate pianificazioni: abusare di Caronte potrebbe
prosciugare completamente i fondi del giocatore, lasciandolo impossibilitato ad acquistare equipaggiamenti ed armi fondamentali nel prosieguo dell’avventura.
Non si giudica un libro dalla copertina
L’aspetto tecnico di Shin Megami Tensei IV si rivela meno soddisfacente di quelli legati a trama e gameplay. Nonostante ci si trovi di fronte ad un titolo 3DS e non ad uno per console maggiore, il look generale del gioco
non è al livello di altre analoghe produzioni. A dispetto del prestigio e dell’importanza del titolo, e della cura maniacale profusa in altri ambiti, sembra quasi di trovarsi di fronte ad un titolo
budget: la grafica è poligonale, ma durante le battaglie i nemici sono rappresentati con dei semplici sprite bidimensionali, in larga parte
riciclati dai precedenti giochi della serie. Le stesse porzioni tridimensionali del gioco appaiono eccessivamente semplici e scarne di particolari, in netto contrasto con il look elegante e preciso dei menù e coi bellissimi artwork di sfondo alle numerose conversazioni. Un punto positivo è invece senza dubbio l’effetto
3D stereoscopico. Sebbene questa feature di 3DS stia divenendo sempre meno utilizzata, il gioco fa sfoggio di un ottimo 3D, in grado di regalare una perfetta sensazione di profondità, totalmente priva di effetti di ghosting o sovrapposizioni. Il comparto sonoro è invece eccellente, con composizioni in grado sia di sottolineare l’urgenza dei combattimenti quanto l’atmosfera delle fasi più esplorative. Il doppiaggio, nonostante l’assenza della traccia originale giapponese, è veramente di altissimo livello e riesce nel convogliare in maniera ancora più forte l’ottimo writing del gioco e dei suoi personaggi.
Verdetto
9 / 10
La lunga attesa ha pagato
Commento
Pro e Contro
✓ Tematiche interessanti, mature, profonde
✓ Eccellente writing
✓ Gameplay solido e livello di sfida hardcore
✓ Comparto sonoro di prima qualità
x Graficamente si poteva fare di più
x Disponibile solo in digital, alla faccia dei collezionisti
x Niente localizzazione italiana
x Manca la traccia audio originale
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