Recensione Shaq Fu: A Legend Reborn – Shaq Puh!

Prima ancora che Michael Jordan, assieme ai Looney Tunes, segnasse la nostra infanzia con Space Jam, un altro giocatore dell’NBA veniva catapultato in un mondo fantastico, o per meglio dire, virtuale.

 

Parliamo del grandissimo – in tutti i sensi – Shaquille “Shaq” O’ Neal, che nel 1994 appariva come protagonista in Shaq Fu, un videogioco picchiaduro 2D per Genesis e Super NES. Ventiquattro anni dopo, il buon Shaq si è ritirato dalla pallacanestro professionistica, ma non dai videogiochi. L’eredità del titolo originale è stata raccolta da Shaq Fu: A Legend Reborn, il gioco venuto alla luce dopo una campagna di crowdfunding durata ben quattro anni.

 

Versione testata: Nintendo Switch

 

Shaq Fu: A Legend Reborn è talmente trash e noioso che fa il giro e diventa divertente da giocare. Per un po'.

 

Siamo in Cina, la terra dei dragoni, delle leggende e del pollo in salsa agrodolce. Una borsa trasportata dalla corrente viene raccolta da una giovane donna che si trova sul letto del fiume; al suo interno vi è un neonato, che verrà accudito e cresciuto dalla donna. Shaq Fei Hung, il nome del ragazzo, ha un’infanzia difficile; a causa della sua grossa statura è preso in giro dai suoi coetanei e per trovare uno scopo nella sua vita accetta di essere preso sotto l’ala protettrice di un maestro di Kung Fu che gli insegnerà le arti marziali. Poco dopo una stravagante introduzione, Shaq Fu: A Legend Reborn catapulta il giocatore direttamente nell’azione, e posso assicurarvi che quello che vedrete nei primi dieci minuti si ripeterà in modo esattamente uguale per tutte e tre le ore che saranno necessarie per terminare il gioco.

Questa nuova reincarnazione di Shaq Fu si presenta come un beat’em-up 3D a scorrimento orizzontale.

Come detto all’inizio, dopo i primi dieci minuti avrete visto tutto
Il nostro alter ego verrà assalito da centinaia – letteralmente – di nemici provenienti da tutte le direzioni e dovrà farsi strada a suon di cazzotti. Più pugni assestiamo, più salirà il moltiplicatore delle combo, e dopo averne dati una manciata sbloccheremo un super attacco col calcio per spazzare via gruppi di nemici in una sola volta. Avremo a disposizione un salto, utile per schivare i proiettili, e una schivata effettuabile unicamente lungo l’asse verticale. Per le situazioni più difficili, Shaq potrà fare affidamento su un pugno potente scagliato al suolo per danneggiare tutti i nemici attorno a lui, oppure potrà colmare le distanze usando un dash. In alcune occasioni saranno disponibili dei power up, come un’armatura meccanica che consente di sferrare pugni ad una velocità incredibile (ma attenzione al surriscaldamento!) oppure il nostro alter ego potrà trasformarsi in un cactus capace di lanciare spine ad altissima velocità e colpire i nemici dalla distanza. Gli scenari di gioco si prestano ad interazioni abbastanza limitate e occasionali, dando la possibilità di staccare cartelloni da usare come armi oppure lanciare blocchi di cemento come palle da bowling e far saltare in aria i nemici. Andando avanti nel gioco le situazioni saranno sempre le medesime e i nemici si riveleranno essere tutti dei reskin della stesse tre-quattro tipologie. Occasionalmente ci saranno dei momenti un tantino più interessanti, come ad esempio durante una particolare boss fight, quando dovremo sfidare il boss in un minigioco di danza.

 

shaq

Anche per quanto riguarda l’aspetto narrativo parliamo di un grande “voglio ma non riesco”. L’ironia è abbastanza spicciola e prevedibile, siamo dalle parti di un South Park all’acqua di rose, con uno humor nero e un politicamente scorretto davvero poco incisivi e che sfociano in banali luoghi comuni (i livelli cinesi sono disseminati di lavatrici, quelli hollywoodiani popolati da palestrati in canottiera o avvocati infernali). Lo scopo del gioco è quello di fermare le celebrità che si sono rivelate essere demoni che vogliono prendere il controllo del pianeta. Tra queste ho riconosciuto Donald Trump, Paris Hilton (ma esiste ancora?), Justin Bieber e Kim Kardashian. Quando combatteremo contro quest’ultima dovremo affrontare il suo enorme sedere che mangia dei tacos. Insomma, il livello di comicità è questo, quasi quanto quello che potrebbe intrattenere un cinquantenne su Facebook (ecco, ci sono cascato anche io!).

 

Oltre la campagna principale non c’è nient’altro; nessun’altra modalità, niente co-op, niente online. Non ci sono obiettivi interni al gioco e non ci sono collezionabili. Una volta terminati i sei livelli, dopo che ammazzerete più nemici che in God of War, non vi resta nient’altro da fare se non consultare la Shaq-o-pedia, una specie di enciclopedia del gioco, piena di informazioni sui nemici incontrati e che da la possibilità di rivedere i filmati.

 

shaq

Dal punto di vista tecnico la versione Switch sembra un gioco per smartphone e soffre di frequenti cali di frame sia in modalità portatile che nel dock.

Niente di tragico, però la differenza rispetto alle altre piattaforme è notevole (e non per demeriti della console). A lasciare l’amaro in bocca è una direzione artistica anonima, che porta gli scenari di gioco ad essere molto blandi. L’unica nota positiva è rappresentata dalla musica e dagli effetti sonori e soprattutto dai vari filmati con grafica cartoonesca che apriranno e chiuderanno i capitoli di gioco e le battaglie con i boss.

Verdetto
5 / 10
Shaq Puh!
Commento
Shaq Fu: A Legend Reborn è titolo che non colpisce affatto, a differenza dei pugni di Shaq che saranno tanti e dirompenti. Dopo il primo livello avrete visto tutto quello che il gioco ha da offrire e la mattanza incessante di centinaia e centinaia di nemici verrà subito a noia. L'assenza di altre modalità oltre la brevissima campagna non aiuta di certo a tenere in considerazione di restare sul gioco una volta finto, così come l'estrema essenzialità delle meccaniche non vi porterà a ripetere i livelli per provare combo diverse e ottenere punteggi elevati. La vena ironica del gioco, per quanto meno peggio del resto, non è proprio riuscita, così come a livello visivo il gioco non spicca né in quanto resa grafica né in quanto direzione artistica.
Pro e Contro
Può essere un passatempo spensierato
Dura poco

x Ripetitività dietro l'angolo
x Nessuna modalità aggiuntiva
x Non spicca in niente

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