Recensione Ride to Hell: Retribution

Il 28 Giugno 2013 sarà ricordato nella storia dei videogiochi. La data di uscita di Ride To Hell: Retribution coincide infatti con uno dei punti più bassi mai raggiunti dall’industria videoludica in generale. Un budget limitato e delle risorse ridotte all’osso imporrebbero, per avere un prodotto di qualità, delle idee chiare ed un team in grado di realizzarle. Ride to Hell: Retribution invece risulta come un minestrone di generi, portato sullo schermo e nelle mani del videogiocatore nel peggior modo possibile. Lo studio di sviluppo Eutechnyx, abituato a lavorare su giochi di corsa, avrebbe probabilmente fatto una migliore figura ad abbandonare la nave dopo la dipartita di Rockstar Vienna. Rimanendo “in sella”, lo studio inglese ha purtroppo tirato fuori un prodotto con un gameplay ingiocabile e mal calibrato al punto tale da indurre angoscia nei giocatori che andranno a percorrere una trama così insipida e ad incontrare personaggi caratterizzati così male da essere quasi una grottesca parodia dell’aspetto narrativo nell’industria videoludica;  col passare delle ore il giocatore proverà dell’amara frustrazione causata da una realizzazione a dir poco “teribbile” (volendo citare il buon Maurizio Mattioli) sotto tutti i punti di vista.

Almeno una giusta fatela!

Ride to Hell: Retribution si propone come un miscuglio (o forse sarebbe più opportuno chiamarlo “melma”) di generi, in particolare come Action-TPS, alle cui fasi di combattimento e shooting si alterneranno guide su strada. Tante “idee” messe insieme ma senza una reale capacità realizzativa, partendo dalla pessima calibrazione dei comandi, che rende ingiocabile e frustrante ogni fase di gioco. La ridicola realizzazione “a corridoio” delle fasi di guida, dei fondali senza mordente, una fisica dilettantesca e delle collisioni inesistenti propongono delle sessioni di guida così noiose come non se ne vedevano “da quando l’uomo inventò il cavallo” [cit.]. Sarà infatti impossibile cadere dalla moto (evidentemente il nostro protagonista ha il proprio fondoschiena incollato alla sella) e di conseguenza subire un game over durante le fasi di guida; per ogni collisione verremo piuttosto semplicemente traslati indietro di qualche metro con una bellissima transizione in stile Movie Maker. Durante gli inseguimenti sulla moto (sia quando saremo il cacciatore che nei panni della preda) ci saranno scagnozzi da eliminare, ma anche qui il livello di sfida è impalpabile, e non dovremo far altro che soddisfare dei semplici Quick Time Event che spediranno i nemici a schiantarsi con animazioni a dir poco ripetitive, o sparare (a tempo rallentato, ringraziando il cielo) fino ad ucciderli. Interessante (ma non originale) l’inserimento di valutazioni sulle acrobazie eseguite nelle fasi di guida, rese purtroppo con animazioni grottesche e di difficile realizzazione a causa della calibrazione dei comandi. Smontati dalla sella dovremo invece vedercela con una serie di brutti ceffi (letteralmente) a mani nude o sparando. Quando dovremo affrontare corpo a corpo i nostri avversari avremo a disposizione la parata (per non subire i colpi avversari), l’attacco di sfondamento (per rompere la guardia nemica, causa pochi danni) e l’attacco diretto (causa danni maggiori, ma viene annullato dalle parate nemiche), mentre alcuni attacchi nemici saranno contrattaccabili mediante la pressione dello stesso tasto della parata. Così descritto il sistema di combattimento corpo a corpo potrebbe ricordare quello di altri titoli, peccato che le animazioni, le compenetrazioni dei poligoni, le collisioni dei colpi praticamente inesistenti siano solo l’anteprima di una lista di bug senza fine. Tutto ciò non permette alcun livello di coinvolgimento od interesse quando ci si trova in uno scontro, ma anzi, agogneremo di portarlo al termine il prima possibile, chiedendoci cosa possa esserci di peggio… Ovvio: le fasi di Shooting. Come detto in precedenza i comandi sono calibrati nel peggiore dei modi possibili. Se ad una reattività tardiva agli INPUT si aggiunge un sistema di Lock On inesistente, anche qui è facilmente comprensibile come il giocatore cada molto rapidamente nella frustrazione. Malgrado un sistema di coperture ben realizzato (si fa per dire) e ad un discreto arsenale di armi, l’angoscia che attanaglia il giocatore durante il puntamento vanifica pienamente quanto di buono detto. Altri difetti che fanno sprofondare il gioco? Per fare danni ingenti ai nemici bisognerà colpirli necessariamente alla testa(eppure non è un gioco in cui vanno affrontati degli zombi), l’intelligenza artificiale nemica risulta praticamente nulla e la linearità dello svolgimento (consistente in: percorrere un corridoio lineare, approcciare un’area di combattimento, uccidere i nemici e proseguire in un altro corridoio)  farà sembrare il titolo molto più longevo, per  noia ovviamente. Eliminando i nemici in sparatorie o in colluttazioni corpo a corpo, otterremo armi (o munizioni), denaro e/o droga. Con il denaro e la droga (da rivendere per acquisire ulteriori risorse monetarie) potremo recarci a Dead End, città d’origine del protagonista, in cui avremo una leggera libertà d’azione ed in cui potremo comprare armi od abilità di combattimento da un furgone militare (che troveremo anche in alcuni “livelli” di gioco). Qui potremo anche modificare la moto del protagonista, previo sblocco delle componenti raccogliendo dei collezionabili in giro per i livelli. Sarà infine possibile, tramite l’apposita bacheca, rigiocare i livelli già affrontati in precedenza (a patto di avere uno stomaco forte… complimenti per il coraggio).

No… Sul serio, è uno scherzo?

L’incipit della trama è piuttosto semplice: Jake, ex motociclista e soldato nel Vietnam, torna a casa dalla guerra dopo 4 anni nell’esercito. Qui troverà lo zio Mack, cui è stato affidato in precedenza dal padre, ed il fratello minore Mickey, sempre a caccia di guai, e si accingerà a ributtarsi in una vita scandita da motociclette, fiumi di birra e varie distrazioni sessuali. La banda dei Retribution, di cui la famiglia fa parte, non è più gradita in città, complice la conquista della zona da parte dei rivali Devil’s Hand. Mickey verrà tradito dal suo giubbotto e si scatenerà un inseguimento ai danni di Jake e del fratellino, al culmine del quale, la gang taglierà la gola a quest’ultimo. Dopo essersi preso una pallottola nello stomaco, Jake sopravviverà e giurerà vendetta (non l’avreste mai detto, vero?), raccogliendo l’eredità del padre. Peccato però che i rapporti di Jake con il genitore non siano approfonditi neanche quel minimo indispensabile per calarsi nella parte e che il “machismo” inserito in maniera stereotipata e stucchevole diventi quasi ridicola. Quando infatti ci troveremo ad aiutare delle donzella in difficoltà (e per “aiutare” si intende qualsiasi azione svolta con un PNG di sesso femminile nelle vicinanze) queste ci ricambieranno con del buon sesso, le cui scenette (in cui i personaggi coinvolti sono peraltro vestiti) risultano grottesche, ridicole e soprattutto ripetitive (già, a parte poche eccezioni, a quanto pare tutte le ragazze di “Ride To Hell” hanno la stessa varietà di acrobazie sessuali). I dialoghi, la sceneggiatura e le animazioni riguardanti la trama rimangono impalpabili e non danno alcuna ragione logica al videogiocatore per proseguire… e dire che per scrivere una sceneggiatura decente bastano una penna ed un foglio di carta.

G.W. was here!

I nostalgici dell’era PS2 si troveranno a loro agio in Ride To Hell: Retribution e potranno infatti riviverne la parte peggiore grazie ad una modellazione poligonale di bassa lega, con personaggi SD che male si adattano all’idea drammatica di base della trama. Texture e fondali banali non regalano neanche la minima ambientazione, scorcio o angolo che possa catturare il videogiocatore. Ciò che risalta (in negativo) sopra al resto sono i capelli dei personaggi, simili alle parrucche dell’ormai vetusto George Washington, come se a Dead End fosse presente un antiquario specializzato in tali articoli. Ad una cattiva grafica in teoria si dovrebbe poter compensare con un alto frame rate, ma chi ha lavorato su Ride to Hell non ha certamente trascorso anni ad ottimizzare il gioco, dato che anche il frame rate risulta ai minimi storici e scende ulteriormente non appena il numero di elementi sullo schermo è in doppia cifra. Questa deliziosa portata a base di texture scadenti e basso frame rate viene condita da tempi di caricamento delle texture stesse interminabile, tanto che nelle fasi di guida ci ritroveremo a veder caricare passo passo la doppia linea centrale della strada o a sorbirci intere animazioni senza che siano stati caricati nemmeno i lineamenti dei personaggi (non che vi sia molta differenza, intendiamoci).
Il comparto sonoro non offre nulla degno di nota: la colonna sonora “rockeggiante” presenta melodie ripetitive che non riescono a galvanizzare il giocatore (ma del resto, ci vorrebbe un miracolo, non un OST) e gli effetti sonori risultano allo stesso modo scadenti e mal sintetizzati. Il doppiaggio invece risulta appena soddisfacente, ma non di certo apprezzabile, vista la pochezza del contenuto, impossibile da migliorare  a dispetto  di qualsiasi contenitore .

Verdetto
1 / 10
È come Big Rigs, ma senza Camion.
Commento
"Ride To Hell: Retribution" rappresenta sicuramente una caduta di stile per Deep Silver. Ad un budget limitato è corrisposta una realizzazione tecnica tra le più scadenti mai viste. Quasi sicuramente negli anni a venire si parlerà di tale titolo come un vero e proprio punto di riferimento negativo. Da un lato abbiamo un gameplay così poco "giocabile" accompagnato da una trama impalpabile. Dall'altro una grafica ed un sonoro poco curati, realizzati non tanto con sufficienza, ma con evidente scarse competenze. Il gioco realizzato da Eutechnyx dopo la dipartita di Rockstar Vienna si dimostra lontano anni luce da qualsiasi standard di decenza, al punto da spingerci a rispolverare l'idea delle famose sepolture nel deserto di titoli Atari, come vogliono alcune leggende metropolitane.
Pro e Contro
Budget limitato
Qualche idea

x Gameplay snervante sotto ogni sua forma
x Dinamiche di gioco mal implementate
x Trama che non lascia spazio all'immedesimazione
x Realizzazione tecnica arretrata

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