Recensione Raiders of the Broken Planet – Wardog Fury

Come promesso Mercury Steam torna con il nuovo episodio stand alone di Raiders of the Broken Planet, sottotitolato Wardog Fury. La nuova campagna comprende quattro nuove missioni e personaggi di cui uno sbloccabile durante la storia, al prezzo totale di 9.99 €. Lo shooter-brawler in terza persona, ci ha colpito in Alien Myths per alcune trovate originali, mentre ci ha lasciato un po’ freddini sul fronte del level design a conti fatti abbastanza limitato. Con la nuova espansione le cose non cambiano più di tanto, confermando quindi quella che probabilmente sarà l’impronta strutturale dei livelli anche per le due iterazioni a venire, in arrivo nei prossimi mesi. Per adesso però, limitiamoci a capire se vale la pena l’acquisto o meno della seconda espansione.

 

Versione testata: PS4

 

Attenti ai cani
 

 Un canovaccio non troppo originale ma comunque interessante per quel che riguarda il potenziale della contesissima fonte di energia
Wardog Fury riprende la storia lì dove l’avevamo lasciata: la lotta di resistenza è solo agli inizi, e Harec (il capo dei ribelli) vorrebbe che Loaht si unisse ai Raiders, andando prepotentemente di petto contro i Wardog (una delle fazioni contendenti l’aleph) che avrebbero invece come obiettivo quello di eliminare il potenziale alleato. Harec decide quindi che oltre a recuperare Loaht è anche arrivato il momento di indebolire i Wardog, puntando direttamente al loro generale il quale ha intenzione di accaparrarsi tutto l’aleph in modo tale da raggiungere una forma di esistenza semidivina. Un canovaccio non troppo originale ma comunque interessante per quel che riguarda il potenziale della contesissima fonte di energia, si presta quindi ad essere una trama con una funzione da ponte verso gli scopi dei protagonisti, insomma un passaggio atto a mettere le basi necessarie a cominciare ad avviarsi verso il cuore della vicenda.

 

 

 

la struttura delle aree di gioco è congeniale alla modalità antagonista
Atterriamo quindi davanti casa di Loaht, e quello che ci ritroviamo di fronte non ci fa saltare proprio al settimo cielo. Come già succede in Alien Myths infatti, scopriamo subito che la prima missione si svolge in una mappa che ha tutta l’aria di essere una grande arena, con obiettivi sparsi e che ci chiedono di fare avanti e indietro ripetutamente per risolvere il conflitto. La situazione migliora vagamente nelle missioni successive, soprattutto nell’ultima, dove il level design è leggermente più ramificato, rimanendo comunque nulla di eccezionale. È chiaro – di nuovo – sin da subito che la struttura delle aree di gioco è congeniale alla modalità antagonista, onde evitare al povero giocatore di rincorrere per mari e monti i suoi avversari. Così facendo però l’esperienza cooperativa (che per nostro modo di vedere rimane quella principale del titolo) ne risente ampiamente, togliendo una buona fetta di motivazione nel replay delle missioni, che già da un terzo avvio diventano sempre più ripetitive. È molto probabile quindi che una volta terminate le quattro avventure proposte, difficilmente tornerete ad affrontarle solo per il gusto di farlo, se non con l’unica eccezione di utilizzare personaggi ogni volta differenti.
Nuovamente un ottimo lavoro per quanto riguarda i Raiders, dotati di un gunplay divertente e abilità ben strutturate, utili a formare numerose combinazioni di party strategici, arrivati a questo punto infatti i Raiders disponibili sono ben undici e in crescita nei prossimi mesi. Anche sul fronte della caratterizzazione ci ritroviamo più che soddisfatti (a parte per un paio di eroi, che al momento non appaiono durante la storia e che quindi non conosciamo caratterialmente), le interazioni tra gli eccentrici componenti – sia vecchi che nuovi – sono sempre interessanti e divertenti, complice anche il doppiaggio il quale continua ad essere molto azzeccato.

 

Solo deserto più avanti
 

Gli scalmanati ribelli si ritrovano per quasi tutta la campagna in territorio Wardog, di conseguenza il suolo che calpestano è per lo più di tipo desertico. Detto questo sebbene graficamente Raiders of The Broken Planet si presenti con un suo stile accattivante dalle linee ruvide, si poteva fare qualcosa di più sul fronte delle ambientazioni, complessivamente contraddistinte abbastanza bene, ma che tranne per un paio di livelli (ricordiamo, sui quattro disponibili) sono piuttosto poco memorabili. La colonna sonora d’altro canto continua egregiamente a fare il suo dovere di accompagno durante le numerose sparatorie che affrontiamo, dando un pizzico in più di eccitamento all’azione.

Verdetto
Si
Un deserto di novità!
Commento
La seconda campagna di Raiders of the Broken Planet, Wardog Fury, è un prodotto che ci ha convinto un po’ meno rispetto al primo. Abbiamo compreso come sia probabile che sul fronte del level design i Mercury Steam continueranno a seguire la strada già tracciata delle mappe-arena, le quali vanno purtroppo a inficiare l’aspetto qualitativo della cooperativa elevando a loro volta la modalità PvP uno contro quattro. A questo punto al prezzo proposto di 9,99€ il discorso è sempre lo stesso: la campagna si presta bene a essere giocata anche solo per seguire le avventure dei nostri paladini del pianeta distrutto, tenendo conto che restituisce il meglio di sé giocata nei panni dell’antagonista, se questo è il vostro l’acquisto è consigliato. Se invece avete intenzione di usufruirne come prodotto unico orfano di introduzione e prima campagna, statene alla larga, andate subito a scaricare invece il prologo gratuito per capire se l’avventura e il gameplay proposto possano essere di vostro gradimento. Insomma, se cercate un titolo PvE in cooperativa, esplorativo, con loot, e dall’alto replay value, Raiders of the Broken Planet non fa per voi ora, e probabilmente non sarà di vostro gradimento nemmeno dopo tutte le uscite previste.
Pro e Contro
Quattro nuovi personaggi
Modalità antagonista sempre ben riuscita
Prezzo contenuto

x Level design ancora limitato
x Ambientazioni poco interessanti
x Trama non eccezionale

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