Recensione Quantum Break


Remedy non tradisce il suo amore per i titoli action
Arrivati a questo punto vi chiederete com’è giocare a Quantum Break, incuriositi dalle decine di videogameplay rilasciati negli ultimi tempi. Remedy non tradisce il suo amore per i titoli action, un DNA che scorre nelle sue vene da anni, da quando marchiarono a fuoco un genere con il loro Max Payne, a tutt’oggi uno dei capisaldi degli action in terza persona che sdoganò il bullet time nel mondo videoludico. E dopo aver sprecato un occasione (dal lato del gameplay) con Alan Wake, le aspettative per creare qualcosa di altamente spettacolare erano alle stelle. Con Quantum Break Remedy tenta di dare uno scossone ad un genere che non vede grandi novità da tempo, prendendo una base abbastanza solida e collaudata per costruirci su un gameplay frenetico e decisamente affascinante da vedere. Ad un primo impatto il giocatore si troverà quasi interdetto e spaesato per l’estrema limitatezza del protagonista, che non potrà correre, servirsi di coperture se non in maniera automatica e caratterizzato da un sistema di puntamento estremamente semplicistico ed immediato, tanto da “saltare” qualche set di animazioni per passare dalla posizione normale a quella di mira. Tutto questo però svanirà non appena entreranno in gioco i poteri acquisiti da Jack, che lo renderanno una macchina da guerra inarrestabile contro l’esercito della Monarch.

 

quantum breakGrazie alla manipolazione del tempo potremo bloccare i nemici all’interno di bolle temporali sulle quali, sparando, accumuleremo proiettili che infliggeranno al nemico danni maggiori. Più potente e in grado di sbarazzarci di più nemici contemporaneamente è l’Esplosione, un attacco ad area che spazzerà via tutto quello che trova sulla sua strada. L’assenza della corsa di Jack viene compensata con la Schivata, mossa che ci permette di muoverci velocemente da un punto all’altro della mappa e di attaccare i nemici prendendoli alla sprovvista. Sempre per muoverci in velocità abbiamo lo Scatto, azione che rallenterà tutti gli avversari e ci consentirà di sferrare potenti attacchi corpo a copro. Quando ci troveremo allo scoperto, lontani da un riparo sarà impossibile non ricorrere allo scudo, che ci offrirà protezione dal fuoco dei soldati. L’estrema semplicità del sistema di controllo, unita alla spettacolarità degli effetti rilasciati dai poteri temporali dà vita sul campo ad un’azione altamente frenetica e da un dinamismo che raramente riusciamo a trovare a giro. Man mano che avanzeremo nella storia e sbloccheremo i vari poteri, più verrà naturale usarli, inanellando combinazioni sempre più articolate ed efficaci, sempre tenendo conto del tempo di ricarica dei vari attacchi, che se abusati ci renderanno facili vittime. La raccolta di alcuni collezionabili poi, le Fonti di Chronon, consentirà di potenziare le abilità di Jack, aumentandone l’efficacia o il numero di utilizzi delle varie mosse.

 

Memories
Remedy si impegna nel confezionare un’esperienza godibile ed indimenticabile
A complicare le cose troviamo un esercito nemico che nel corso dell’avventura si attrezzerà per tenerci testa, con soldati in grado di non subire l’influenza dei nostri poteri e delle stasi temporali, obbligandoci a ricorrere alle sole nostre abilità e ai poteri in grado di agevolarci nelle manovre d’attacco, come lo scatto. Durante il gioco potremo fare affidamento prevalentemente sulle stesse armi a disposizione della Monarch Solution. Di base avremo una pistola dalle munizioni infinite, utile nelle prime fasi ma che ben presto si rivelerà inadeguata per i nemici più corazzati. Più efficaci i vari mitragliatori, adatti per attaccare sulla lunga distanza, o i fucili a pompa devastanti negli scontri ravvicinati o per gli avversari più coriacei, con la possibilità di passare da un’arma all’altra in base alla situazione semplicemente tramite la pressione della croce direzionale (ad ogni tasto corrisponde un’arma diversa).
Jack non avrà a che fare solamente con i nemici ma anche con l’ambientazione, trovandosi gioco forza a risolvere alcuni semplici puzzle ambientali basati sull’uso dei poteri temporali o superando delle sezioni platform fortemente scriptate dove il tempismo sarà la chiave del successo. Ricordando alcuni “enigmi” alla Prince of Persia del periodo delle Sabbie del Tempo, Jack può riavvolgere momentaneamente il tempo di alcuni elementi dell’ambientazione, per ricreare passaggi da sfruttare per avanzare nel livello o lanciare le “bolle” temporali per bloccare i movimenti di determinati oggetti. Queste aggiunte arricchiscono ulteriormente il già corposo gameplay di Quantum Break, senza però incidere in alcun modo sugli sviluppi dell’avventura, che come sottolineato qualche riga sopra, risente eccessivo script per le sessioni più esplorative, guadagnandone però sull’impatto scenico.

 

quantum breakSe la struttura di gioco funziona e risulta estremamente divertente una volta presa padronanza con i comandi e i poteri, c’è da dire che nonostante il buon impegno profuso da Remedy nel confezionare un’esperienza godibile ed indimenticabile, c’è qualche elemento che stona nell’insieme. Su tutti una certa facilità di fondo, che vede un innalzamento della difficoltà solamente nelle fasi finali dell’avventura, costringendo il giocatore che cerca un tasso di sfida maggiore a ricorrere fin da subito all’altro livello proposto. Anche le battaglie, inattaccabili sul fronte dell’esecuzione, risentono della mancanza di boss fight di rilievo che avrebbero potuto diversificare ulteriormente gli scontri, situazione tamponata riproponendo più volte i nemici più “ostici” senza troppi problemi. Lo stessa critica la possiamo muovere anche nei confronti dell’armamentario, limitato e ridotto nel numero incapace di creare una vera differenziazione su uno degli aspetti base del gioco: l’essere a conti fatti un third person shooters.

 

Turn Back Time
Quantum Break è un titolo estremamente curato sul fronte tecnico, che spinge a dovere le potenzialità di Xbox One
Altro tema delicato riguarda l’aspetto grafico di Quantum Break, anch’esso capace di alzare polveroni mediatici per gli amanti delle console wars, il tutto partito da un analisi (ormai immancabile) dei colleghi di Digital Foundry, che mettevano in discussione la risoluzione del gioco che non rispecchiava quanto dichiarato dagli sviluppatori. Smentiti a tempo record da Remedy stessa, con una risposta che suona più come una supercazzola agli orecchi dei meno esperti, quello che ne esce una volta avviato il gioco è un titolo estremamente curato sul fronte tecnico, che spinge a dovere le potenzialità di Xbox One. Non solo l’attenzione e la cura per i dettagli dei modelli dei protagonisti, ricreati con una fedeltà quasi maniacale rispetto alle controparti reali ma anche per le ricercatissime ambientazioni di gioco, dove è palpabile la mole di lavoro svolta nella ricostruzione delle location, nell’uso di shader e texture di ottimo livello e, cosa sempre più rara ultimamente, un alto tasso di distruttibilità dell’area di gioco che contribuisce, una volta attivati gli effetti della stasi, alla spettacolarizzazione delle sparatorie. Il congelamento dell’azione (rimarcato dall’uso di tinte fredde) creerà vistose soluzioni sceniche, grazie ad un uso massiccio di effetti particellari che, privati del normale scorrere del tempo, tracceranno scie luminose che invaderanno la visuale di gioco. La frattura temporale si manifesterà spesso proponendo interessanti time-laps in tempo reale o continui sfasamenti fra passato e presente, come la sezione che ci vedrà fuggire dalla distruzione di un cantiere navale, il tutto grazie all’uso spasmodico dei nostri poteri.

Anche l’effettistica applicata trova soluzioni interessanti a livello visivo, con filtri come lens flare, una grana cinematografica e vari effetti fra antialiasing e motion blur, il tutto senza incidere troppo sul frame rate che, salvo pochi casi risulta stabile per quasi tutta la durata del gioco. Tanta bellezza però non è esente da piccole problematiche che affliggono l’esperienza generale di Quantum Break. La mole di filtri ed effetti, sebbene raggiungano l’obiettivo di rendere il titolo fortemente improntato verso la cinematograficità dell’azione sporcano troppo l’immagine finale, con un risultato (spesso nelle zone più aperte) che limita la nitidezza rendendo gli elementi più lontani come se fossero “impastati” e poco definiti. Anche il sistema di illuminazione pur svolgendo a dovere il suo compito in più di una situazione mostra qualche cedimento, con una resa finale non sempre convincente e ombre poco riuscite e seghettate. A finire sotto la lente inquisitoria c’è anche la fisica alla base del gioco che appare per alcuni oggetti improbabile e per niente realistica, con risultati per lo più comici.
Fatte queste precisazioni è opportuno sottolineare che la versione che ci siamo trovati ad analizzare, pur trattandosi di quella finale, non conteneva l’aggiornamento che sarà disponibile al D1 e, come ci hanno fatto sapere gli sviluppatori, andrà ad apportare numerose correzioni. Al di là dei difetti evidenziati dal punto di vista tecnico (poca cosa con la bontà del titolo Remedy), l’immagine a video di Quantum Break è sempre messa sotto stress dalla mole di distorsioni, applicate sempre in tempo reale, dai poteri di Jake o dalle continue fenditure temporali, rendendolo a tutti gli effetti uno dei titoli esteticamente più belli e affascinanti da vedere su Xbox One. Interessante notare poi, riallacciandoci alla cura dei dettagli, la forte impronta del product placement, presente ma mai troppo invasiva (fra i veicoli e pubblicità Nissan, o i prodotti Microsoft, come i Windows Phone) che colloca Quantum Break in un preciso contesto storico e sociale.

 

 

A dirigere la colonna sonora ritroviamo Petri Alanko, gia apprezzato sulle musiche di Alan Wake, che riesce nuovamente a creare una soundtrack efficace che ben si sposa con le atmosfere film d’azione che trasuda il gioco, proponendo alla fine di ogni capitolo come tema di chiusura alcune tracce su licenza, che rendono il gioco sempre più inquadrato in un ambito credibile e verosimile.
Data la presenza di attori di un certo livello è doveroso spendere due parole anche sul comparto sonoro, che vanta un doppiaggio completo in italiano di buona fattura. Ci sentiamo di consigliavi, visto che è facilmente intercambiabile dalle opzioni di gioco, di provare l’audio in lingua inglese, che oltre a fornire un’esperienza più fedele all’originale, non è soggetto all’effetto “filtrato” tipico dei doppiaggi nostrani e a qualche sporadico caso di fuori sincrono fra video e parlato.

1 2
Verdetto
8.5 / 10
Questa recensione non è un pesce d'Aprile
Commento
Remedy fa nuovamente centro. Quantum Break è un titolo eccezionale sotto tutti i punti di vista, che coraggiosamente sperimenta un nuovo livello di interazione fra videogioco e cinema, con risultati che non solo ci hanno sorpreso ma convinto in pieno. Anche l'anima da shooter mostra il giusto mordente, in maniera più efficace di quanto non fece con Alan Wake anni fa. Il DNA dei creatori di Max Payne si riflette in un gameplay frenetico e dinamico che affascina il giocatore grazie anche ad un comparto tecnico che spreme Xbox One ed offre un'esperienza che fino ad ora mancava. Va detto che non è esente da qualche problema (difficoltà blanda, mancanza di boss fight memorabili, qualche imprecisione grafica) ed è giusto essere consapevoli dei limiti del gioco, ma sono aspetti che, vista la genuinità complessiva del titolo Remedy possiamo passare sopra. Una volta tanto cercate di mettere da parte le polemiche e le console wars e preoccupatevi invece di giocare Quantum Brake. Rischiate seriamente di perdervi uno dei titoli più interessanti di questo 2016.
Pro e Contro
Nuovi livelli di interazione fra cinema e videogioco
Cast di alto livello
Gameplay e meccaniche temporali vincenti
Alta rigiocabilità
Graficamente bello da vedere...

x ...ma non del tutto esente da problemi
x Livello di sfida su valori bassi
x Mancano delle boss fight incisive
x Breve durata per chi non vuole scoprire tutti i bivi

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