Recensione Project Zero: Maiden of Black Water

Dopo anni di silenzio la serie di Project Zero (Fatal Frame in Giappone) si appresta a tornare con un nuovo episodio su Wii U. Dopo una lunga parentesi, con un quarto capitolo sviluppato dai Grasshopper Manufacture di Suda51 mai arrivato in occidente e uno spin-off su Nintendo 3DS abbastanza sperimentale, incentrato sull’uso della Realtà Aumentata, con Project Zero: Maiden of Black Water Koei Tecmo tenta di ridare “vita” ad una delle saghe horror più spettrali di sempre.
Scoprite con noi l’oscuro mondo di Project Zero: Maiden of Black Water con la nostra recensione.

Vedo la gente morta
Maiden of Black Water prosegue a testa alta la tradizione dei J-Horror
Da sempre la serie di Project Zero racconta inquietanti storie di fantasmi, spiriti maligni e antichi rituali. Un horror psicologico, basato sulle più famose credenze popolari e arrivato cavalcando il successo del sempre più crescente interesse del cinema J-Horror, che alla fine degli anni ’90 ha trovato in titoli come The Ring e Ju-on i propri cavalli di battaglia. E Maiden of Black Water prosegue a testa alta questa tradizione. Protagonista di questa nuova avventura sarà Yuri, una giovane ragazza su cui grava un terribile destino, quello di poter vedere “cose” invisibili per le persone normali. Per Yuri è un’enorme peso da portare avanti, che l’ha spinta più volte sul baratro della disperazione, facendo vacillare la sua sanità mentale. Fortunatamente però, aiutata da Hisoka Kurosawa (anch’essa dotata di particolari poteri rivelatori) riuscirà a comprendere meglio le sue abilità e sfruttarle per aiutare a risolvere misteriosi casi di scomparsa di alcune persone. Proprio uno degli ultimi casi porterà le due ragazze nei pressi del monte Hikami, un luogo mistico dove si concentrano forze che vanno oltre l’umana comprensione e sul quale si raccontano numerose leggende che affondano le radici nell’antichità. Yuri e Hiroka non saranno le sole che verranno attratte dall’oscura aurea dell’Hikami-yama. Infatti, quasi trovandosi di fronte ad un racconto corale, dovremo impersonare i panni di Ren Hojo, uno scrittore affascinato dalle credenze folkloristiche e tormentato da un sogno ricorrente che sembra appartenere alla sua infanzia ma del quale non ha il minimo ricordo, e Miu Hinasaki, figlia di Miku, la protagonista del primo capitolo della serie (e del terzo), alla ricerca della madre scomparsa, che per qualche ragione a noi sconosciuta, pare aggirarsi nei pressi della montagna.

 

 

L’alternanza di questi tre personaggi ci permetterà di vivere momenti e situazioni diversi, tre tasselli di un puzzle che andranno inevitabilmente ad incrociarsi, svelando il grande mistero che lega i protagonisti alla Maiden of Black Water (da cui il titolo, che preferiamo non tradurre vista la mancanza di una versione adattata in italiano del gioco), una mostruosa creatura che affliggerà le loro vite e collegata ad un antico rituale.

Papa-paparazzi
Project Zero trova nel GamePad di Wii U un potente alleato
Ognuno dei tre protagonisti potrà fare affidamento sull’uso della Camera Obscura, una macchina fotografica capace di immortalare gli spiriti, e unico strumento per sgominare i fantasmi che ci troveremo ad affrontare nel corso della nostra avventura.

 

Project Zero: Maiden of Black Water trova nel GamePad di Wii U un potente alleato, sfruttando le potenzialità del controller dotato di schermo per combattere gli spiriti maligni che infestano il monte Hikami, evolvendo in qualche modo le meccaniche abbozzate di Spirit Camera, proponendo un gemeplay asimmetrico e una situazione ludica decisamente più convincente e funzionale.
Impugnando saldamente il “paddone” di fronte alla TV, saremo chiamati ad affrontare i nostri nemici, entrando in modalità fotografica: l’azione quindi si sposterà sul secondo schermo visualizzando l’interfaccia della macchina fotografica dell’occulto, come se fossimo novelli fotografi.

 

Gran parte del pannello verrà sfruttata per l’inquadratura, in cui troveremo indicati i tempi di ricarica delle pellicole, il target del nostro obiettivo e il numero di bersagli presenti nell’inquadratura. Una volta agganciato il nemico dovremo aspettare il momento giusto per attivare l’otturatore e scattare così la foto e a seconda del tempismo e della composizione della stessa, infliggeremo più o meno danni.

 

project zeroLa Camera Obscura potrà essere equipaggiata con nuove pellicole, più potenti o più veloci a caricarsi, così come nuove lenti (con la possibilità di upgrade grazie ai punti ottenuti scattando le foto), ognuna con un potere specifico da usare a seconda delle occasioni (come rallentare i fantasmi, infliggere più danni o ricaricare la nostra energia) e attingerà fondi dal Potere Spiritico del suo utilizzatore per essere attivati (e si ricaricherà infierendo nuovi danni). A seconda dell’utilizzatore della Camera, si potrà fare affidamento anche sulle abilità uniche dei protagonisti, come lo scatto quadruplo di Ren o l’effetto rallenty di Miu.

Sarà possibile utilizzare la fotocamera per ottenere dei bonus in battaglia come il Fatal Frame, uno scatto letale in grado di infliggere danni ingenti a patto di “colpire” il nemico nel momento esatto (un flash ci indicherà quando premere il tasto) e il Fatal Time, che dopo aver eseguito con successo un Fatal Frame potremo scattare foto in successione senza consumare le pellicole a nostra disposizione.

project zero prohect zero

La Camera Obscura trova altri impieghi durante il gioco; ad esempio se catturati da un fantasma potremo liberarcene facilmente effettuando un contrattacco che ci consentirà di scappare dalla morsa del nostro assalitore, o ancora durante le fasi esplorative per riportare alla luce oggetti altresì invisibili all’occhio umano e risolvere gli enigmi proposti.

Selfie time
l’acqua rappresenterà i due aspetti dell’esistenza umana
Un altro degli elementi ricorrenti di questo capitolo di Project Zero sarà l’acqua. Oltre ad essere una delle fondamenta del rito legato alla Maiden of Black Water, l’acqua rappresenterà i due aspetti dell’esistenza umana, vita e morte, due facce della stessa medaglia che trovano più di un riscontro nelle antiche credenze popolari giapponesi. Partendo da questo spunto dovremo stare attenti ad un indicatore che misurerà il livello di umidità del nostro personaggio (che potrà essere ripristinato con appositi oggetti). L’acqua infatti sarà un catalizzatore per i fantasmi, che inizieranno ad attaccarci con più frequenza, infliggendoci danni maggiori. D’altro canto, pur essendo facili vittime, il potere d’attacco della Cambera Obscura incrementerà.

 

 

C’è un aspetto del gameplay però che non ci ha convinto a pieno, probabilmente ereditato dal rigido sistema di controllo delle precedenti versioni che ad oggi appare abbastanza limitante, in particolar modo con il continuo altalenarsi fra la visuale in terza persona (quella relativa all’esplorazione) a quella in prima.
project zeroLa risposta ai comandi non sempre appare reattiva e di sovente capita che il nostro personaggio non venga direzionato nel verso giusto o continui a girare su se stesso nelle aree più anguste, mettendo in crisi pure la telecamera. Si sente quindi la mancanza di un comando dedicato per ruotare il personaggio di 180°, manovra spesso necessaria durante i combattimenti. Per fortuna troviamo anche delle utili aggiunte come un tasto dedito alla corsa o per evitare evitare alcuni attacchi, che addolciscono un po’ l’assenza sopracitata.

 

La struttura ludica di Project Zero su basa su un modello abbastanza classico, con il gioco suddiviso in livelli, ognuno dei quali verrà valutato a seconda del tempo impiegato per completarlo o di quanti oggetti avremo usato. Saremo chiamati ad esplorare diverse location, interconnesse fra di loro ed estese su tutta la superficie del Monte Hikami, proponendo al giocatore una buona varietà di situazioni, tutte abbastanza lugubri e fatiscenti. Pur essendo diviso capitoli, l’ambientazione sarà comune per tutti e tre i protagonisti, obbligandoci a dover ripercorrere più volte i nostri passi, causando, specialmente negli ultimi passaggi, un backtracking a tratti snervante e ripetitivo.

Ghost stories
project zeroAnche se non propone nuovi slanci creativi rispetto ai capitoli precedenti (scremando tutto quello riguardante l’utilizzo della fotocamera), Project Zero offre diversi momenti interessanti a livello di story telling. Da un lato abbiamo l’introduzione di alcuni flashback che si avvieranno una volta sconfitti i fantasmi (basterà semplicemente toccare l’ectoplasma mentre svanirà) e ci documenteranno sulla tragica morte del nemico appena battuto. Dall’altra altri che valorizzano l’aspetto orrorifico del titolo instillando nel giocatore un forte senso d’ansia, come il livello ambientato a casa di Yuri, dove tenendo sott’occhio un loop a circuito chiuso di telecamere di sicurezza, dovremo scorgere qualsiasi movimento sospetto, in pieno stile Paranormal Activity. Come potete immaginare la situazione peggiorerà nel corso di pochi minuti, dando il via ad uno dei punti più alti di tutto il gioco.

Fra gli extra troviamo un capitolo dedicato ad Ayane di Dead or Alive
Una volta terminata l’avventura, completabile a seconda del livello di difficoltà scelto all’incirca in 15 ore (ma prolungabile se deciderete di ottenere tutti i finali del gioco e conoscere così la verità sui 3 protagonisti) avremo accesso ad un capitolo extra dedicato ad Ayane, la sensuale kunoichi di Dead or Alive e Ninja Gaiden, che in Project Zero metterà da parte le sue doti di lotta per dedicarsi alla ricerca di una ragazza scomparsa (sempre all’interno della montagna). Ferita e impossibilitata all’uso delle sue arti, Ayane sarà costretta ad agire nell’ombra, evitando di essere vista dai fantasmi che infestano la sua strada, facendo affidamento sulla Spirit Stone Flashlight, una torcia simile a quella apparsa nel quarto capitolo, ma in grado solamente di stordire e immobilizzare temporaneamente i nemici, permettendole di avanzare indisturbata. Questo capitolo extra è un’aggiunta piacevole e sebbene non riesca a replicare le stesse atmosfere cariche di tensione della storia principale, si rivela essere una variante di gameplay (incentrata sullo stealth) piuttosto riuscita che merita sicuramente di essere approfondita in futuro.

 

 

Project Zero: Maiden of Black Water sarà disponibile a partire dal 30 Ottobre in una preziosa edizione fisica limitata o tramite eShop in formato digitale. Proprio riguardo quest’ultima, sarà scaricabile una versione trial contenente il prologo e i primi due capitoli del gioco, dando così la possibilità a tutti di provare con mano l’ultima fatica di Koei Tecmo, e decidere nel caso di effettuare successivamente l’upgrade alla versione completa, sbloccando i restanti episodi.
Paranormal Activity
Project Zero gode di un’ottima direzione artistica
Tecnicamente Project Zero: Maiden of Black Water offre un comparto grafico che alterna soluzioni visive efficaci, come la modellazione dei personaggi e la realizzazione dei nemici ad altri elementi sottotono, per esempio molte texture sgranate o un frame rate non sempre pulito, soprattutto durante le fasi esterne. In generale però il risultato è apprezzabile. Project Zero gode di un’ottima direzione artistica, sempre attenta a spaventare, con i suoi continui jump scare e i diversi effetti utilizzati per creare la giusta atmosfera, dalla grana della pellicola e alla vignettatura, che conferiscono quel senso di “sporco” e vissuto, ai giochi di luce o alla nebbia utilizzata nelle ambientazioni aperte (e causa principale dei rallentamenti succitati). project zeroOttima anche la scelta di lasciare lo schermo sgombro da qualsiasi interfaccia consentendo al giocatore piena immersione nell’azione di gioco, relegando il compito al gamepad, utilizzabile tra le altre cose per visualizzare una comoda mappa. Interessante (specialmente per i giocatori più pervertiti) la transizione dei vestiti che si bagneranno una volta raggiunto il limite dell’indicatore con ovvie ripercussioni sull’aspetto delle ragazze, in particolar modo indossando uno dei costumi extra sbloccabili completando alcune condizioni.

 

 

Di prim’ordine il comparto sonoro, artefice delle angoscianti atmosfere del gioco, grazie ai suoi suoni raccapriccianti e ai lamenti dei fantasmi, capace di creare tensione anche quando non succederà nulla. Vista la forte impronta giapponese, la presenza del doppiaggio originale è un extra gradito, mentre, contrariamente ad altre produzioni Nintendo, Project Zero: Maiden of Black Water non gode di nessuna traduzione italiana, che potrebbe rivelarsi un ostacolo per molti a causa dei numerosi testi presenti.

 

Verdetto
8 / 10
Nella limited edition sono presenti un paio di mutande di ricambio
Commento
Project Zero: Maiden of Black Water è un ottimo horror di stampo giapponese. Spaventoso, impegnativo e con ottime soluzioni di gameplay che sfruttano a pieno l'uso del gamepad. La serie torna alla grande, con un capitolo in grado di spaventare, sebbene dopo anni si senta una certa mancanza di novità concrete e la presenza di qualche sbavatura qua e là. Se siete fan della serie, non possiamo far altro che consigliarvi di fiondarvi ad occhi chiusi su Project Zero. Chi invece si avvicina per la prima volta al genere dei J-Horror consigliamo una full immersion su alcuni dei film di riferimento che hanno dato spunto a questa serie per prepararsi agli orrori del titolo Koei Tecmo. Come ultima riflessione, ci sentiamo di fare un ragionamento già applicato ad altre serie proprio in questi giorni (ad esempio Disgaea 5): Project Zero: Maiden of Black Water è un prodotto solido, interessante e per gli amanti dell'horror da tenere in considerazione. Resta però il fatto che la serie arrivata a questo punto necessiti di una revisione sia nelle meccaniche che nell'approccio alla storia, che pur buona che sia dopo 5 capitoli rischia di diventare troppo ripetitiva e autoreferenziale. Incrociamo le dita per un sesto episodio, magari in arrivo su Nintendo NX.
Pro e Contro
Le atmosfere della serie ci sono tutte
Gamepad ben sfruttato
Storia interessante e ben raccontata

x Backtraking pesante nelle ultime fasi di gioco
x Manca una traduzione italiana
x Controlli non sempre precisi
x Fin troppo "classico"

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