“Cazzate le rande, pendagli da forca… si salpa!”

Chiudete gli occhi, per un istante… sono i primi anni 2000, e voi siete cresciuti a pane e videogiochi. Un paio d’anni prima era uscito quel capolavoro che era Baldur’s Gate, e poco dopo il suo sequel si apprestava a superarlo per atmosfera, vastità e libertà.

Per chi ha vissuto quegli anni, l’infinity Engine era diventato un marchio di fabbrica inconfondibile, sinonimo di storie epiche e coinvolgenti, e per tanti fu (più o meno inconsapevolmente) il primo approccio al mondo di Dungeon & Dragons. A quel mondo fatto di dadi, schede, manuali, serate tra amici e tanta fantasia a cui ancora in tanti sono rimasti legati.

E tra questi, senza dubbio, vi sono anche i membri di Obsidian Entertainment, che dopo aver resuscitato quelle atmosfere a quasi vent’anni di distanza dal primo Baldur’s Gate, lanciano una seconda lettera d’affetto allo stile di quegli anni, portando a schermo un’avventura ancor più epica che si espande oltre i confini del mare.

Levate le ancore, signori: benvenuti nell’arcipelago di Mortafiamma.

Versione testata: PC

 

 

Temi tu la morte?
Pillars of Eternity 2: Deadfire riparte immediatamente da dove il primo si era interrotto: risolta la crisi dei senz’anima, l’Osservatore di cui avevamo guidato le azioni durante la storia era ritornato alla roccaforte di Caed Nua, verso una vita meno problematica.

Tuttavia, il ritorno del dio Eothas sotto forma di gigantesca statua vivente, sconvolge ogni piano, portando l’Osservatore ad una morte prematura. Una risorsa del genere, in grado di interagire con le anime dei defunti e di riviverne i ricordi prima della loro reincarnazione, è troppo preziosa per essere sprecata, e le divinità, ancora una volta, hanno in serbo ben altro per l’Osservatore. Riportato alla vita nella breve fase iniziale di creazione del personaggio, il nostro alter-ego è subito indirizzato alla via del mare, con il compito di inseguire il colossale Eothas nella speranza di fermarne l’insensata devastazione.

Da questa premessa forse nemmeno troppo originale, prende però il via un’avventura marittima dal sapore esotico e decisamente lontano dalle atmosfere fantasy a cui i classici del genere ci hanno abituati.

 

 

Parte della ciurma, parte della nave
Prima, però, facciamo un piccolo ripasso: così come nei grandi dell’infinity engine, da Baldur’s Gate a Icewind Dale, passando per Planescape: Torment, anche Pillars of Eternity 2: Deadfire si fonda sulla grande attenzione a narrativa e dialoghi. La grafica passa in secondo piano, ma non per questo perde di importanza, diventando un affresco animato che dipinge paesaggi esotici e misteriosi, in cui sono immerse culture sorprendentemente ben narrate e differenziate. Il mondo di Eora è credibile come non mai, e il volersi staccare dalle classiche ambientazioni medievaleggianti, tra castelli, boschi e paesaggi incantati, per calare il giocatore in qualcosa di più concreto come le guerre per le risorse tra pirati e compagnie mercantili, indigeni ed esploratori, maghi e scienziati, è un azzardo che paga, specie se fatto con cura certosina come in Deadfire. Spesso saremo chiamati a fare scelte, anche ardue viste le molteplici scale di grigio che rendono la moralità di Pillars of Eternity 2 molto più vicina a quella reale che non ad un mondo idealizzato, e quasi tutte avranno delle conseguenze a lungo termine.

La grafica è un affresco animato di paesaggi esotici e misteriosi
E tutto questo senza nemmeno lambire ancora la trama principale: l’arcipelago di Mortafiamma è particolarmente vasto, ed esplorabile fin quasi da subito (anche se su questo punto torneremo più avanti), e ogni isola o spiazzo di terra presenta qualcosa da fare. Che sia interagire con i relitti di una nave o di un campo di battaglia, esplorare antichi covi pirateschi o farsi coinvolgere in una gara di nuoto tra tribù huana, il da fare non manca anche qualora volessimo semplicemente aggirarci a caso per l’arcipelago.

I mari di Mortafiamma, però, non sono solcati solo da una nave di protagonisti riuniti dal fato: dagli schiavisti ai pirati in cerca di un facile bottino o persino da cacciatori di pirati qualora battessimo bandiera sbagliata, la Sprezzante (la nostra nave iniziale) sarà una facile preda per molti png assetati di gloria. A fare la differenza è la ciurma, che potremo reclutare mano a mano nelle varie taverne e che, assieme alla nave stessa (o navi, in un secondo tempo), costituisce un vero e proprio party secondario. Per mare dovremo pensare a nutrire, pagare, curare e mantenere alto il morale del nostro equipaggio, messo alla prova nelle piacevolissime sezioni in stile librogame con cui si svolgono gli eventi, battaglie navali comprese. Queste ultime, soprattutto, sono un gioco nel gioco: possiamo ignorarle caricando per speronare e iniziare il normale combattimento d’abbordaggio, ma vi consigliamo di sperimentarlo almeno un paio di volte vista la qualità. In palio c’è esperienza, bottino e la possibilità di incontrare qualche evento che dia il via ad una delle quest secondarie di cui pullula l’arcipelago.

 

 

Parlay?
Mentre queste sezioni, alternate ai più classici scontri armati o di abilità durante i dialoghi di cui si compone il gioco, sono un’ottima espressione dello stile personale di Deadfire rispetto ad altri titoli del genere, l’altro lato della medaglia è che non sempre sarà possibile seguire tutto ciò che ci si para davanti. Non subito almeno. Come già accennato, l’arcipelago è vasto e pieno di attività, ma anche di nemici con livelli molto più alti dei nostri, pronti a farci la pelle. Ogni personaggio nel gruppo ha vari punteggi di difesa, contrapposta agli attacchi avversari. Più è alta la differenza, minori sono le penalità per il vincitore. Un attacco mentale avrà più successo su un nemico con difesa mentale bassa, ignorando completamente le difese fisiche, ma due maghi dotati entrambi di alti punteggi in queste caratteristiche rischiano di trovarsi bloccati in un’incessante scambio di colpi con poco o nulla di fatto.

Mortafiamma è vasto, ma i binari si notano
Sebbene questo renda molto semplice tenere d’occhio la strategia del gruppo, rende anche molto facile per il gioco stesso metterci davanti dei muri di carne, fatti di personaggi anche di poco superiori al gruppo, ma che risultano fisicamente impossibili da ferire sul lungo termine. Il risultato è un mondo molto ampio nel quale comunque i binari sono ben tracciati.

Fortunatamente, a mitigare la frustrazione, è la qualità. Alcune quest sono semplicemente sopra le righe, sia per umorismo sia per risoluzione: il modo migliore per entrare in casa di un arcimago assente? Convincere i suoi servi che l’arcimago siamo noi. In alternativa, estrarre le spade è sempre una valida alternativa…

 

 

A spasso sull’asse
Come nella miglior tradizione dei giochi di ruolo, la storia non ha una sola strada percorribile, nonostante i binari di cui sopra: gli eventi di Deadfire potranno essere gestiti sia in base alle abilità dei personaggi (per una volta prese in gruppo, anziché considerando solo il protagonista), mentre alcune opzioni terranno conto della razza scelta, della cultura, del mestiere

Oltre la semplice mole di attività che gli abitanti dell’arcipelago di Mortafiamma sono pronti a scaricarci addosso, avremo modo di rilanciare a nostra volta la nostra storia sul mondo. Grazie ad un sistema di influenza sulle varie fazioni e di affinità con certi aspetti caratteriali, infatti, il gioco tiene progressivamente conto delle nostre scelte e metodi d’azione, e i vari personaggi reagiranno di conseguenza in base alle proprie affinità. Superata quindi la distinzione di allineamenti, tipica dei titoli basati su Dungeon & Dragons, la sensazione finale è quella di essere davvero in grado di poter costruire una storia più personale, e per molti aspetti contribuisce a quel senso di immersione su cui si fonda l’intera narrativa del gioco.

Trattandosi poi di un titolo doppiato quasi interamente, queste reazioni e atteggiamenti sono resi in maniera particolarmente piacevole anche dalle voci dei personaggi, specie considerando la commistione tra accenti ispanici dei marinai vailiani e i toni profondi e suadenti degli indigeni huana.

 

 

Purtroppo la TRADUZIONE italiana è carente
L’unica vera nota stonata, purtroppo, arriva dalla localizzazione. Il gioco è doppiato in inglese ma i testi possono essere impostati in italiano, e vista la mole di slang marinari utilizzati, un riferimento può essere utile anche a chi l’inglese lo mastica con tranquillità. La traduzione italiana, però, è fatta in maniera pedissequa, parola per parola, snaturando il contesto di certe frasi o stravolgendone completamente altre, e rende difficile seguire il senso dei dialoghi.

In alcuni casi può anche essere comprensibile se pensiamo che una massiccia mole di testi del genere non può avere un solo traduttore alle spalle, ma la versione italiana del gioco è attualmente più simile ad una traduzione macchina, chiaro segno che l’attività di revisione finale è stata fatta con molta superficialità.

Verdetto
9 / 10
"Perché il rum finisce sempre?!"
Commento
Per chi, come me, ha passato gli ultimi quindici anni della propria vita tra videogame e giochi di ruolo cartacei, Pillars of Eternity 2: Deadfire è una gemma pregiata e sempre più rara. Per fare un paragone: il rapporto tra il sequel targato Obsidian e il glorioso Shadows of Amn è lo stesso che c'è, a livello di gdr fisici, tra Dungeon & Dragons e Pathfinder. Entrambi sono prodotti che toccano le stesse corde, con sistemi simili e chiaramente ispirati l'uno all'altro, tuttavia sono entità distinte, ciascuna in grado di reggersi sulle proprie gambe. Così, allo stesso modo, Deadfire riesce a discostarsi quanto basta dal proprio metro di paragone per brillare di luce propria. Forse la storia principale non sarà il vero punto di forza del titolo, ma l'arcipelago di Mortafiamma è comunque una zona splendida da esplorare, nella quale perdersi anche solo a far vela verso l'ignoto, accompagnati dalle imprecazioni marinare di un pirata verde e peloso e da una pessima localizzazione.
Pro e Contro
Ambientazione ben sviluppata e caratterizzata
Scelte realmente influenti nel gameplay
Sistema di gioco semplice e intuitivo
Ottimo anche per i neofiti del genere

x Localizzazione italiana scadente

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