Nicolas Eymerich, Inquisitore: Il Villaggio è il secondo capitolo dell’adattamento videoludico delle avventure dell’inquisitore protagonista della saga Fantasy (ma anche fantascientifica ed horror) nata dalla penna dello scrittore bolognese Valerio Evangelisti. Il titolo giunge a quasi un anno e mezzo di distanza dal precedente “La Peste“, in realtà dopo essere stato disponibile per alcuni mesi in “Edizione Aperta“, una sorta di Accesso Anticipato alla Steam, che gli autori hanno voluto sperimentare per i coinvolgere i fan nel processo di debugging e rifinitura. Superato anche quest’ultimo step, l’edizione completa de Il Villaggio è finalmente entrata in commercio in versione digitale sia stand alone che assieme al primo episodio, attraverso il sito ufficiale del progetto. Andiamo quindi a scoprire assieme se gli italianissimi ragazzi di TiconBlu sono riusciti a confermare i buoni spunti che erano già emersi nella loro prima incursione nell’ Anno Domini 1364.
La trama de Il Villaggio riprende esattamente là dove La Peste ci aveva lasciati. Dopo aver estorto all’abate Vinet di Avignone la nomina ad Inquisitore Generale, padre Eymerich si dirige al villaggio di Calcares, in cerca dell’amico scomparso padre Jacinto Corona e con la missione di fare luce sui misteriosi eventi che stanno interessando il piccolo villaggio, non ultima la strana pestilenza che tormenta tutti gli abitanti di sesso maschile. Rispetto al primo episodio, che difatti costituiva una mera introduzione, la storia entra nettamente più nel vivo della vicenda, e possiamo denotare sin da subito toni più oscuri e macabri, ma anche più interessanti e coinvolgenti per il giocatore. Soprattutto nelle fasi finali sono presenti con forza molti elementi metafisici ed onirici, tanto cari agli appassionati dell’Eymerich letterario e purtroppo solo lontanamente accennati nel primo episodio: man mano che proseguiremo nel gioco la distanza tra le due “narrazioni” di Eymerich si farà sempre più breve, ed in ciò gli sviluppatori hanno senza dubbio avuto successo. Una interessante caratteristica de La Peste che è invece andata a perdersi ne Il Villaggio è la presenza di più filoni d’indagine contemporanei. In questo secondo episodio, complice una location grande diverse volte quella del primo capitolo, si è preferito una narrazione più lineare in modo da poter permettere al giocatore una progressione più ordinata e priva di distrazioni. Altra differenza con il primo episodio è l’assenza degli ormai famigerati Easter Egg. La Peste era letteralmente colmo di questi richiami e citazioni, tanto a mostri sacri del genere come Monkey Island che a personaggi della cultura pop come Don Zauker. La loro presenza nel gioco, per quanto ironica ed umoristica, era però ben poco attinente con le indagini del crudele inquisitore, e la loro rimozione ne Il Villaggio è decisamente benvenuta. Con buona pace di tutti coloro che li avevano apprezzati in passato, Il Villaggio guadagna molto in atmosfera e coerenza narrativa dalla rimozione di questi extra.
Come il precedente episodio, la seconda puntata dell’Eymerich videoludico si presenta come un’Avventura Grafica old school in piena regola, con il solito corredo di esplorazione, dialoghi, oggetti da esaminare e da combinare tra loro, enigmi e minigiochi vari. Ritorna inoltre l’apprezzata possibilità di utilizzare un doppio sistema di controllo: quello punta e clicca tramite mouse, e quello interamente testuale attraverso il parser. Se il sistema di controllo e l’inventario sono stati riproposti in maniera pressoché identica al passato, una piccola novità è presente nella gestione della telecamera. Mentre le chiuse e ristrette ambientazioni de La Peste prediligevano una telecamera ad angoli fissi, le più ampie ed aperte locations de Il Villaggio presentano una telecamera parzialmente mobile, in grado di seguire il giocatore negli spostamenti. L’effetto non è tuttavia tra i più felici. A volte, scorrendo, la telecamera ci impedirà l’accesso ad alcune delle zone attive su cui dovremmo cliccare, costringendoci a spostare Eymerich, per permettere alla telecamera di inquadrare nuovamente la zona interessata. Altre volte, la non completa mobilità della telecamera ed i particolari angoli di visuale ci impediranno di comprendere a fondo la morfologia del luogo in cui ci troviamo, costringendoci a ricorrere spesso alla mappa per organizzare i vari spostamenti. Sotto il profilo della difficoltà si segnala un generale aumento della complessità degli enigmi. Soprattutto nelle porzioni più “metafisiche” del gioco la loro logica non è sempre chiara, e costringe il giocatore a frustranti serie di trial & error o al ricorso alla funzione di aiuto automatico. A peggiorare le cose c’è anche il non perfetto posizionamento delle zone attive, a volte non del tutto coincidente con il reciproco elemento grafico, ed a volte di non chiarissima individuazione. Ultima aggiunta degna di nota è la possibilità, a partire da circa metà dell’avventura, di giocare sia nei panni di Eymerich che in quelli di Jacinto Corona. Peccato che la possibilità di enigmi in tandem sfruttando specifiche abilità dei due inquisitori venga solo fatta annusare al giocatore, senza che poi sia stata davvero inserita, ma a questo punto contiamo di vederla nei futuri episodi della serie.
L’aspetto grafico è quello dove Il Villaggio ha compiuto i maggiori passi avanti rispetto a La Peste. Complici uno stile artistico azzeccatissimo ed una realizzazione incredibile dei fondali 2D, il gioco emana carisma e fascino da ogni schermata. La cura maniacale con cui sono state rese le atmosfere sulfuree e putrescenti di Calcares, così come le immagini infernali dell’abbazia cistercense in fiamme, o ancora quelle eteree e mistiche delle fasi finali del gioco, è senza alcun dubbio encomiabile. Anche gli elementi 3D, di gran lunga i punti deboli della precedente produzione, hanno mostrato un sensibile miglioramento. Si nota una maggiore cura del dettaglio nei modelli poligonali, nelle animazioni e negli effetti grafici. Il risultato finale è chiaramente ancora lontano dalle produzioni di titoli AAA, ma è senza dubbio da segnalare come pochi miglioramenti in alcuni ambiti riescano a generare un look complessivamente migliore e più soddisfacente di quello del primo episodio. Nonostante il periodo di beta aperta, facciamo notare, infine, la permanenza nella versione finale del gioco di alcuni bug grafici che sono evidentemente sfuggiti agli sviluppatori, come alcune compenetrazioni di poligoni, o personaggi che nella piazza del paese si ritrovano a sprofondare nel terreno o a fluttuare in aria. In ogni caso non si tratta di problemi gravi, e siamo sicuri che verranno rapidamente corretti con future patch. Il comparto audio si mantiene sugli stessi eccellenti livelli del predecessore, con una colonna sonora che alterna brani d’atmosfera e misteriosi a pezzi più roccheggianti, forse non del tutto in linea con l’ambientazione, ma decisamente ben composti e di sicuro effetto. Il doppiaggio, realizzato in italiano ed in latino (!!!), è di livello professionale, anche se a tratti alcune voci appaiono eccessivamente impostate ed istrioniche, rendendo alcune scene involontariamente comiche.
La durata dell’avventura si attesta sulle 6 – 10 ore, a seconda dell’abilità del giocatore nella risoluzione degli enigmi. Il titolo è leggermente più lungo del predecessore, complici l’ambientazione più grande ed una trama più corposa. La rigiocabilità è inoltre garantita dalla presenza di una trama segreta. Completando il gioco normalmente compariranno soltanto 70 foglie sul cosiddetto “Ramo della progressione“. Le restanti 30 foglie compariranno soltanto al completamento di una porzione di trama a cui solo i giocatori più attenti e meticolosi potranno accedere. L’utilizzo della funzione di aiuto, inoltre, consumerà le foglie del ramo, quindi un ulteriore sfida sarà completare il ramo con tutte e 100 le foglie.
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