Recensione Nicolas Eymerich, Inquisitore: La Peste

Anno Domini 1364. Il frate dominicano Nicolas Eymerich viene convocato, in virtù della sua fama di ex inquisitore generale del regno di Aragona, nella città francese di Carcassonne. L’abate Vinet, priore di quella che è considerata la città simbolo dell’inquisizione, ha bisogno della sua erudizione, della sua incrollabile fede, del suo agile intelletto e della sua fredda spietatezza per risolvere il mistero che si va infittendo nel vicino villaggio di Calcares, su cui aleggia lo spettro dell’eresia catara, mentre tra i paesani si diffondono voci di terribili apparizioni demoniache e di divinità pagane, così come una pestilenza dalle caratteristiche mai viste prima. Ma prima ancora di partire alla volta di Calcares, Eymerich dovrà dare prova del suo sottilissimo ingegno già nell’abbazia di Carcassonne, dove non tutto è quello che sembra e dove il male ha già esteso le sue radici…
Questo è l’incipit di Nicolas Eymerich, Inquisitore: La Peste, primo dei quattro episodi che costituiranno il videogioco ufficiale ispirato alla serie di romanzi Nicolas Eymerich, Inquisitore nata dalla penna del bolognese Valerio Evangelisti. Se da un lato la serie di Eymerich (che tra l’altro è un personaggio storico realmente esistito), con i suoi 10 romanzi che mescolano finzione storica, thriller, fantasy ed anche fantascienza, è un caso letterario più unico che raro nel Belpaese, altrettanto raro ed eccezionale può sembrare questo videogame, anch’esso italianissimo fino al midollo ed appartenente al rinomato (anche se a rischio estinzione) genere delle avventure grafiche. A sviluppare il titolo sono stati infatti i ragazzi di TiconBlu, bolognesi come il magister Evangelisti e provenienti da una lunga esperienza nel campo dei giochi educativi, dei serious games e dei simulatori di guida, con il supporto di Imagimotion, software house romana attiva sia nel campo dei giochi mobile che per console.

VERSIONE TESTATA: PC – Capitolo 1: Inquisitore

Un gioco “accessibile”

Pur trattandosi di un genere molto diverso rispetto a quelli normalmente prediletti da TiconBlu, anche in Eymerich è possibile scorgere tratti del DNA caratteristico dello sviluppatore. Notevole attenzione è stata data alle problematiche dell’accessibilità: oltre alla canonica modalità Avventura, in cui saremo chiamati ad indagare e a risolvere enigmi come nella più classica delle avventure grafiche, è presente anche una modalità Interactive Novel, in cui il raggio di azioni sarà limitato e la risoluzione degli enigmi sarà immediata, così da permettere anche ai giocatori meno abili di gustare la trama del titolo. Una terza modalità, Audiogame, rende inoltre il gioco accessibile a giocatori ciechi ed ipovedenti, fasce d’utenza solitamente escluse dal mondo dell’intrattenimento videoludico. Altre caratteristiche del titolo da imputare al passato di TiconBlu sono l’inclusione di un parser testuale, ovvero la possibilità di controllare il gioco non solo attraverso il mouse ma anche utilizzando esclusivamente la tastiera, digitando le azioni da far compiere all’inquisitore dominicano, e la presenza di un’opzione per impostare il doppiaggio del gioco in lingua latina! Mentre il parser testuale oltre a porre ulteriormente l’accento sulle problematiche dell’accessibilità è anche un graditissimo richiamo alle avventure testuali degli anni ’80, il doppiaggio latino è una novità pressoché assoluta nel mondo dei videogiochi (se si escludono alcune frasi in Eternal Darkness per Nintendo GameCube). Ovviamente nessun giocatore apprenderà mai la lingua latina tramite questo strumento, ed il suo inserimento è da imputarsi più a ragioni di atmosfera e di fedeltà storica, ma un liceale che sta attualmente studiando il latino sui banchi di scuola potrebbe trovar gradevole e forse in parte d’aiuto per il suo apprendimento, sentir utilizzare una lingua che normalmente resta solo sulla carta stampata. Ricordo inoltre la presenza dei doppiaggi in italiano ed in inglese per chi fosse invece intimidito o non interessato a quello in lingua latina.

Dopo le novità, ecco un po’ di Old School…

Parlando dell’avventura vera e propria ci troviamo di fronte ad un’avventura grafica classica, con realizzazione da manuale. La trama del gioco è perfettamente fruibile anche ai non conoscitori della saga e riprende elementi da vari episodi della serie letteraria, in particolare dal primo, senza esserne una pedissequa riproposizione. Si tratta a tutti gli effetti di una storia alternativa, in cui controllando Eymerich col mouse o tramite parser dovremo esplorare il monastero, indagare, affrontare vari enigmi.
Il ritmo dell’avventura è piuttosto serrato e ben congegnato. In maniera piuttosto realistica avviene spesso di non avere un solo filone di indagine, ma più di uno, che andranno via via a chiudersi o a riunirsi mentre si va verso il finale. La quantità di enigmi è buona, così come la loro ideazione. Sono perfettamente integrati nel contesto, e non stonano mai con la progressione della trama o con le ambientazioni. Anche la loro difficoltà è adeguata, mai eccessiva, mai troppo bassa. Nel caso il giocatore incontrasse qualche difficoltà è presente una funzione di aiuto, che eseguirà autonomamente l’azione successiva consumando un punto soluzione. I punti soluzione si accumulano procedendo nel gioco senza utilizzare aiuti. Nel gioco ne sono presenti ben 100, 70 relativi all’avventura vera e propria, e 30 relativi ad easter egg vari e alla trama segreta, quindi terminare il gioco col numero maggiore di punti sarà un’ulteriore sfida per i giocatori più navigati.

Cosa ci fa un pollo di gomma nel 1364?

Mentre la trama del gioco principale è completabile in 5 – 8 ore, a seconda dell’abilità del giocatore, molto più tempo sarà richiesto per esplorare ogni centimetro quadrato dell’area di gioco. I ragazzi di TiconBlu hanno arricchito i vari ambienti con ogni genere di easter egg possibile ed immaginabile, come ad esempio foto del magister Valerio Evangelisti (alla cui vista Eymerich esclamerà: “Pater!”), oggetti improponibili come un pollo di gomma e perfino citazioni a personaggi della cultura pop italiana come Padre Maronno e Don Zauker. Se proprio si volesse cercare il pelo nell’uovo, si potrebbe dire che l’umorismo dei vari easter egg stona in parte con l’atmosfera tetra e seriosa del titolo, ma d’altra parte moltissimi giochi classici di questo genere hanno fondato il loro leggendario carisma proprio su elementi ironici e scanzonati come questi, e quindi questa leggera discordanza di tono può essere perdonata come un peccato veniale. Esplorare a fondo il gioco permetterà inoltre l’accesso alla trama segreta, una porzione di contenuto nascosta a cui solo i giocatori più attenti saranno in grado di ottenere, un vero e proprio tesoro per iniziati.

Grafica in 2.75 dimensioni

Graficamente il gioco è realizzato con un misto di grafica 3D e 2D che gli sviluppatori definiscono curiosamente 2.75D. Essenzialmente, come in alcuni titoli dell’era PSX, avremo dei personaggi poligonali che si muovono in tre dimensioni su una serie di sfondi bidimensionali. Dal punto di vista puramente tecnico il titolo non sembra eccellere, con texture di bassa qualità e modelli poligonali (soprattutto quelli dei personaggi secondari, spesso dalle dubbie proporzioni anatomiche) non bellissimi, ma il tutto viene più che equilibrato da un’ottima direzione artistica e dai fondali 2D, sempre gradevoli e d’atmosfera. I vari doppiaggi si dimostrano di buon livello ed espressività ed anche le musiche, che accompagnano solo i punti salienti del gioco, contribuiscono notevolmente a creare atmosfera. Alcune di esse saranno le classiche musiche che ci si può attendere da un titolo ad ambientazione misteriosa e medievale, mentre sorprendentemente troveranno il loro posto nel gioco anche pezzi più rockettari, forse ad omaggiare l’amore dell’autore Evangelisti per questo genere (basti citare la raccolta di racconti Metallo Urlante, ricca di riferimenti al mondo dell’heavy metal).

Verdetto
8 / 10
Il crudele inquisitore di Evangelisti sbarca nel mondo dei videogiochi
Commento
Nicolas Eymerich, Inquisitore: La Peste - Capitolo 1: Inquisitore è la piacevole conferma che anche in Italia si possono sviluppare giochi di un certo livello. Pur traendo spunto da una apprezzatissima serie letteraria, il gioco è in grado di "camminare con le sue gambe" e di farsi apprezzare per le sue qualità anche a prescindere dell'universo più grande a cui fa riferimento. Si tratta senza dubbio di un acquisto obbligato sia per i fan di Eymerich che per quelli delle avventure grafiche e resta consigliato anche per chiunque altro. E' inoltre da encomiare il coraggio con cui gli sviluppatori hanno introdotto feature non comuni nel loro gioco, un segnale d'intraprendenza raramente visto nel mondo dello sviluppo italiano. Speriamo che TiconBlu ed Imagimotion confermino lo stesso livello qualitativo anche con i futuri capitoli, magari tentando di migliorare la realizzazione tecnica, per ora unico punto fragile del gioco.
Pro e Contro
Un gioco italiano tratto da una saga italiana
Trama interessante, enigmi ben studiati
Grande atmosfera
Gioco accessibile a tutti i livelli
Easter egg a volontà

x Si può fare molto di più dal punto di vista tecnico
x Avventura non lunghissima
x Speriamo che i prossimi capitoli arrivino presto

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