C’è voluto un anno esatto, ma finalmente anche i possessori di Nintendo Switch potranno mettere le mani sulla versione occidentale di Monster Hunter XX. Da noi ribattezzata come Monster Hunter Generations Ultimate, seguendo la “tradizione” dei capitoli migliorati, è disponibile su Nintendo Switch dallo scorso 28 Agosto.

 

Siete pronti a scoprire insieme a noi cosa vi attende nelle nuove missioni di cacca di casa Capcom?

Obsolescienza videoludica
Mentre stavo preparando la scaletta di questa recensione, ho deciso accantonare tutto e scrivere qualcosa di diverso sal solito. Una recensione un po’ più soggettiva ma che spero riesca ad indirizzarvi sull’acquisto di Monster Hunter Generation Ultimate. Questo cambio di rotta è nato durante le visite nei vari gruppi delle community videoludiche che solitamente popolano Facebook e dintorni. Ed è qua che qualcosa mi ha punto. Una parolina che in questi giorni mi è ronzata nella testa mentre pensavo al mio ritorno a Bherna: obsoleto.

Monster Hunter Generations Ultimate è come andare in bicicletta. Non ci si scorda come si fa.

Capite quindi che, da amante sfegatato della serie quale sono, questo appellativo decisamente fastidioso, mi ha portato a ragionare un po’ sulla validità di questo capitolo, che arriva a diversi mesi di distanza da Monster Hunter World.  

 

World rappresenta il punto di svolta della serie, capace far uscire il gioco da quell’aurea di nicchia che per anni si è portato appresso. Nel bene o nel male l’addolcimento delle meccaniche, la riscrittura dell’intera componente online e tutte le migliorie apportate al gameplay hanno segnato definitivamente la serie, verso una modernità necessaria e spesso voluta.

Cambiamenti dai quali, volenti o nolenti, è difficile tornare indietro.

Alla luce di queste novità quindi, al primo pensiero sul ritorno di determinate situazioni è normale che si vada ad affibbiare un’etichetta negativa a quello che fino a poco tempo fa rappresentava il non plus ultra della serie.

 

Quindi questo ritorno al passato è così disastroso come si potrebbe credere?

Assolutamente no. E siamo qua per raccontarvelo.


Per approfondire:
Monster Hunter: World
Di generazione in generazione
Innanzitutto prima di partire per questa nuova avventura, sarà possibile scaricare su 3DS un’app che permette di trasferire il vecchio salvataggio ed importare i progressi fatti. Il passaggio è indolore e dopo pochi minuti ritroveremo il nostro cacciatore, gran parte dei materiali raccolti ed equipaggiamenti, e tutte le missioni affrontate in precedenza.

 

Per chi non conosce le versioni “ultimate” di Monster Hunter, queste rappresentano i capitoli aggiornati, comprensivi del “cattivissimo” – in termini di difficoltà – G Rank, e numerose modifiche al gameplay, soprattutto bilanciamenti.

Generations Ultimate non è da meno.

 

Ritornati a Bherna ci troviamo di fronte due opzioni. Continuare l’avventura single player o gettarsi nella mischia in compagnia di altri giocatori online ed affrontare il G Rank.

Spendo subito due parole sulle missioni del villaggio. Continuando la storyline del precedente episodio, ci troveremo ad affrontare in successione mostri e richieste di varia natura. Queste ci serviranno per guadagnare dei Punti di Contributo, che sbloccheranno nuove quest dalla difficoltà sempre maggiore. Sebbene single player e online qua siano ben divisi per comparti stagni, il progresso delle missioni del villaggio si intreccia con quelle multigiocatore, obbligandoci così a passare da un attività ad un altra per poter chiudere tutte le questioni in sospeso. Così come il capitolo al quale si ispira, Generation Ultimate compie diversi sforzi sul fronte narrativo, introducendo nuove storie, e in generale una trama sempre ben presente.

Per accedere alle quest di livello 7, quelle denominate di High Rank, bisognerà aver necessariamente completato il precedente rango, che coincideva con i titoli di coda dell’altro gioco.

 

Il vero aspetto negativo di questo ritorno “a casa” è sul lato difficoltà della campagna single player. Essendo già in possesso di un set pensato proprio per giocare online, le missioni per il giocatore singolo diventano più un intralcio che altro. Bastano pochi colpi per sconfiggere i mostri, così come, dopo aver speso centinaia di ore, diventa quasi surreale buttarsi alla consegna di uova o minerali. Anche andando avanti, specie se i progressi vengono fatti parallelamente al G Rank, saranno pochi gli ostacoli che incontrerete.

Punto G
Decisamente tutta un’altra storia quando inizierete a tastare il terreno nelle missioni “G”. Qua il gioco mostra la sua vera natura, e non ci metterete troppo a realizzare  – come il sottoscritto – che sarà necessario mettersi li e “farmare” qualche mostro per la creazione di set che possano aiutarvi a progredire.

 

In generale qua i mostri tendono ad essere molto più aggressivi, a puntarvi senza sosta, specie se avete bisogno di recuperare e curarvi. Per non parlare dei danni subiti. Non solo dovrete sempre partire preparati, con tutto l’occorrente in borsa, ma sarà vitale spendere tempo e risorse nella creazione di nuovi set ben più performanti. L’aspetto tecnico si sposa con le decine di abilità attivabili che ci permettano di sfruttare a dovere l’equipaggiamento in uso. È tutto un gioco di equilibri. Ed ogni singola sfumatura di un gameplay così articolato va saputa gestire a dovere.

Alla preparazione poi è richiesto un certo livello di abilità nella lotta.

Non basta buttarsi verso il mostro agitando la propria spada, ma bisogna agire ragionatamente, imparando le routine dei nemici, evitare di essere colpiti e trovare il momento giusto per affondare l’attacco. Specie nel gioco di gruppo, dove Monster Hunter da il meglio di sé, queste “regole” hanno un peso ancora maggiore, che se non rispettate rischiano di diventare un peso per la squadra. Oltre che la causa di una sonora sconfitta

Più è meglio
Ad un occhio poco attento le novità introdotte, scremata la mole contenutistica che racchiude nuovi mostri, centinaia di pezzi armatura e missioni, possono sembrare poche. Ma in realtà le revisioni fatte a livello di gameplay sono diverse.

Da fedele “gattaro” quale sono, una delle più significative l’ho ritrovata nel “nerf” – ovvero nel depotenziamento –  dei Cacciamiao. I fedeli Felyne, che in Generations si erano guadagnati un posto d’onore, diventando a tutti gli effetti la quindicesima arma, qua subiscono un ridimensionamento nella forza rendendoli più equilibrati e meno distruttivi, specie nel gioco di squadra. Nonostante il cambio di rotta, restano una scelta che si discosta dal pacchetto offerto dall’armamentario, diversificando fortemente un gameplay così ricco ed articolato.

 

Ogni arma presente richiede un approccio diverso e uno studio attento delle varie combinazioni, aree d’attacco e manovre evasive possibili.

 

L’introduzione degli stili di lotta, personalizzabili poi con l’integrazione delle arti permette una personalizzazione della caccia nei minimi dettagli. A proposito degli stili, ritroviamo diverse aggiustatine più o meno evidenti, e tutte mirate per migliorare l’esperienza giocatore in base all’arma scelta.

Ma le novità non si fermano qua. Con l’arrivo di Generations Ultimate fanno il loro debutto altri 2 nuovi stili di caccia: Valoroso ed Alchemico. Ed entrambi ben caratterizzati rispetto ai “vecchi”.

Lo stile Valoroso gioca continuamente sul rinfodero dell’arma, con “cancel” che permettono di potenziare gli attacchi e far caricare la barra del valore, che una volta attivata potenzierà colpi e schivate. Uno stile interessante, che richiede però maestria nel padroneggiare il giusto timing. Il continuo rinfodero dell’arma crea quasi una danza del giocatore, che lo spinge a rivedere le proprie strategie, per uno stile meno impattante in termini di danno puro, ma più tecnico e strategico.

Discorso completamente differente per quello Alchemico, che permette non solo di poter sfruttare contemporaneamente tre tecniche di caccia, tra l’altro nella loro versione SP (un’altra novità dell’Ultimate, che migliora temporaneamente alcune caratteristiche degli stili), ma di usare una botte per creare oggetti alchemici che possano potenziare il nostro personaggio. Più lotteremo, maggiori saranno le combinazioni eseguibili, o meglio la loro efficacia in battaglia, risultando uno stile adatto al supporto, ruolo spesso emarginato nelle meccaniche di Monster Hunter.

L’arte della caccia
A livello di gameplay invece come si comporta questo capitolo definitivo?

Ecco, considerandolo proprio un capitolo definitivo di Monster Hunter, questo raccoglie tutto il meglio di 14 anni di onorata carriera. È vero, tornare indietro da una formula rinnovata come quella del World si sente.

 

Con Generations Ultimate è come andare in bicicletta. Non ci si scorda come si fa.

 

La questione obsolescienza sollevata a destra e a manca “nell’internet” abbraccia quindi maggiormente chi si è avvicinato alla serie proprio con il World, che qua si trova a fronteggiare meccaniche non solo più punitive, ma anche alcune limitazioni che per molti, me incluso, spesso rappresentano un valore aggiunto.

La divisione della mappa in zone con annessi caricamenti, i limiti delle stanze online, la gestione limitata dell’inventario e di alcuni “gadget” da usare in battaglia. Tutte piccole cose che ormai fanno parte dei cacciatori di lunga data ma che risultano indigeste alle nuove leve, che preferiranno sicuramente le comodità di World.

Proprio su questo punto mi sento di aprire una riflessione su questi due capitoli di Monster Hunter.

Nonostante le nette differenze, per lo più generazionali, abbiamo due facce della stessa medaglia.

Innovazione e tradizione. Accessibilità e rigore. E non è detto che una escluda necessariamente l’altra. Anzi.

Generations Ultimate va a tamponare tutte le carenze che, a distanza di mesi, stanno emergendo in World. A partire da un post game che non riesce a tenere il passo con la quantità di contenuti smisurata presente qua. E che arriveranno ancora con i consueti DLC gratuiti.

 

Anche online, alle porte del servizio a pagamento di Nintendo, tutto funziona a meraviglia. Troviamo qua la Taverna, il nuovo social hub con la possibilità di accedere alla modalità online in maniera rapida e veloce grazie ad un nuovo menù contestuale. Potremo creare stanze con con un massimo di 3 amici, o unirci ai giocatori di tutto il mondo. Il netcode procede liscissimo, senza problemi di sorta, mentre il sistema di ricerca offre diverse opzioni che ci permettono di trovare tutto quello di cui abbiamo bisogno.

Si sente la mancanza di una chat vocale, dove risulta scomodo anche solo inviare uno dei tanti messaggi preimpostati tramite l’apposito tasto rapido. Anche se organizzandosi con gli amici e sfruttando soluzioni alternative e gratuite come Skype o Discord, si riesce a passare anche sopra questa grande limitazione.

Ma non finisce qua…
Dopo aver ripreso il gioco proprio dove l’avevo abbandonato, sono stato investito da una mole impressionante di contenuti e missioni. Nuovi mostri, fra inediti come il bellissimo Valstrax o l’immortale e iconico Lao-Shan Lung, nuovi eventi speciali per creare nuovi set per noi e i nostri amici gatti e decine e decine di nuove quest. La prima sensazione una volta messo piede sulla Solcacieli, il nuovo hub del gioco, è stata di smarrimento.

Tante cose da fare e non saper da dove voler iniziare

 

I progressi nella storia mi hanno portato anche a scoprire un’altra novità. Ad un certo punto saremo chiamati a conferire con il Miaologa, un gatto studioso che si occupa della gestione del laboratorio. Qua dentro, espansione dopo espansione, si sbloccheranno nuove opzioni di gioco. La prima interessa il centro scorte, che permette di ottenere risorse in game pagando il ticket richiesto, e ci verranno consegnate in game.

L’altra, sicuramente più interessante riguarda la fusione armatura. Assimilabile alla Layered Armor del World, qua potremo fondere due pezzi diversi del nostro equipaggiamento, tenendo le statistiche di uno e l’aspetto di un altro. Così facendo sarà possibile creare set che non siano solo buoni tecnicamente ma anche belli da vedere. Per buona pace dei fashion hunter. Non tutte le opzioni di fusione saranno però disponibili da subito, e dovrete necessariamente avventurarvi nei meandri della storia per sbloccare tutti i pezzi disponibili. Inoltre l’operazione sarà reversibile, così da rendere le fasi di farming meno stressanti.

 

Generations HD
Nonostante quindi l’attaccatura al passato, questa revisione riesce ad addolcire ulteriormente la versione classica di Monster Hunter, rendendolo il capitolo – all’interno delle 4 generazioni di giochi – quello perfetto su quali mettere le mani, specie se siete dei possessori di Nintendo Switch.

Anche perché da noi, contrariamente da quanto avvenuto il Giappone, l’unica versione a varcare i confini è quella per l’ibrida Nintendo, obbligando così gli appassionati della serie a continuare sulla le loro cacce su Switch. Il passaggio ad una macchina superiore, dal punto di vista meramente tecnico c’è. Ma essendo un porting in alta definizione non aspettatevi il salto generazionale che c’è stato con il World.

Avviato il gioco ci troviamo di fronte ad un mondo graficamente pulitissimo, con texture più definite, un frame rate costantemente ancorato ai 30 fps. Sia in portatile che docked i risultati sono apprezzabili, ed è possibile trovare nuovi effetti video post processing e shaders migliorati.

In generale la qualità di questa remastered è buona, ma sicuramente si poteva chiedere di più in termini di prestazioni. Un esempio chiaro lo è il framerate. Ancorato sì a 30 fps ma solo per questioni di compatibilità con la versione 3DS, che da noi purtroppo non è arrivata.

Anche l’interfaccia grafica sembra avere una risoluzione minore rispetto al tutto il resto, con risultati spiacevoli, sia nella UI che per icone e mirini. Inutile dire che con il passaggio da portatile a fissa i controlli migliorano nettamente. E se i Joy-con gestiscono meglio la telecamera rispetto a C-Stick e Circle Pad Pro, la combinazione perfetta sarà con Pad Pro.

Il gioco è completamente in italiano, con una traduzione dei nuovi testi che ricalca quelle dei precedenti giochi, Generations compreso.

 

Verdetto
9 / 10
E' solo nei momenti di difficoltà, che i veri cacciatori emergono
Commento
Monster Hunter Generations Ultimate è obsoleto? Assolutamente no. L'uscita di Generations su Switch, nella sua forma finale è un ritorno a casa. Non del tutto indolore, sia chiaro, visti i progressi fatto con il World, ma il feeling che si prova giocando è qualcosa di familiare, che chi ha passato su centinaia di ore non potrà mai cancellare con un colpo di spugna. È vero che si tratta di un gioco più grezzo e ruvido, che non ammette errori, specie se giocato in gruppo, ma è anche in grado di dare tantissime soddisfazioni una volta saputo padroneggiare a dovere. E non parliamo di contenuti, il suo cavallo di battaglia. Monster Hunter Generations Ultimate raccoglie tutto il meglio proposto nella serie dalla sua creazione ad oggi. Centinaia di mostri, fra nuovi e vecchi, in versione Hyper e Deviant. E non dimentichiamoci delle missioni evento. Insomma un capitolo enciclopedico di Monster Hunter, che per il giocatore si traduce in ore e ore di puro e sano divertimento. Se siete cacciatori incalliti e avete “buttato” le ore della vostra vita su Generations, la migrazione verso l'Ultimate e Switch è un passaggio obbligatorio. Se invece la vostra carriera è iniziata sul World, questo capitolo potrebbe essere l'occasione per conoscere meglio la serie e magari apprezzare ancora di più certe meccaniche del gioco.
Pro e Contro
Buon lavoro di porting
Il fascino della serie classica di Monster Hunter
I contenuti non finiscono mai
Un ottimo punto di partenza per la serie...

x ...ma chi ha iniziato con World lo troverà ostico
x Modalità storia fin troppo facile
x Alcuni dettagli grafici potevano essere curati meglio

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