Recensione Mirror’s Edge

Immaginate, in un futuro non troppo distante, una nazione in cui i più comuni canali di comunicazione siano controllati dal governo: cellulari, computer e televisioni sono perennemente posti sotto sorveglianza, e le strade sono continuamente sottoposte all’analisi delle migliaia di occhi elettronici sparsi per la città. L’unico modo per comunicare liberamente è costituito dallo scambio fisico di messaggi, ridotto al minimo dal regime totalitario vigente. Ma sul bordo dello specchio, il confine tra le luccicanti vetrate dei palazzi cittadini ed il cielo, vivono i Runner, trasportando pacchetti e informazioni che altrimenti rimarrebbero confinate nelle cartelle degli archivi statali.

Versione testata: PlayStation 3

Bisogna avere fede

In Mirror’s Edge assumiamo il controllo di Faith Connors, un’agile Runner asiatica. Una ragazza dal passato travagliato, che si unisce in giovane età ai gruppi rivoluzionari cittadini, rinunciando ad una vita “normale” per intraprendere quella da ricercata, lontana dagli occhi indiscreti del Grande Fratello.
L’unico contatto con il “mondo superficiale” è sua sorella Kate, che paradossalmente lavora nel corpo di polizia cittadino. Le due ragazze si incontrano di rado, all’interno degli uffici delle alte cariche statali, lì dove la morsa di controllo dello stato è minore. Mentre le cose sembravano andare bene, Kate cade vittima di un complotto architettato da sconosciuti – il Progetto Icarus. La nostra missione sarà quindi fare luce sulle identità che si nascondono dietro al progetto, tra colpi di scena (più o meno prevedibili), nuove e vecchie conoscenze.

Free Running in prima persona

Il concept di gioco è senza ombra di dubbio uno dei più originali ed affascinanti degli ultimi anni. Il titolo trascende la definizione di FPS, ponendosi esattamente a metà tra il suddetto genere e quello Action. Per la maggior parte del gioco ci troveremo a correre sui palazzi, sfruttando ogni via di fuga convenzionale o non, in puro stile free running/parkour. Utilizzeremo quindi cavi, rampe, muretti o grondaie per spostarci velocemente da un tetto all’altro, non disdegnando l’utilizzo di scale ed ascensori, se necessario. Avremo l’opportunità di esplorare la città in tutta la sua estensione verticale, con alcune missioni che ci porteranno a scendere perfino nei sotterranei, sebbene la resa stilistica sia migliore durante i passaggi alle grandi altezze. Limitatissima invece l’esplorazione in senso orizzontale, simulata da un’ambientazione piena e convincente, ma comunque forzata su binari.
Ed è proprio in alto che il gioco riesce a dare il meglio di sé, complice la scelta degli sviluppatori di utilizzare la visuale in soggettiva con la possibilità di vedere i propri arti durante le sequenze di corsa e combattimento, e la quasi totale assenza di un’interfaccia, fatta eccezione per il reticolo di mira. L’utilizzo quasi esclusivo di tonalità rosse e blu in un mondo prevalentemente candido, inoltre, esalta la sensazione di velocità e vertigine che si prova durante le frenetiche corse in cima ai grattacieli.

Affaticamento muscolare

I comandi del gioco su console prediligono l’uso dei tasti dorsali, e nonostante richiedano spesso l’utilizzo di combinazioni apparentemente non immediate, richiedono solo pochi minuti di pratica prima di riuscire a padroneggiarli per bene. Oltre ad un tasto impiegato per ruotare il personaggio di 180°, utile nelle situazioni più concitate o durante le scalate più impervie, il grilletto sinistro è riservato alle azioni che richiedono a Faith di abbassarsi (scivolare, rotolare in caduta), mentre il pulsante superiore permette al giocatore di saltare o aggrapparsi alle sporgenze.
Il gioco offrirà numerose sequenze adrenaliniche: durante alcune ci ritroveremo a correre su di una trave sospesa nel vuoto, inseguiti dagli elicotteri della polizia, mentre centinaia di proiettili sibileranno a pochi centimetri dalla nostra eroina, impattando sui muri ed infrangendo le vetrate circostanti (carina in questo caso l’idea – facoltativa – di sfruttare i giroscopi presenti nel SixAxis di PlayStation 3 per mantenere l’equilibrio). Altre scene ci porteranno ad affrontare faccia a faccia la fanteria armata e ci costringeranno a dar sfoggio alle nostre abilità di combattimento a corpo a corpo (colpendo con il grilletto destro o sfruttando dei contrattacchi in QTE con triangolo/Y, ad esempio). Dopo aver messo fuori gioco il primo avversario, però, avremo la possibilità di raccogliere l’arma portata in dotazione dal nemico appena neutralizzato, e questo ci aiuterà non poco a terminare velocemente gli scontri, con poca difficoltà. Un livello di sfida non sufficientemente alto, la presenza di pochi collezionabili (un paio di valigette nascoste in ogni livello) e l’elevato grado di linearità dei livelli compromettono la longevità del gioco, sebbene gli sviluppatori abbiano provato ad aumentarla inserendo una modalità secondaria nella quale si possono affrontare alcuni percorsi prestabiliti cercando di battere il record sul tempo.

Finestre lucide e pulite

Il motore grafico di Epic Games, posto nelle sapienti mani di DICE, si mantiene tecnicamente impeccabile, dando quel tocco in più ad un design che calza su misura all’idea originale. Il risultato visivo è privo di imperfezioni, caratterizzato da un framerate solido, dai modelli poligonali dei nemici e degli oggetti convincenti e da un’illuminazione adeguata. Gli interni dei palazzi si mostrano forse un po’ troppo asettici e minimalisti, ma è un compromesso accettabile considerando lo stile complessivo. Il doppiaggio localizzato non è esente da sbavature, considerata soprattutto la criticabile prestazione di Asia Argento nel ruolo di doppiatrice della protagonista (in alcuni casi il parlato di Faith rende addirittura necessario l’utilizzo dei sottotitoli).
Le musiche in generale sono sufficientemente coinvolgenti, ben amalgamate allo stile artistico e coerenti con gli avvenimenti a schermo. Il senso di vuoto in alcuni frangenti è sottolineato dall’assenza di musica ritmata o dall’utilizzo di sonorità ambientali.
Le scene filmate sono infine state riprodotte utilizzando uno stile cartoon, senza dubbio apprezzabile, ma il doppiaggio non all’altezza ne compromette nuovamente il risultato finale.

Verdetto
7 / 10
Salvatevi da Asia Argento
Commento
Nato da un concept originale, Mirror’s Edge vanta una realizzazione tecnica di buon livello ma lascia l’amaro in bocca per le potenzialità non sfruttate. Si avverte una mancanza di un open-world e di qualche modalità alternativa che aumenti la longevità del titolo in maniera concreta, considerando anche la durata non eccessiva della storia e la trama oscillante tra alti e bassi. Un tentativo coraggioso da parte di DICE, che si sarebbe potuto piazzare tranquillamente nell’olimpo dei migliori giochi di questa generazione. Consigliato comunque l’acquisto ai giocatori che vogliono un’avventura fresca ed innovativa, coscienti del fatto che non ci troviamo davanti ad un capolavoro assoluto.
Pro e Contro
Meccaniche originali
Stile visuale azzeccato
La visuale in soggettiva
Setting politico-temporale

x L’assenza di un mondo aperto
x Longevità ridotta all’osso
x Trama altalenante
x Livello di sfida moderato

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