Recensione Limbo: un cammino nell’ignoto

Nel dubbio… Gioca!

Ci sono espressioni che, lette o sentite più volte, arrivano a mettere radici nelle nostre menti data la loro ricorrenza; una di queste è l’intramontabile “avvertenza: leggere attentamente le istruzioni”. Ma quante volte le abbiamo dato ascolto, specie dopo l’acquisto di un videogioco retail? Visto e considerato che c’è chi salta a pié pari i tutorial a giochi avviati… A che serve la teoria? Che si passi senza frapporre indugi alla pratica. Un concetto che si riflette benissimo nel popolare intento di evitare più spoiler possibili, soprattutto su un’eventuale trama che si potrebbe desumere a piccole dosi, persino sulla descrizione del prodotto. Un atto di volontà, l’intento di trattenersi in un uno stato di ansia e inquietudine alimentato dall’ignoto, dal non conoscere: in una parola… Limbo.

Un titolo che dopo 9 anni non vuol saperne di invecchiare, ma che resta un mistero, esattamente come in principio. Il prodotto di Playdead costituisce infatti un salto nel vuoto. Un’esperienza primordiale, priva di qualsivoglia guida e indicazione, che getta il giocatore tra le cupe grinfie dell’ignoto, con la sola compagnia di se stesso.

Sinossi? E che è?
Ah, i libretti di istruzioni. Da tempo nemmeno li fanno più; nel migliore dei casi ora si viene indirizzati a un manuale online scaricabile in PDF, nel peggiore ci si ritrova confezioni fisiche contenenti, una volta aperte, solo una key per il gioco – esperienza personale, con titoli per Pc –. Nel caso di giochi disponibili solamente in store digitali, capita invece di guardare la descrizione nella pagina del titolo, con caratteristiche chiave e tutto il resto. Un minimo di testo con cui farsi un principio di idea… O almeno così si pensa, di poter fare. Nel caso di Limbo, viceversa, il mistero si infittisce già a partire dalla sinossi.

Incerto del fato della sorella, un ragazzo entra nel LIMBO.

Unica frase campeggiante nella descrizione all’interno della pagina online del titolo.

Esta selva selvaggia e aspra e forte...

Nessun tutorial o sezione all’interno del menu di gioco che permetta di visualizzare i comandi – figuriamoci poterli settare –-. Come un infante appena messo al mondo, ci si ritrova nell’ignoto ancor prima di aprire gli occhi. E il gioco ha inizio così: un bambino disteso sull’erba, nella cornice di una lugubre foresta. Intuitivamente ho cominciato a premere dei tasti canonici – barra spaziatrice, E, WASD, ecc –, per cercare di muovermi. E invece ero ancora lì, immerso in un’apparente, indecifrabile sonno. Dopo un minuto che pareva interminabile, sulla soglia della disperazione, sono riuscito a destarmi con la pressione spasmodica delle frecce direzionali. E lì, due occhi luminosi ai limiti dello spettrale si sono aperti sulla sagoma distesa a terra, appena visibile. Una volta in piedi ho iniziato poi a procedere verso l’ignoto. La diritta via non poteva essere smarrita – essendo l’ambiente bidimensionale –, ma sull’oscurità della selva, non ho avuto alcun dubbio.

Chi sono? Da dove vengo? E che ci faccio qui? Ah già, per fortuna ho letto la ricca sinossi.
Un nome, un programma.

... Che nel pensier rinova la paura

In Limbo, l’incertezza regna sovrana. Non si tratta di una scampagnata o di una gita di piacere, ma di una ricerca – della sorella, che se non fosse stato per la sinossi difficilmente si sarebbe potuto evincere dal gioco – da effettuare lungo un percorso lineare, ma disseminato di numerose avversità. Ostacoli e pericoli celati da un placido ma non meno inquietante silenzio, intervallato solamente da alcuni rumori ambientali in sintonia con i vari luoghi. Impossibilità di nuotare, macigni rotolanti, trappole acuminate, figure umanoidi – e non solo – ostili… La solitudine in e nel Limbo viene sospesa dalla sola morte, imprescindibile e inseparabile compagna per la durata dell’intero viaggio. A meno di non essere dei pro-gamer, con tanto di sblocco del trofeo per aver completato l’intero gioco in un’unica sessione, morendo al massimo 5 volte.

In Limbo, qualunque cosa che non sia tu, vuole ucciderti.

Conscio del fatto che farai ritorno dopo pochi istanti, non si sa. Ma nell’atto di risolvere enigmi, di farsi strada attraverso le insidie celate lungo il cammino, capiterà spesso di sprofondare nell’oblio più volte, nel tentativo di venire a capo della soluzione idonea al momento. Non vi è alcun tempo limite a mettere fretta lungo il sentiero, ma liberarsi dell’ansia – sostituita talvolta da una frustrazione che non mi veniva a trovare dai tempi di Super Meat Boy – si rivela davvero difficile, anche per via delle accurate animazioni.

Qual gaudio, misto a sdegno, a ogni – propria, naturalmente – caviglia, testa o busto tranciato di netto. Un monito, ma anche un incoraggiamento a spremere le meningi, quietare l’animo e proseguire il più indenne possibile. Lungo un sentiero che conduce a un fantasma, al ritroso miraggio della propria sorella, afflitta come noi da un fato tutto da scoprire. E del quale, ahimè, non si verrà mai a capo. Perchè dalla discesa effettuata dritta nelle fauci dell’oscurità e non solo per via della bicromia generale, tra bianco e nero non si riemergerà mai davvero.

Parti avido di risposte, ma arrivi con ancora più domande. Di Limbo, non vi è che il viaggio. L’esperienza, la colonna portante dell’essere. Un cammino nell’ignoto, un vagito dopo l’altro in una dimensione tetra e misteriosa priva di riferimenti, ma con la precisa intenzione di proseguire. Limbo, un titolo con focus né sulle domande né sulle risposte, ma sulla ricerca di queste ultime. Ogni viaggio fa storia a sé, in un percorso di puro gameplay, di istintualità incontaminata.

Limbo nasce, cresce e finisce nell’assoluto mistero.

Verdetto
8.5 / 10
Dimenticate ogni risposta, o voi ch'entrate.
Commento
Come vi sono titoli tutta trama e poco gameplay, vi è anche il contrario. Purtroppo o per fortuna in Limbo viene fornita appena un'idea di contesto, celato in una foschia che il cammino intrapreso dovrebbe diradare, ma che viceversa finisce con l'infittire ancor di più. Un'esperienza, tuttavia, unica nel suo genere, da giocare appassionatamente in uno delle numerose piattaforme disponibili. Una prova per il proprio autocontrollo, un viaggio guidato dal puro istinto, senza aiuti o guida alcuna. Una crescita, forse anche una redenzione: per tutti quelli stanchi di essere seguiti e imboccati con tutorial e istruzioni varie. In Limbo si è soli contro il mondo, fin dal padroneggiamento dei primi passi.
Pro e Contro
Atmosfera ansiogena
Grafica minimal, ma iconica
Un fiume di domande...

x ... Con scarse risposte

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