Quando si ha per le mani una proprietà intellettuale come quella de
Il Signore degli Anelli è sempre un rischio prendersi qualsiasi libertà creativa, a causa della quantità di fan pronta a sbranare gli sviluppatori al minimo errore di continuity e/o di interpretazione. Qualche anno fa, però, i ragazzi di
Monolith Productions riuscirono nell’intento di portare sulle console di attuale (e scorsa) generazione un titolo tratto dall’universo uscito dalla penna di Tolkien: La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor.
Prendendo aspetti di gameplay provenienti da altri titoli e unendoli con una trama a malapena tangente con i libri e i film della saga, la software house americana sorprese tutti grazie ad un prodotto estremamente curato e capace di soddisfare qualsiasi tipo di giocatore. A tre anni di distanza, Monolith Productions è tornata sugli scaffali (digitali e non) con il seguito di quell’opera, dal titolo, questa volta, di
La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra. Saranno riusciti a replicare la qualità del primo capitolo oppure saranno caduti nei molteplici problemi delle produzioni su licenza?!
Dopo aver spolpato a fondo il gioco siamo finalmente pronti a parlarvene: ecco a voi la nostra recensione de La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra, titolo
disponibile per PlayStation 4, Xbox One e Pc al prezzo lancio di 69.90€.
Versione testata: PlayStation 4
Una storia per domarli…
La trama dell’Ombra della Guerra parte davvero male, ma riesce a farsi perdonare qualsiasi cosa dal secondo atto in poi
La
trama de
La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra (da qui chiamato anche semplicemente “L’Ombra della Guerra”) comincia esattamente dove finiva lo scorso capitolo, con la forgiatura di un nuovo anello del potere da parte di Talion/Celebrimbor. Nel corso dei primi minuti, però, il duo perderà l’anello e sarà costretto a scendere a patti con Shelob (il ragno presente all’interno del terzo film del Signore degli Anelli) che, in versione umana, cercherà di sfruttare le abilità di Talion per il proprio tornaconto.
Non abbiamo problemi ad ammetterlo: le premesse narrative de L’Ombra di Mordor non sono riuscite affatto a conquistarci. Questo non solo a causa di
alcune scelte stilistiche davvero lontane dal libro/serie (che in qualche modo possiamo anche tollerare), ma per colpa di
una scrittura poco curata, diretta male e incapace di fare colpo sul giocatore, che si ritroverà a dover compiere delle azioni per tornare in possesso dell’anello (obiettivo che era già stato raggiunto al termine de La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor) e tornare così alla situazione d’inizio gioco.
Fortuna, però, che le cose cambiano sensibilmente al termine del primo atto, con una trama che finalmente guadagna una sua identità, con personaggi secondari interessanti e con una serie di missioni capaci di emozionare (a dir poco) qualsiasi fan della serie ideata da Tolkien. Le missioni di Shelob possono quindi essere considerate come un lungo tutorial, con il solo scopo di riprendere familiarità con i controlli in vista di quello che è, a tutti gli effetti, il vero inizio del gioco (dopo circa 4 ore).
Gioco che, verso la fine della storia, raggiunge vette di epicità non indifferenti e, grazie ad un ritmo stratosferico nelle sequenze finali, a regalare una serie di momenti che difficilmente riusciremo a dimenticare. Una volta completata la trama principale sarà possibile intraprendere una serie di missioni (raccolte sotto il nome di “Guerra delle Ombre”) al termine delle quali sarà possibile vedere il vero finale delle avventure di Talion.
Il “vero finale” che, a differenza di quanto riportato su alcuni siti d’informazione, chiude definitivamente le avventure del Senzamorte, collegandosi direttamente al Signore degli Anelli e non lasciando nulla (o davvero poco) in sospeso. Ci teniamo a segnalare, però, come la Guerra delle Ombre rallenti drasticamente il ritmo finale, obbligando il giocatore ad impiegare un sacco di tempo per scoprire il destino di Talion, elemento che potrebbe risultare fastidioso a coloro che vogliono semplicemente seguire la trama del titolo targato Monolith Productions.
Per quanto riguarda le numerose missioni secondarie, divise per sottotrame, evidenziamo come la qualità di scrittura sia sempre elevata e, soprattutto per la quest dedicata allo scontro con il Balrog, riescano a regalare situazioni emozionanti al pari della trama principale.
Divertente, infine, come la nuova versione del Nemesis System riesca a creare delle piccole storie nelle storie, con alleati e avversari spinti a combattersi tra loro per svariati motivi in seguito alle azioni del nostro protagonista.
La trama principale de L’Ombra della Guerra può essere completata in poco più di 15 ore, ma ammettiamo di averne impiegate più del triplo per completare ogni singola quest all’interno delle vaste mappe di gioco.
Una gameplay per trovarli…
Il Nemesis System diverte, intrattiene, stupisce e si distingue da qualsiasi altra meccanica ludica presentata sino ad ora
Per quanto riguarda il puro
gameplay,
L’Ombra della Guerra non si discosta molto dal primo capitolo, presentando meccaniche action provenienti direttamente da serie quali Assassin’s Creed (per quanto riguarda i movimenti) e la saga Batman: Arkham di Rocksteady (per il combat system).
Alle meccaniche più classiche, va però a potenziarsi quel Nemesis System che tanto venne apprezzato ne L’Ombra di Mordor. Anche in questo caso sarà possibile prendere possesso degli orchi nemici, per poterli poi convertire al proprio esercito e schierarli contro le forze dell’Oscuro Signore.
A differenza del primo capitolo, però, potremo ora creare un vero esercito grazie alla possibilità di far salire di grado i nostri orchi, di affidare loro alcune fortezze, di affrontare assieme a loro alcune missioni secondarie e di poterli addirittura utilizzare come scorta personale. Tutte queste meccaniche, ibridate con le variabili date dall’intelligenza artificiale nemica (che si ricorderà di ogni nostro singolo scontro), creano situazioni uniche che, nel corso di tutta l’avventura, raramente si sono ripetute. Ad esempio: dopo aver fatto passare dalla nostra parte un comandante nemico di basso rango (con la divertente particolarità di parlare sempre in rima), siamo riusciti a fargli guadagnare maggior potere, a salvarlo da un paio d’imboscate e, dopo una discreta fatica, a farlo diventare reggente di una nostra fortezza. Una volta raggiunto il potere, però, siamo stati traditi e attaccati di sorpresa dal nostro alleato (che ha ammesso di averci odiato sin dall’inizio) e siamo stati costretti ad ucciderlo. Una volta ucciso, però, abbiamo notato come l’orco avesse un “fratello di sangue” in un altro dei nostri comandanti che, dopo aver scoperto l’omicidio del fratello, ci ha attaccato a sorpresa.
Questa è solamente una della miriade di possibilità che il rinnovato Nemesis System è in grado di offrire e, ancora una volta, dobbiamo ammettere di esserne rimasti del tutto ammaliati da questo innovativo meccanismo di gameplay. La conquista delle fortezze (citata qualche riga fa) è uno dei nuovi elementi che sono stati aggiunti in questo secondo capitolo delle avventure di Talion.
Nel corso della storia, infatti, saremo costretti ad assediare (e a difendere poi) alcune roccaforti della Terra di Mezzo, affidando diverse funzioni ai propri comandanti e, tramite l’acquisto di potenziamenti, rafforzare il nostro esercito per poter tenere testa ai nostri avversari. Questi scontri, se affrontati con eccessiva leggerezza, posso risultare estremamente impegnativi e, nel caso venissero intrapresi ad un livello troppo basso, sono in grado di rendere la vita di Talion davvero dura. Ecco che, quindi, vengono incontro le microtransazioni che nelle scorse settimane hanno fatto tanta polemica, dando la possibilità ai giocatori troppo svogliati di acquistare dei potenziamenti capaci di rendere gli scontri più semplici e di proseguire nell’avventura senza bisogno di affrontare quest secondarie e/o livellare il proprio personaggio.
A differenza di quanto affermato da alcune persone, però, possiamo confermarvi al 100% che queste microntransazioni non sono minimamente invasive e, per quanto riguarda la nostra partita, abbiamo completato le missioni principali e secondarie senza il bisogno di spendere alcun soldo sullo store digitale del gioco. Evidenziamo, infine, come
l’albero delle abilità di Talion sia uno dei più complessi e curati degli ultimi anni, con più di 60 potenziamenti che permettono al giocatore di avere sempre qualcosa di nuovo da migliorare, evitando quindi il fastidio di raggiungere metà dell’avventura con tutte le abilità già sbloccate, rendendo superflua l’esperienza guadagnata in un secondo momento.
Un comparto tecnico per ghermirli e nell’oscurità incatenarli!
La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra risulta essere ottimo anche sotto il profilo tecnico
La Terra di Mezzo: L’Ombra della Guerra risulta essere ottimo anche sotto il profilo tecnico, con
personaggi ben modellati, animazioni fluide e un colpo d’occhio di tutto rispetto. Discorso molto simile anche per quanto riguarda il
comparto audio, grazie ad
una colonna sonora varia e ad un valido doppiaggio in italiano, sia per quanto riguarda i personaggi principali che per quelli secondari. Se proprio dovessimo andare a trovare il pelo nell’uovo, bisogna ammettere che la presenza di un vastissimo numero di nemici comporta il riciclo di alcuni doppiatori, con conseguente effetto déjà vu non propriamente esaltante.
Inesistenti bug di qualsiasi tipo, cosa che ci ha permesso di affrontare tutta l’avventura senza il minimo problema. Un plauso particolare, però, per ill character design dei nemici che, per quanto alcuni possano risultare simili tra loro, presenta centinaia di versioni differenti di orchi, curate in ogni singolo dettaglio estetico.
Verdetto
9 / 10
Recensione dedicata a Michael David Forgey
Commento
Pro e Contro
✓ Storia che decolla man mano fino all'esplosivo finale
✓ Gameplay migliorato in ogni aspetto
✓ Evoluzione del personaggio sopraffina
✓ Tecnicamente ottimo
x Primo atto da dimenticare
x Endgame forzato
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