In una vasta marea di tie-in, titoli mediocri e (pochi) prodotti di effettiva qualità, i giochi tratti da film/libri/serie tv sono da sempre guardati con diffidenza e paura di un’eventuale delusione. Da quando i ragazzi di Rocksteady hanno preso in mano il brand videoludico dedicato al Cavaliere Oscuro, però, i titoli su licenza non sono più stati gli stessi. Durante la presentazione di L’Ombra di Mordor la paura di vedere l’ennesimo titolo mediocre tratto dai racconti di Tolkien è stata sin da subito palpabile, anche a causa di alcune meccaniche di gioco palesemente tratte da titoli più celebri quali Assassin’s Creed e la serie Arkham del sopracitato studio britannico. Col passare del tempo, però, ci si è resi conto di avere tra le mani qualcosa di più di un semplice copia/incolla da altri giochi e che, grazie a meccaniche innovative mescolate a basi solide e ad una trama avvincente, il titolo targato Monolith Interactive sarebbe potuto diventare un nuovo punto di riferimento per i videogames su licenza. Sarà riuscito nel suo obiettivo oppure L’Ombra di Mordor si rivelerà essere l’ennesimo gioco mediocre? Ricordiamo che il titolo già disponibile per PC, PlayStation 4 e Xbox One, mentre per le versioni old gen (PlayStation 3 e Xbox 360) saremo costretti ad attendere il 18 novembre a causa di alcuni ritardi legati al loro sviluppo.
Versione testata: PlayStation 4
L’Ombra di Mordor, nonostante si ispiri al design della Terra di Mezzo rappresentato da Peter Jackson nei suoi ormai celeberrimi film, tratta alcune vicende che i fan di Tolkien sapranno essere riconducibili al Simarillion. Nella storia, scritta dallo sceneggiatore di Red Dead Redemption Christian Cantamessa, vestiremo, infatti, i panni di Talion, ranger di Gondor messo a difesa del Cancello Nero di Mordor. Durante una giornata come le altre, un assalto di Orchi e Uruk stermina la famiglia sotto gli occhi del nostro eroe e, come se non bastasse, pone fine alla vita di Talion stesso. Tornato misteriosamente in vita (e incapace di morire veramente), Talion si ritrova legato ad uno spettro che, incapace di ricordare la propria identità, decide di aiutare il nostro ranger a vendicarsi e, nello stesso tempo, cercare di scoprire qualcosa riguardo il proprio passato. Questa interessante premessa, raccontata con estrema maestria grazie ad un prologo che, semplicemente,
toglie il fiato per ritmo narrativo ed epicità, è solamente l’inizio di un viaggio che ci porterà ad incontrare personaggi vecchi (tra i quali spicca, come sempre ormai, Gollum) e nuovi in una trama avvincente e capace di conquistare dall’inizio alla fine non solo i fan dell’epica di Tolkien, ma anche tutti coloro che sono alla ricerca di una trama interessante dai molteplici colpi di scena e dal taglio prettamente cinematografico. Non si capisce, però, la scelta degli sviluppatori di rivelare sin dai primi trailer l’identità dello spettro che accompagna il nostro eroe e che, se mantenuto segreto sino alla fine, si sarebbe rivelato uno splendido colpo di scena. Ottima, infatti, la caratterizzazione dei due protagonisti che, costretti a convivere, avranno modo di relazionarsi e di affrontare numerose tematiche care ai fan del Signore degli Anelli e del mondo immaginato da Tolkien. Concludiamo gli appunti sulla trama evidenziando come i collezionabili recuperabili all’interno dell’Ombra di Mordor siano stati pensati e realizzati per aumentare la carica narrativa del titolo e come, persino i caricamenti, siano stati sfruttati per aggiungere elementi riguardanti il background di Talion, contribuendo così nell’immedesimazione da parte del videogiocatore con il protagonista.
Non possiamo nasconderlo: la base del gameplay de L’Ombra di Mordor prende direttamente ispirazione dalla serie di titoli dedicati a Batman (con un Free Flow System riportato pari pari all’interno della Terra di Mezzo) e da Assassin’s Creed (per quanto riguarda acrobazie e il sistema free running). Questo, però, non fa del titolo targato Monolith un mero lavoro copia/incolla, ma
riesce a raccogliere le sopracitate meccaniche e ad elevarle maggiormente contestualizzandole all’interno del gioco. A differenza della serie Arkham, ad esempio, non ci saranno sezioni all’interno delle quali saremo costretti ad porci in un modo piuttosto che in un altro (cosa che accadeva durante le obbligatorie sezioni stealth dei titoli realizzati da RockSteady), ma avremo totale libertà di gioco e potremo decidere in qualsiasi momenti e in qualsiasi situazione come avvicinare un gruppo di nemici, conquistare un forte o assassinare un comandante. Questa estrema libertà è ancora più marcata quando, nella seconda parte dell’avventura, acquisteremo la possibilità di plasmare le menti degli Uruk al nostro volere, facendo combattere gli orchi dalla nostra parte e aggiungendo un considerevole elemento strategico agli scontri e all’avvicinamento di determinati bersagli. Al di là di una campagna principale dalla durata di circa 8-9 ore, all’interno della Terra di Mezzo ci sono molte altre azioni da svolgere. Si parte, infatti, da numerose missioni secondarie legate alle proprie armi (spada, arco e pugnale) per passare poi a sfide di caccia e di sopravvivenza, per arrivare infine alla conquista di determinati “punti di osservazione” grazie ai quali, come ben sapranno gli amanti della celebre serie targata Ubisoft, potremo vedere tutte le missioni disponibili in una data area. Ad aggiungersi a questi eventi secondari c’è da evidenziare la presenza di molti collezionabili quali, ad esempio, parti di un misterioso affresco elfico e la raccolta di determinati oggetti particolari dotati di residui di ricordi che andranno a contribuire alla comprensione della vita quotidiana nella desolata terra di Mordor.
Vero e proprio fiore all’occhiello de L’Ombra di Mordor è il tanto decantato Nemesis System. Questa nuova introduzione vede ogni singolo orco della Terra di Mezzo avere una propria identità e un proprio modo di porsi nei confronti del nostro protagonista. Se, ad esempio, durante un scontro il nostro avversario dovesse ucciderci, quando lo rincontreremo al ritorno dalla nostra “morte” lui non solo sarà salito di grado grazie alla precedente vittoria, ma si ricorderà di noi e del nostro stile di combattimento. Questo metodo permette di crearsi una vera e propria nemesi che, nel caso continuasse a prevalere su di noi, potrebbe scalare i gradi dell’esercito diventando un vero pericolo non solo per noi, ma anche per gli altri orchi assetati di potere.
Il sistema gerarchico degli orchi, infatti, è in continuo mutamento e più volte ci capiterà di assistere a delle sfide di potere tra Uruk nelle quali potremo intervenire per favorire una parte piuttosto che l’altra sconfiggendo un nemico, ma facendo salire di grado l’altro. Essendo il nostro eroe impossibilitato a morire, inoltre, permetterà alle file dell’esercito di Mordor di riorganizzarsi e di arrolare nuovi elementi ad ogni nostra sconfitta, rendendo le partite in continua evoluzione e mai veramente statiche. Ogni orco, inoltre, ha una serie di punti deboli (quali, ad esempio, le paure nei confronti di determinati animali) e di punti forti che, una volta acquisiti tramite interrogatori o il recupero di informazioni, obbligano il giocatore a cambiare approccio ad ogni assassinio. Con il proseguire della trama principale, infatti, acquisiremo nuovi abilità e nuove metodologie di omicidio andando a raffinare il nostro personaggio che, inizialmente, potrà solamente attaccare i nemici a testa bassa, ma che evolvendosi nel tempo potrà, ad esempio, avvelenare il proprio bersaglio o liberare le bestie nelle gabbie per sfruttare la paura del nemico nei confronti di determinate tipologie di animali. Questo Nemesis System, in poche parole, risulta estremamente affascinante e capace di rivoluzionare il genere di appartenenza de L’Ombra di Mordor, rendendo il titolo non solo solido, grazie a basi ormai consolidate, ma anche decisamente innovativo e fonte di ispirazione per il futuro del mercato videoludico.
Dal punto di vista tecnico l’ultima fatica dei ragazzi di Monolith risulta estremamente convincente, soprattutto contando la sua natura cross gen. Il titolo, infatti, stupisce sia per la cura nel dettaglio, sia per le splendide animazioni durante i combattimenti e anche per il colpo d’occhio generale che, sin dai primi minuti di gioco, lo rende
il miglior titolo cross gen disponibile sul mercato. Il character design degli orchi, inoltre, vanta ottime idee e riesce a diversificare centinaia di elementi in modo diverso. Persino la splendida fusione delle mosse di Talion con quelle dello spettro risulta il più delle volte esaltante e capace di lasciare il videogiocatore con la bocca spalancata per la spettacolarità. Per quanto riguarda il comparto sonoro ci assestiamo, ovviamente, su livelli davvero alti grazie ad una colonna sonora sempre epica, maestosa ed appropriata ad ogni situazione, ma anche grazie ad un doppiaggio che convince dall’inizio alla fine (basti pensare che, per il personaggio di Gollum, è stato contattato Francesco Vairano, doppiatore del personaggio anche in tutti i film tratti dai lavori di Tolkien). La quasi totale mancanza di bug visivi/sonori contribuisce a creare un prodotto che risulta spettacolare sotto tutti i suoi aspetti, ponendosi come nuovo punto di riferimento per i titoli su licenza e, di conseguenza, immancabile nella collezione di qualsiasi videogiocatore.
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