Recensione King’s Quest: Once Upon a Climb

Ammettiamolo: il ritorno di King’s Quest, mostro sacro dell’era d’oro delle avventure grafiche, sinora non è stato dei più impressionanti. Vuoi per una qualità altalenante (dai fasti di “A Knight to Remember” alle note stonate di “Rubble Without a Cause), vuoi per l’assenza di un vero e proprio filo conduttore che non fosse la narrazione del vecchio re Graham, sinora la serie episodica sfornata dalla rediviva Sierra non ci aveva ancora fornito quel “qualcosa” che ci facesse veramente appassionare.

Ed è qui che entra in gioco il terzo episodio, chiamato, come nella miglior tradizione delle battute sui titoli di King’s Quest, “Once Upon a Climb“. Mentre i due predecessori erano stati quasi degli “esperimenti”, il primo sul piano della libertà di scelta, il secondo sulle meccaniche di gameplay, Once Upon a Climb si focalizza sulla narrativa, e buon dio se riesce nel suo obiettivo, sfornando quello che, sinora, è il miglior episodio della saga, dotato veramente di anima e cuore.

Versione Testata: PC

Lunga vita alla Regina!
Dopo la prigionia nelle caverne dei goblin, in Once Upon a Climb ritroviamo il “giovane” re Graham ormai divenuto un sovrano abile e capace, ben lontano dai dubbi esistenziali della sua controparte appena incoronata.

Tuttavia, nell’ingegnoso enigma che apre il capitolo (fatto di semplici ma interessanti meccaniche di ‘viaggio nel tempo’), ci viene presentato istantaneamente il dilemma del giorno: nonostante gli amici, re Graham è solo, ed è tempo di farsi una famiglia. Nello specifico, è tempo di conoscere quella principessa Valanice di Kolima, intrappolata nella torre della strega Hagatha, destinata a diventare la capace regina che i fan della saga hanno conosciuto nel corso degli anni.

La premessa della trama ricalca alla perfezione il secondo capitolo della serie classica, “Romancing the Throne“, ma anziché essere chiamati a recuperare le tre chiavi per aprire la torre, Once Upon a Climb sveltisce le cose con un rapido montaggio e una colonna sonora particolarmente ispirata. Arrivati alla torre, e dopo una breve scalata, potremo finalmente fare la conoscenza di Valanice e proporle il matrimonio-lampo che avvenne nella serie originale.

Piccolo problema: quale delle due donzelle imprigionate è Valanice?

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Personalità di spicco
Prepariamoci a fare la conoscenza di Vee e Neese: entrambe principesse di Kolima (apparentemente divisa a mo’ di Berlino in una provincia est e una ovest), sin dai soprannomi le due ragazze sono entrambe qualificabili come scelta papabile per rispettare la continuity della saga, cosa che (assieme all’essere chiamato lui stesso “principessa”) lascia non poco perplesso Graham.

Nel corso dell’episodio, tuttavia, non viene richiesto ai giocatori di scoprire quale delle due sia la scelta giusta, ma semplicemente di seguire il proprio istinto. Entrambe le ragazze corrispondono ad un lato del carattere di Graham: Vee è razionale, appassionata di enigmi e salaci battute, mentre Neese è uno spirito libero amante dell’avventura. Tra quick time event, scelte all’apparenza marginali e un breve ma divertente “questionario di affinità” in-game, avremo modo di conoscere e valutare le due ragazze, la cui personalità e interessi sono decisamente più profondi e complessi di quanto appaia in superficie. E non solo le loro!

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Non siamo di fronte ad un semplice dating sim, niente di più sbagliato: tolto il backtracking selvaggio e le astruse meccaniche “da babysitter” dei predecessori, Once Upon a Climb mostra il suo lato forte nella narrativa e nella caratterizzazione. Rispetto ai paesani di Daventry visti in Knight e Rubble, tutti i personaggi presenti in Climb vanno a comporre un mosaico unico, fatto di intrecci e storie profonde, magari soltanto accennate, ma la cui presenza è ben chiara.

Persino alcune vecchie conoscenze beneficiano di questo trattamento, anche se il focus principale è sulle principesse, e sorprendentemente anche su Hagatha, principale “antagonista” di un capitolo forse meno avventuroso, ma gustosissimo anche nelle sue poche ore.

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Toccata e fuga
Certo, la longevità non è decisamente il piatto forte di questo terzo capitolo, il più breve sulla carta, ma c’è spazio anche per alcuni intelligenti enigmi il cui risultato è votato tutto a quell’unica scelta finale su chi sarà la nostra regina.

Ironicamente, una volta arrivati alla fine, il controllo diretto sulla scelta ci verrà tolto, e, abbastanza realisticamente, sarà il gioco a valutare se avremo un’affinità maggiore con la mente di Vee o il cuore di Neese. Tuttavia, quando questo accadrà, saremo troppo impegnati a goderci la spettacolare sequenza finale per poterci lamentare.

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A questo contribuiscono molto anche il doppiaggio e la colonna sonora, il primo mettendo sul campo degli antagonisti che, anche solo dal timbro vocale, svelano molto del proprio personaggio, il secondo con un accompagnamento d’eccellenza per le sequenze più emotivamente coinvolgenti.

Quasi come un piccolo film d’animazione, nel giro di tre ore scarse l’intera vicenda riesce a commuovere, intrattenere, e addirittura fornire un filo conduttore agli episodi visti finora, gettando solide basi per il futuro della saga.

Se questo è l’andazzo, prepariamoci a tirar fuori i fazzoletti per i due capitoli finali…

Verdetto
8.5 / 10
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Commento
Sierra ha tirato fuori l'artiglieria, mettendo in campo pallettoni narrativi di grosso calibro, pur compattati nel capitolo più breve visto sinora. Once Upon a Climb ha tutto ciò che, narrativamente parlando, è mancato sinora alla rediviva saga: caratterizzazione, coinvolgimento e, soprattutto, una direzione ben definita che non sia solo un collage di eventi per dare la "morale del giorno" alla nipote di Graham. A suo vantaggio gioca anche la natura satirica verso le favole classiche, che da sempre ha caratterizzato il brand, e che stavolta da il meglio di sé strizzando l'occhio a storie come Raperonzolo e La Regina di Ghiaccio. Purtroppo, a farne le spese è la mole di interattività e la longevità concesse dal capitolo, che presenta ben pochi enigmi rispetto ai predecessori. Il rovescio della medaglia, tuttavia, è che non solo non avremo a che fare con un backtracking insensato, ma nemmeno con meccaniche eccessivamente aliene ai canoni delle avventure grafiche. Once Upon a Climb è un capitolo estremamente lineare da questo punto di vista, ma è comunque in grado di offrire una buona rigiocabilità (almeno per una seconda passata), e punta decisamente molto più sulla qualità dei suoi puzzle che sulla quantità. Visti i risultati, ci sentiamo vivamente di consigliare questa rotta a Sierra, che dopo alcuni aggiustamenti di tiro sembra finalmente aver trovato la propria dimensione e giusto equilibrio in un validissimo capitolo centrale.
Pro e Contro
Narrativa coinvolgente e mai banale
Caratterizzazione ottimale
Pochi enigmi ma buoni

x Oggettivamente breve
x Qualche glitch nella sincronia del doppiaggio
x Un enigma particolarmente insensato

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