Tralasciando gli aspetti puramente tecnici come la maggiore potenza di calcolo o la qualità superiore del display della console, la differenza che più saltò all’occhio alla presentazione di Playstation Vita (ovviamente rispetto alla “genitrice” PSP) fu senza dubbio la presenza del secondo analogico. Con l’inserimento della levetta aggiuntiva si andava a colmare, quantomeno sulla carta, una delle lacune più fastidiose dal punto di vista dei controlli della vecchia portatile Sony, che aveva letteralmente castrato l’esperienza di gioco di brand del calibro di Metal Gear Solid (con Peace Walker), Splinter Cell (nella sua incarnazione Essentials) e più in generale afflitto praticamente tutti gli sparatutto in prima e terza persona. Sulla nuova console il problema è andato ironicamente ribaltandosi, spostando questo difetto sul fronte software, data la mancanza di shooter e più in generale di giochi in grado di imporsi sul mercato. Il compito di smuovere le acque è affidato a Guerrilla Cambridge (gli ex Cambridge Studio che forse ricorderete per la serie Medievil) e al loro Killzone Mercenary, spin-off di una delle più importanti proprietà intellettuali targate Sony. Ci saranno riusciti?
All’interno della timeline della serie Killzone Mercenary si colloca subito dopo gli avvenimenti del primo capitolo della saga, uscito sull’ormai vetusta Playstation 2. Protagonista della storia è Arran Danner, precedentemente soldato dell’UCN (United Colonial Nations) e adesso “cane da guerra” a servizio del miglior offerente. Ad Arran vengono inizialmente affidate dalla ISA (Interplanetary Strategic Alliance) missioni ad alto rischio e ad elevato compenso, ma come in ogni storia di mercenari che si rispetti non mancheranno tradimenti, qualche intrigo e voltate di gabbana verso il fronte avversario, che permetteranno al giocatore di combattere per la prima volta all’interno della saga fianco a fianco con gli Helghast. La scelta di un personaggio esterno ai due storici schieramenti coinvolti nelle vicende permetterà di approfondire alcuni dei retroscena del secondo capitolo della serie ed osservarli sotto una luce neutrale, che arriverà a mettere a nudo il marcio che si nasconde tra le linee della ISA, tradizionalmente lo schieramento dei “buoni”, e a mostrare di contro uno spaccato più “umanizzato” della società di Helghan. Purtroppo però il potenziale di questa trovata va a scontrarsi di prepotenza con la durata della campagna, unico grosso difetto della produzione, che non permette ai temi e alle buone idee che vengono incontrati durante lo svolgimento degli eventi di trovare abbastanza spazio durante le quattro ore circa necessarie per portare al termine le nove missioni della storia. A “mettere una pezza” a questa lacuna intervengono fortunatamente due aspetti quali la presenza di collezionabili (sei documenti di intelligence da raccogliere per ogni livello, sorprendendo alle spalle gli ufficiali nemici o hackerando dei terminali tramite un minigioco in forma di puzzle) e l’introduzione di tre tipologie di contratto per ognuna missione, che permettono di rigiocare queste sezioni con l’aggiunta di obbiettivi secondari. Altra sorpresa gradita della campagna è la possibilità di scegliere con quale equipaggiamento scendere in battaglia (a differenza di altri titoli del genere che assegnano la dotazione delle armi in modo statico in base alla missione), che combinata alla possibilità di modificare la scelta fatta in appositi punti di ogni area allontana la sensazione di ripetitività e sopperisce ulteriormente all’esiguo numero di missioni presenti.
Dal punto di vista dei controlli, giocando al prodotto di Guerrilla Cambridge traspare tutta la cura che gli sviluppatori hanno messo in questo aspetto: In Killzone Mercenary si amalgamano con cognizione di causa i tradizionali controlli fisici con le nuove possibilità permesse dal touchscreen e dal touchpad posteriore della console, che vengono proposte in modo da affiancare i tasti (ove possibile) piuttosto che a sostituirli. Le levette sinistra e destra controllano rispettivamente movimento e mira, i dorsali assolvono le loro ormai standardizzate funzioni di mira e fuoco, mentre la ricarica viene affidata al tasto quadrato ed il salto ad X. Il touchpad viene chiamato in causa quando è richiesto lo scatto, possibile oltre che tramite al tasto cerchio (utilizzato anche per accovacciarsi) facendo doppio tap sul retro della console, mentre il “davanti” di Playstation Vita viene sfruttato per i comandi di azione (richiamabili anche con il tasto triangolo) o per continuare un corpo a corpo: dopo aver appunto avviato un attacco di questo tipo con i tasti o toccando l’icona a schermo viene infatti richiesto di tracciare con le dita delle linee seguendo una freccia, seguendo il movimento che poi Arran andrà a realizzare. Il touchscreen è inoltre utilizzato per l’attivazione dei VAN-Guard, dispositivi high tech che integrano l’arsenale a disposizione del nostro mercenario con i più vari strumenti (spaziando da droni stealth telecomandati a sentinelle in grado di rilevare i nemici). Il risultato finale è insomma decisamente riuscito e forma con la rigiocabilità della modalità campagna (e ovviamente anche con il multiplayer) una combinazione in grado di regalare al giocatore tante soddisfazioni e soprattutto tanto divertimento.
L’altro piatto forte dell’offerta ludica confezionata in Killzone Mercenary è la modalità multigiocatore, che qui propone tre modalità diverse: Mercenario (il classico deathmach tutti contro tutti), il deathmach a squadre qui denominato Guerrilla e la Zona di Guerra, la modalità a squadre marchio di fabbrica della serie in cui ogni fazione deve portare a termine degli obbiettivi specifici (ad esempio uccidere gli avversari oppure interrogare i soldati nemici sorprendendoli alle spalle). Le meccaniche di gioco rimangono fondamentalmente le stesse della modalità offline, con il Mercato Nero che permette di acquistare armi e potenziamenti (potendo spendere anche i punti accumulati giocando la campagna da soli, o utilizzare l’equipaggiamento già sbloccato durante questa) e di personalizzare le classi e i VAN-Guard ad assolvere la funzione di ricompense per le uccisioni. L’aspetto caratteristico di questa incarnazione portatile del multiplayer online della serie è dato dalle carte prodezza: ad ogni avvio del gioco viene assegnata a ciascun giocatore una carta da poker il cui valore dipende dai punteggi ottenuti online nelle ultime ventiquattro ore (il due rappresenta il punteggio più basso e l’asso il massimo, mentre il seme dipende dalle armi utilizzate). Uccidendo qualcuno durante la partita questo si lascerà dietro la sua carta personale, che può essere raccolta (non necessariamente da chi ha eseguito l’uccisione) ed aggiunta al proprio mazzo, ricevendo punti extra qualora si raccolgano quattro carte dello stesso tipo ma di seme diverso o si completi il mazzo.
Parlando della vesta grafica con cui è presentato il titolo non si può usare un aggettivo diverso da “impressionante”: Killzone Mercenary non ha nulla da invidiare a nessun altro titolo fino ad ora uscito su Playstation Vita, e ben poco da invidiare ad un gioco per home console. Le texture appaiono decisamente dettagliate ed il motore grafico è capace di risposte realistiche e convincenti per quanto riguarda gli effetti di luce e le esplosioni. Ad una splendida resa visiva va poi aggiunta un accompagnamento sonoro puntuale e sempre sincronizzato con quanto succede sullo schermo, oltre ad un doppiaggio in italiano senza dubbio curato. L’unico neo dal punto di vista tecnico è qualche calo di framerate che occasionalmente fa sentire la sua presenza, ma in ogni caso nulla che non rientri ampiamente nel tollerabile.
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