Bandai Namco è ormai famosa per aver portato in occidente i videogiochi basati sui più famosi manga giapponesi, dai più mainstream come One Piece, Dragon Ball e Naruto a quelli dedicati solo ai fan quali Bleach o Gundam.
JoJo’s Bizarre Adventure: All Star Battle (da ora solo All Star Battle n.d.Guido) fa parte di questo secondo gruppo: sviluppato da CyberConnect2, artefice dei titoli annuali dedicati a Naruto, il titolo basato sul manga di Hirohiko Araki ha fatto incetta di consensi in terra natale, tanto da convincere Bandai Namco ad esportarlo all’estero, sebbene l’Anime di JoJo non venga trasmesso continuamente e a ripetizione sui nostri canali.
Un prodotto solo per i fan della serie o adatto a tutti?
Quello a cui Hirohiko Araki diede vita nel 1987 (pubblicato dal 1993 in Italia) fu uno Shonen ricco di azione che narra le vicende della famiglia Joestar.
Dividendo la propria opera in serie (siamo giunti all’ottava: Jojolion) Araki si concentra su otto diversi membri della dinastia Joestar, raccontando le bizzarre avventure di ognuno di essi, e riproponendo i personaggi di ogni saga (laddove sopravvissuti) nelle successive.
Ogni protagonista ottiene, per un motivo o per l’altro, il soprannome JoJo, composto da parte del nome e del cognome, e volente o nolente sarà destinato a combattere per raggiungere i propri obiettivi o per salvare i propri cari.
La bellezza del manga di Araki non sta solo nell’estrema caratterizzazione dei personaggi, noti ai più per le improbabili pose tamarre che assumono durante i combattimenti, ma nel collegare tutti gli avvenimenti dei Joestar tra loro, pur attraversando diversi periodi storici e temporali.
Per celebrare il venticinquesimo anniversario de “Le Bizzarre Avventure di JoJo”, CyberConnect 2 ha sviluppato un nuovo picchiaduro, che va a coprire tutti i capitoli della saga attraverso una sequenza di scontri che catapulteranno il giocatore nel pazzo mondo di Araki.
Nella Modalità Storia, infatti, troverete i primi sette capitoli delle avventure dei Joestar, ed una volta completati, si sbloccherà Jojolion che, per ovvi motivi, essendo ancora in corso di pubblicazione in madre patria, proporrà una storia alternativa a quella del manga, offrendo una serie di scontri tra Josuke (il protagonista) ed i suoi antenati.
Ogni serie è divisa in episodi, composti da scontri 1VS1 che ripercorrono i duelli più famosi del manga: purtroppo alcune saghe come Vento Aureo e Stone Ocean, sono ridotte a pochissime battaglie, saltando a piedi pari momenti fondamentali della serie.
Un’altra pecca di questa modalità Storia è sicuramente l‘assenza di qualsivoglia tipo di filmati. Ad introdurre gli scontri troveremo dei testi su sfondo fisso, oltre alle classiche catch-phrase tipiche di ogni picchiaduro che si rispetti, che fanno da apripista ai combattimenti. L’unico filmato vero e proprio resta il video d’apertura del titolo.
Scelta triste quella di CyberConnect2, anche perché, visti i precedenti lavori sulla serie Ninja Storm dedicata a Naruto, ricchi di filmati in CGI , un fan di JoJo può solo mangiarsi le mani per l’occasione persa di vedere riportate su schermo le vicende dei propri eroi.
Quello che manca nella trama, viene fortunatamente compensato dai combattimenti, e dalle tecniche dei trentadue personaggi disponibili (più altri nove che verranno rilasciati come DLC), fedeli al fumetto in ogni frame e soprattutto capaci di interagire in maniere particolari nel caso i personaggi dovessero trovarsi in determinate zone o contro avversari specifici.
Rivivere su schermo la scena Clou di Stardust Crusaders, durante lo scontro tra Dio Brando e Jotaro, fermando il tempo con quest’ultimo durante la mossa finale del nemico, riporta su schermo le esatte vignette di Araki e fa andare in brodo di giuggiole qualsiasi fan dell’opera.
I trentadue protagonisti si dividono in cinque stili diversi, ognuno coi propri vantaggi e svantaggi: abbiamo i lottatori che sfruttano l’Energia Concentrica per rafforza i propri colpi e il respiro di Hamon che gli consente di ricaricare la propria barra speciale, il Vampirismo, che assorbe energia vitale dagli avversari e ristabilire sezioni di vita, i Mode, che possono usare l’energia degli uomini pilastro per incrementare il danno inflitto, gli utilizzatori di Stand, che evocano entità spirituali dagli effetti più stravaganti ed infine i due combattenti a Cavallo, che, come si intuisce , combatteranno in sella al loro fido destriero.
Ad un primo impatto i guerrieri Stand sembrano i più avvantaggiati rispetto agli altri, ma dopo aver acquisito una discreta padronanza degli altri stili tutti i trentadue combattenti risultano piuttosto equilibrati tra di loro (eccezion fatta per alcune mosse o trasformazioni che però vengono compensate da una lunga sequenza di azioni per essere eseguite).
Oltre a questa divisione generale, ogni lottatore ha le sue qualità uniche: Giorno Giovanna, ad esempio, può utilizzare il potere della Freccia (una volta raccolta abbastanza energia) e trasformare il proprio Stand, Gold Experience (Gold Wind nella versione occidentale) nella sua forma Requiem, incrementando di molto i danni inflitti agli avversari.
Le qualità dei lottatori non derivano solo dalle mosse finali (definite GHA, Great Heart Attack) ma anche da semplici Contrattacchi, come nel caso di Joseph Joestar, che prevedendo quello che l’avversario sta per dire, può sottrargli energia per le mosse, e aggiungerla alla propria riserva.
Queste variazioni tra ogni personaggio lasciano al giocatore il piacere della scoperta e la voglia di testarli tutti anche solo per vedere le mosse speciali di ogni combattente.
Il fulcro di ogni picchiaduro che si rispetti sono da sempre le combo, e All Star Battle non fa differenza, sebbene non sia tecnico come alcuni pilastri del genere e sia adatto anche ad un pubblico non appassionato di giochi di lotta.
Quadrato è il tasto che darà il via ad ogni sequenza di combo; se premuto più volte quando la barra HH in basso allo schermo è piena, permetterà al personaggio di attivare l’Heart Heat Attack, mossa speciale di primo livello e di media potenza, con cui concludere le proprie combinazioni, mentre una volta raggiunto il livello 2, o il massimo, basterà premere L1 per attivare la GHA, la mossa più potente nel curriculum del combattente. È giusto precisare che questo non è valido per tutti i personaggi: alcuni come Polnareff (Eiffel nella nostra edizione) o Diavolo, richiedono una deteminata sequenza di tasti o un attacco da parte del nemico per attivare le proprie mosse HHA e GHA.
Triangolo e Cerchio invece aumentano il danno inflitto dalla mossa con quadrato, ma non permettono di dare il via a combo se premuti per primi; con R1 si attiverà invece lo stile del combattente ( di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente).
Se ovviamente le animazioni delle mosse sono diverse da un eroe all’altro, le combo per eseguirle sono pressapoco le stesse per tutti e trentadue i personaggi, e vanno da una mezzaluna + pulsante d’attacco, ad una rapida pressione del tasto giù + pulsante d’attacco.
Sta dunque nuovamente al giocatore scegliere quelle che preferisce ed imparare ad usarle col giusto tempismo per infrangere le difese avversarie e concatenare i molteplici colpi.
Oltre alla modalità Storia, All Star Battle propone diverse modalità con cui impiegare il proprio tempo.
Diversamente dall’edizione originale, la versione occidentale di All Star Battle offre una Modalità Arcade, in tre difficoltà diverse, in cui il giocatore può affrontare otto scontri in successione, col personaggio che preferisce, ed ottenere una valutazione relativa alla propria performance.
Oltre alla valutazione, si otterranno monete d’oro da spendere nel negozio del titolo, per acquistare bozzetti, curiosità, voci e musiche per la Galleria che, una volta completata, sarà un’enciclopedia quasi completa dell’opera di Araki.
Immancabile la modalità Allenamento dove si potranno affinare le proprie tecniche sia in singolo che in compagnia, e la modalità Versus, dove si potrà scegliere il proprio avversario (che sia la CPU, un amico in visita o online) ed affrontarlo su una delle dodici arene del titolo in match classici, purtroppo non personalizzabili se non nelle musiche (si possono caricare brani dall’HD di PS3) e nella barra della vita del giocatore.
Bisogna inoltre spendere qualche parola anche per le arene interattive: ognuno dei dodici “ring”, infatti, ha dei pericoli attivabili scagliando l’avversario in determinate zone.
Il manga di Araki è ricco di ambientazioni, ed i fan potrebbero storcere un po’ il naso per i luoghi scelti da CyberConnect2. Fortunatamente gli sviluppatori hanno aggiunto un finale drammatico ad ognuna delle arene, che richiama una scena della saga e strizza l’occhio ai lettori (ad esempio scagliando un Vampiro nel finale Drammatico della Magione di Dio, questo si dissolverà in polvere al sole).
Purtroppo in fase di recensione non possiamo affrontare la Modalità Campagna, sezione online del gioco che permette di sbloccare nuovi costumi ed affrontare i fantasmi degli altri giocatori: quest’ultima sarà disponibile gratuitamente sul PSN dal 25 Aprile.
Il comparto visivo è, come già detto, eccezionale. Grazie al cel shading ben definito, alle onomatopee che appariranno dopo ogni colpo o passo, al doppiaggio originale giapponese (non solo dei trentadue protagonisti, ma anche dei personaggi di contorno presenti tra un menù e l’altro), All Star Battle è una vera gioia per i fan dell’opera di Araki, che vedono i propri personaggi prendere vita per la prima volta in tre dimensioni (ricordiamo Jojo’s Bizarre Adventure, il picchiaduro 2D Arcade dedicato a JoJo uscito nel 1998 e riproposto su PS1, Dreamcast, Ps3 e Xbox 360 negli anni a seguire).
Purtroppo la versione occidentale ha un difetto colossale che la copia giapponese non presenta: la traduzione italiana.
La maggior parte dei protagonisti si sono infatti visti sottrarre il proprio nome, cambiato per rispettare diritti d’autore. Ogni fan di Araki sa bene che il creatore di JoJo è un amante della musica e che nel corso degli anni ha infilato un sacco di citazioni nei nomi dei protagonisti e degli Stand, così il già citato Polnareff diventa Eiffel, Sticky Fingers diventa ZipperMan, e J.Lo diventa Gyro, ed il giocatore, amante dell’universo jojesco, viene purtroppo trasportato di peso davanti ad un cambio di nomi degno della Mediaset dei tempi d’oro.
Se da un lato troviamo un adattamento dei nomi su cui si può chiudere un occhio, dall’altro vi è un adattamento dei dialoghi al limite dell’assurdo, con errori grammaticali da far accapponare la pelle: inconcepibile, ad esempio, come il plurale di Stand possa divenire Standi.
Questi strafalcioni, uniti a frasi tipiche cambiate che un novizio della serie non potrà cogliere (ad esempio Joseph nel manga non beve birra ma Cola), o al fatto che alcuni protagonisti con lo stesso nome si siano beccati un 4 ed un 8 dietro lo stesso per essere distinti, sebbene siano completamente diversi sia per aspetto che per poteri, distruggono uno dei principali scopi del gioco: far contenti i fan delle avventure scritte da Araki.
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