Quando sei un programmatore sottopagato, probabilmente con nessuna passione per il videogioco.
Ricordate l’epoca d’oro di
Temple Run e
Jetpack Joyride? Qualcuno di voi dirà “
Madonna, cos’hai ri-cicciato fuori“, e avrebbero ragione: sembra un’epoca fa, perché da allora è passata poco meno di qualche era geologica.
Eppure, quei due titoli appena citati hanno un merito enorme:
l’aver portato gli endless runner su mobile, un piccolo sottogenere arcade che, da allora, ha visto mille declinazioni diverse – in parte derivate dagli amati Flash Game che tanto ci piaceva giocare vent’anni fa. E sì, abbiamo
ri-cicciato fuori un altro pezzo dimenticabile del vostro passato. Prego.
Chiunque abbia una passione per i videogiochi – e abbia posseduto uno smartphone per almeno gli ultimi tre anni – dovrebbe aver provato, sperimentato e testato una miriade di
endless runner, ma tutti, prima o poi, finiamo a scontrarci contro
Geometry Dash. Un titolo difficile, punitivo, fortemente legato ai riflessi del giocatore e con una meravigliosa idea di fondo: unire la progressione nel livello all’avanzamento di un brano di musica elettronica.
Per sfruttare una moda che va tanto per la maggiore, ultimamente, si potrebbe dire che “
Geometry Dash è il Dark Souls degli endless runner” (qui si scherza, per carità).
E
Joe Jump: Impossible Quest, invece, ne è il
The Surge.
“Someone kill the DJ”
A onor del vero, nonostante i suoi evidenti problemi,
The Surge sapeva anche essere divertente; Joe Jump, semplicemente, no. La prima sensazione, una volta avviato il gioco, è quella di trovarsi di fronte a un titolo fabbricato con il minimo impegno, con una passione inesistente e con una cura praticamente insignificante per il prodotto finale:
Impossible Quest è un endless runner orizzontale in due dimensioni, che ci mette “nei panni” di un tagliaboschi (apparentemente di nome “Joe”) in una corsa infinita su pianure e boschi in pixel-art. Se la grafica complessiva e la composizione blocchettosa ricordano un po’
Terraria, possiamo dire con leggerezza che le similitudini tra i due finiscono lì:
Joe Jump potrà soltanto saltare e lanciare un numero infinito di asce da taglialegna, quest’ultime nel tentativo di distruggere gli ostacoli di legno fragile che si porranno tra noi e la fine del livello. E non sarà neanche divertente farlo.
I problemi, banalmente, ci sono già a partire dal character-design. Peggio ancora, dal menù principale: una stramba composizione grafica, anonima e senz’anima, con un lens-flare evidentemente preso di peso da Photoshop e posizionato in alto a sinistra, forse a simboleggiare il sole. Joe stesso, poi, è un tagliaboschi tanto buffo quanto brutto, con capelli rossi e barba biondissima (???), e una strana attitudine a fare versi inquietantemente fastidiosi ogni volta che morirà (e succederà molte volte). La cosa peggiore è che i versi (spesso strane forme di peti o rutti) sono
evidentemente eseguiti in maniera fittizia dalla bocca del suo doppiatore, che speriamo sia stato almeno pagato per ricoprire una parte così insignificante. Alla centesima pernacchia di fila, l’istinto è semplicemente quello di disinstallare il gioco – e la musica di sottofondo, estremamente ripetitiva e del tutto insufficiente, non aiuta di certo.
Siamo ben lontani dalla bellezza tecnica e sonora di Geometry Dash:
Joe Jump ha semplicemente una traccia sonora per tutti i livelli, che non si interrompe in caso di morte, e che viene spezzata di volta in volta dalle pernacchie del protagonista.
“Shoot the f***in’ lumberjack”
Anche sul lato gameplay,
Joe Jump è tutto meno che sufficiente. Essendo sostanzialmente un gioco free con licenza premium, non sarà raro ritrovarsi di fronte a un annuncio pubblicitario (anche piuttosto lungo) ogni
tot numero di morti, ma l’aspetto – forse – più fastidioso risiede nell’impossibilità di riprendere un livello da un checkpoint superato
a meno di sorbirsi un video pubblicitario, spesso neanche così corto. Checkpoint che, in ogni caso, sono ampiamente presenti nei primi due livelli, per poi ridursi semplicemente a un punto a metà percorso dal terzo livello in poi.
Il che non sarebbe un problema, se la sfida fosse calibrata in modo uniforme in tutti i livelli; com’è facile intuire, invece,
dal terzo livello in poi i checkpoint sono piazzati esattamente a metà percorso, senza la minima cura di cosa ci sia prima e cosa dopo, e senza il minimo studio della posizione. Evidentemente una scorciatoia adottata dagli sviluppatori: molto più semplice piazzare un checkpoint nello stesso punto di ogni livello, che studiare i punti migliori a tavolino.
Di nuovo, ci sentiamo costretti a citare
Geometry Dash: nonostante
Joe Jump ne adotti la politica del
Trial & Error, il risultato è tutt’altro che analogo e altrettanto efficiente. Manca la tensione (data dalla musica, nel primo caso), manca il coinvolgimento, manca un qualunque motivo per andare avanti:
il senso di progressione è del tutto assente, dal momento che completare un livello non fa altro che sbloccare il successivo, e non c’è realmente alcun motivo per giocare Joe Jump se non avere una costante sfida ai propri riflessi. Qualcosa che può funzionare per i primi dieci minuti, ma che viene facilmente a noia da quel momento in poi.
Come se non bastasse, la telecamera non aiuta: non è ben chiara la differenza tra “Smart Camera” e camera “Regolare” che è possibile scegliere nelle opzioni, dal momento che entrambe sembrano comportarsi nello stesso, inefficiente modo.
Joe Jump: Impossible Quest ha una gestione della telecamera penosa, che ti impedisce di vedere ciò che ti aspetta immediatamente dopo – soprattutto quando ci si sposta su vari livelli di altezza – e diventa più un ostacolo che un assistente al gameplay. E, quando l’ennesima morte a un passo dal checkpoint è data dall’ennesima inefficienza della telecamera, non resta altro da fare se non chiudere tutto e passare a qualcosa di un po’ più soddisfacente.
“Shoot the f***er down”
In breve,
sembra non esistere un reale motivo per provare Joe Jump, e sicuramente non ne esiste uno per tenerlo sul proprio dispositivo dopo averlo provato. Lo spirito della novità e il piacere della scoperta potrebbero spingervi almeno a tentare il superamento dei primi due livelli, ma la formula viene facilmente a noia molto presto, e non c’è neanche uno stimolo esterno (ricompense, potenziamenti o altro) che possa spingervi a continuare il viaggio di Joe.
Certo, finché la magia non si spezza,
Joe Jump: Impossible Quest può fornire qualche minuto di sfida e divertimento, abbastanza da impegnare un momento di noia improvvisa. Ma ci sono titoli che fanno molto meglio anche questo; e senza neanche impegnarsi così tanto.
Prendete
Bridge Constructor: Portal, per esempio, e vi ritroverete a giocare sessanta ore senza neanche rendervene conto. È questo che rende un gioco mobile degno di essere chiamato “
videogioco”; scopiazzare a destra e a sinistra senza un reale criterio, ci auguriamo, non funzionerà mai.
Verdetto
2 / 10
Wanna see my wood?
Commento
Pro e Contro
✓ Può garantire qualche minuto di sfida
x Un fratellastro di Geometry Dash (pure brutto)
x Nessun impegno generale
x Annoia dopo molto poco
x Colonna sonora fastidiosa
x Comparto artistico inesistente
#LiveTheRebellion